L'amicizia al femminile
“Dovresti scrivere qualcosa contro
questa storia della competizione tra donne: non se ne può più!”.
Ci metto solo tre anni per accogliere
la richiesta della mia amica, ma finalmente è giunto il momento. Perché, per l'ennesima volta, le
amiche mi salvano il portacoda.
Le donne si dividono in due categorie –
spannometricamente, ché ovviamente vi sono eccezioni – ma di norma
è così: da una parte le appassionate, tormentate, brillanti
volitive, dall'altra le opportuniste, anaffettive, asfittiche,
dementi gattemorte.
Queste ultime sono perverse, tirano a
usare le altre donne a loro beneficio, intortano gli uomini con un
mix di promesse/ansie/silenzi/accondiscendenze/vittimismi/assenze
(non per nulla sono pure definibili come 'fighe di legno' che la fanno vedere e non la danno) e riescono
– tra omuncoli dementi, insicuri, o sedicenti 'furbi' – a ottenere ciò
che vogliono.
Che tristezza! Che miseria d'esistenza!
Le prime invece soffrono, gioiscono,
ridono, s'appassionano, amano, si martoriano di pensieri e martoriano
insostenibilmente di pensieri il prossimo. Insostenibilmente, non v'è
nessun dubbio! E la danno.
Sono intense. Sono combattive. Sono critiche. Sono
intelligenti, ma non cattive, né egoiste. Impulsive, forse, ma anche
determinate e con un altro senso della morale e della giustizia. E
ancora, nonostante ciò, si lasciano pervadere dal dubbio – più di
quanto dovrebbero, visto il loro valore.
Chiaramente le amiche che ti salvano il
portacoda sono queste, e la sottoscritta ha la fortuna d'esserne
circondata. Anche perché – loro pari – se le è scelte con
giudizio nel tempo.
Costoro sono in grado d'essere presenti
con le parole giuste in ogni momento difficile della vita. Con
l'aggiunta non da poco che in momenti estremi – i più duri,
pesanti, ingestibili che si possano immaginare – sono la misura
perfetta della presenza e della parola per darti coraggio e farti
combattere e andare avanti nonostante tutto il terrore e la
sofferenza che stai vivendo.
Allo stesso modo, la condivisione dei
momenti positivi con loro è così intensa, diventente, leggera e
accompagnata da risate complici e di cuore – anche sui nostri
difetti, sull'impulsività, sull'assurdità, sulla pesantezza di cui
siamo parimenti portatrici – che ne fanno le alleate migliori per
non avere la sensazione di venire derubata dell'allegria: tutt'altro! Con loro l'allegria tocca vertici inusitati!
E queste stesse, infine, nella
quotidianità intervengono ridimensionando alla perfezione l'uomo che
innesca le competizioni tra te e la gattamorta di turno: perché la
competizione c'è là dove c'è un tapino, forse intelligente, forse
stupido, ma sempre vigliacco e pigro, che innesca la competizione
gattemorte-gattemorte o gattemorte-volitive.
Ché nel primo caso noi volitive si
guarda e si ride, lasciandole vivere/morire alla deriva dove loro
stesse si collocano e dove è giusto che stiano – fuori
dall'esistenza vera, in un mesto, autoreferenziale, patetico,
insulso, insipido, insapido, inutile sopravvivere – ma nel secondo
noi ci si mette sempre un po' a elaborare soluzioni (troppo amore,
troppa considerazione dell'altro piuttosto che di sé!).
Di fatto - si sa - la maggior parte degli
uomini (per fortuna non tutti) non appartiene alla specie homo,
manco alla vir, bensì alla pigrus ignavus, per cui
quando tal esponente della specie vede la potenzialità di due donne
in competizione per le sue cure e le sue attenzioni, egli ne gode
(povero demente!) e si schiera sempre dalla parte di quella che
comporta la minor fatica: la gattamorta. Salvo poi farsi un mazzo
così per rientrare nelle grazie della volitiva (sempre, beninteso,
tirando comunque a tenerla sotto controllo). La quale, essendo di buon cuore (perché
chi vive in maniera appassionata e sincera, ovvero 'umana' è quasi
sempre pure di buon cuore) lo perdona, lo cura e piuttosto di veder
soffrire lui ne soffre lei.
E qui, per fortuna, giungono in aiuto
le amiche, che per prima cosa non lesinano critiche a costui - dal momento che, essendo esterne al coinvolgimento sentimentale, lo vedono in tutta l'assenza di quell'aura di perfezione con cui lo concepisce la volitiva vittima - e a te che sei partita per la tangente per un poveretto, quindi ti accompagneranno affettuosamente per tutto il tempo della sofferenza in cui tu lo frequenterai, infine ti recupereranno alla grande mettendo in risalto
tutta la tapinaggine del lui in questione, per cui alla fine questi
ne risulterà oggettivamente un tal miserabile che quasi c'è da
vergognarsi ad averlo considerato (e non mi si dica che vi possono
essere diversi sistemi di pensiero e tutti hanno pari valore: se hai
scelto un'esistenza da vigliacco in compagnia d'una povera demente è
giusto che tu viva e finisca la tua esistenza da fallito, e non che
tu t'appelli al buon cuore e alla pietà della volitiva appassionata
e impegnativa che hai rifiutato).
Ma ciò alle povere, dementi, furbe, gattemorte non capita? No, non capita. A queste l'amore, il rispetto, la cura reciproca, il vivere felici
insieme semplicemente non interessa: dal loro punto di vista tutte
queste cose non sono elementi importanti in una relazione (!). L'obiettivo, nel loro caso, è un altro: circuire l'omino di turno per poi venire mantenute, con case intestate, con aiuti di ogni tipo per la loro 'carriera' (anche perché da sole non sanno manco disegnare una O con un imbuto), con il riconoscimento sociale d'essere 'accoppiate' e non single (che nei loro discorsi/pensieri equivale a essere 'puttane' prive di quasivoglia valore) e via dicendo: quindi giammai protesterebbero per il fatto di ritrovarsi un paio di corna sulla testolina perché i loro uomo è andato a cercare altrove quell'affettività e quel calore che loro non gli danno. A meno che non possano guadagnare ancora di più da un divorzio, nel caso il tapino abbia pure fatto l'errore di sposarle.
Per cui non hanno neanche amiche, e - quando per poco tempo ed errore altrui ne hanno - la loro tendenza alla competizione per ottenere questi benefit dal primo bipede di sesso maschile che passi nella zona apre guerre atroci, con violenze d'ogni genere contro le concorrenti e comportamenti che vanno dalla diffamazione dietro le spalle ai peggiori epiteti sessisti anche in persona (d'altronde le volitive fanno l'amore, ergo si può sfruttare la pochezza del pensiero comune di basso livello per farle passare certamente per meretrici).
Che tristezza! Che miseria!
Anni orsono un'altra mia amica mi
segnalò una ricerca di una qualche università americana (sempre
loro...) in cui era stato verificato che la quantità di serotonina
che si produce nel corpo d'una donna in compagnia di vere amiche è
pari a quella che si vive nell'orgasmo durante l'amplesso.
Posso testimoniare in prima persona la
veridicità di tal ipotesi, ma con una aggiunta: la prima dura –
nelle ore, nei giorni, nel tempo – la seconda, invece, quasi sempre
finisce in quello stesso istante in cui sei venuta.
Per cui, il giorno dopo, chiami le
amiche, e ridi con loro di te stessa davanti a un buon bicchiere di
vino ;-)
Perché le donne volitive RIDONO! E di cuore!
Commenti
Quanto a me, sono gattaro, i gatti (e le gatte) mi piacciono vivi.
Non a caso ho scritto un racconto che proprio si intitolava La gattaviva!!!