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L'amicizia al femminile

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“Dovresti scrivere qualcosa contro questa storia della competizione tra donne: non se ne può più!”. Ci metto solo tre anni per accogliere la richiesta della mia amica, ma finalmente è giunto il momento. Perché, per l'ennesima volta, le amiche mi salvano il portacoda. Le donne si dividono in due categorie – spannometricamente, ché ovviamente vi sono eccezioni – ma di norma è così: da una parte le appassionate, tormentate, brillanti volitive, dall'altra le opportuniste, anaffettive, asfittiche, dementi gattemorte. Queste ultime sono perverse, tirano a usare le altre donne a loro beneficio, intortano gli uomini con un mix di promesse/ansie/silenzi/accondiscendenze/vittimismi/assenze (non per nulla sono pure definibili come 'fighe di legno' che la fanno vedere e non la danno) e riescono – tra omuncoli dementi, insicuri, o sedicenti 'furbi' – a ottenere ciò che vogliono. Che tristezza! Che miseria d'esistenza! Le prime invece soffrono, gioiscono...

Quando sarò vecchia :-)

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Indosserò vestito viola e cappello rosso , andrò avanti e indietro col girello urlando "Iggy!!", "Iggy Pooooop!!!" , mi farò un disordinatissimo rifugio con coperte e tovaglia sotto i mobili dove prenderò tè e pasticcini con le amiche. E avrò un grande sorriso in viso, sempre, e malgrado tutto! :-))) 

Cambiare il mondo senza prendere il Potere

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Prende il nickname da Aurora Leigh la mia carissima amica che oggi inaugura il proprio blog dal titolo quanto mai affascinante: " Cambiare il mondo senza prendere il Potere ". Il post di apertura - a mio avviso - la dice già lunga non solo sulle ragioni per le quali ha deciso di occupare uno spazio virtuale con la sua presenza concreta, ma anche sul respiro e la prospettiva con i quali scrive, comunica, sta in relazione con gli altri. Già mia fonte di ispirazione e positività quotidiana, consiglio anche a voi di seguirla, commentarla, conversare con lei come fate con me. Ne vale decisamente la pena, vi assicuro! ;-)

La boccetta di veleno [racconto]

“Ciao! Hai lavorato stamattina?” – mi chiede Ji Mei, per nulla sorpresa di incontrarmi. La giornata è stupenda: pur essendo solo l’inizio di giugno, il sole caldo del mezzogiorno e l’afa che l’accompagna danno la sensazione che sia agosto. “Sì, per oggi ho finito. E tu?”. Nel dehor di un bar nella piazza principale di Lucca, la mia amica sta bevendo un the. “Per oggi ho finito anch’io. Hai voglia di accompagnarmi a comprare dei CD?”. “C’è un negozio qui vicino che ha cose strane, cosa vuoi prendere?” – le chiedo. “Non so… tipo rock?” – risponde. Ormai ci sono abituata: per lei ogni cosa che descrive è sempre ‘tipo’ qualcosa. Così l’accompagno, familiare alla sua abitudine di comprare tutto a manciate – libri, DVD, CD acquistati in blocco, senza conoscerne il contenuto. I negozi stanno chiudendo e la città sta velocemente diventando deserta. “Si dovrebbe andare al mare” – dice Ji Mei. “Perché no?”. Tanto sto vagando senza programmi né meta. Cominciamo a cambiarci sul treno che da Lucca...