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Visualizzazione dei post con l'etichetta comunità

Rapporti liberi e potenti (e ancora umani, profondamente umani)

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Io ho visto che nel tempo, e soprattutto in questi ultimi anni, gli uomini che ho frequentato - persone dotate di un'intelligenza almeno pari alla loro 'inquietudine' - temono tutti la medesima cosa e la risolvono tutti allo stesso modo pagandone tutti le stesse conseguenze. In pratica, funziona così: costoro sono intelligenti, appassionati di vita, e alla ricerca di tempi e modi per esprimere, realizzare, rendere visibile, e anche condividere con altre persone, ciò che la loro mente elabora (una teoria filosofica, una produzione manuale concreta, un qualche evento che sentono come molto importante). Ciò dà loro molto piacere - ovviamente - sia per narcisismo ("guarda come sono in gamba in ciò che faccio!") sia per la sensazione di una (temporanea) pacificazione calda, potente, momentaneamente risolutiva di quell'assenza di senso della vita che inquieta loro come inquieta tutti gli esseri umani. Insomma, il piacere di vedere risposte parziali che però nel...

Narrative contro-egemoniche

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Così chiesi al vecchio: "Allora noi - ricercatori sociali, intellettuali, attivisti culturali o politici - cosa dobbiamo fare? Qual è il nostro ruolo?". E lui rispose: " Cogliere le narrative contro-egenomiche man mano che le vediamo, interpretarle e rilanciarle, facendo loro eco ". Eccola lì, la soluzione che in un istante sintetizzava la scelta del fare certi tipi di ricerca sul nostro essere umani, il nostro senso nello stare al mondo, e la nostra relazione con ciò che ci circonda - nella breve durata delle nostre esistenze. Ché poi le narrative contro-egemoniche (termine apparentemente pomposetto, ma in realtà puntuale per definire un intero discorso) sono semplicemente le storie delle persone comuni che con le loro scelte, il loro modo di vedersi, desiderare, agire e raccontarsi si oppongono quotidianamente alle decisioni che vengono loro imposte dall'alto, da chi le tira a comandare e schiavizzare per i propri fini, e vivono nonostan...

Charles Fourier: passioni, piacere e falansteri

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Più ci penso, più ne parlo e confronto la mia vita con quella dei miei amici, e più mi rendo conto che stiamo in qualche modo articolando le nostre diverse soluzioni di sopravvivenza all'interno del macro modello di Fourier - che in età adolescenziale ci sembrava un'utopia distante anni-luce dalla realtà. Oggi, invece, mi appare sempre più come l'unica speranza che ci permetterebbe non solo di sopravvivere, ma anche di vivere - non sprecando l'unica occasione che abbiamo di farlo. François Marie Charles Fourier (Besançon, 7 aprile 1772 – Parigi, 10 ottobre 1837) è stato un filosofo francese, le cui radici del pensiero sono da ricercarsi nell'Illuminismo e in particolare in Jean-Jacques Rousseau - soprattutto nel considerare la parità tra uomo e donna e nel nuovo metodo pedagogico, che dovrebbe favorire lo sviluppo libero e creativo dei bambini tramite la scoperta dei loro istinti individuali. Premesse Fourier pensava che lo sviluppo dell'uma...

Exarchia: ci trasferiamo lì? :-)

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Exarchia (in greco: Εξάρχεια ) è il nome di un quartiere del centro di Atene in cui si trova il celebre Politecnico Universitario. Il quartiere è però divenuto conosciuto nel mondo per via della grandissima presenza di militanti di sinistra, in particolare di anarchici e anarchiche, che ne hanno fatto una sorta di zona franca libera dalle influenze autoritarie dello Stato. Almeno una quindicina di gruppi sono presenti; il più antico è il Nosotros , dotato anche di un proprio centro sociale nel quale si svolgono animate discussioni, assemblee ed esperienze di autogestione. Exarchia è anche una zona d'intensa attività libertaria, artistica e sociale che le autorità vorrebbero controllare o addirittura reprimere; numerosi sono i café , le piccole case editrici, le librerie, e poi ancora drogherie, bazars, seminari vari, piccole attività artigianali, associazioni varie, ecc. Spesso la piazza centrale ospita concerti e opere teatrali messe in piedi da intellettuali, mus...

Il buongiorno si vede dal mattino!

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Buongiorno a tutti/e ! Quando Minerva apre con questa formula di cortesia i suoi post, davvero pensa ad augurare una buona giornata ai propri interlocutori - una giornata che si distingua dalle altre, e sia piena, bella, unica affinché valga la pena di venire vissuta. Sin da piccola educata in una rigida formalità sabauda, ha imparato che i saluti in apertura e chiusura di un incontro o una conversazione servono per dare una 'cornice' all'interno della quale si inserisce la relazione con l'altro/a. Pertanto, quanto meglio predisponi positivamente i limiti di questa relazione - quanto migliore è la cornice - tanto più la relazione sarà potenzialmente (perché dipende poi dai contenuti e della modalità con cui si sviluppa) piacevole per gli interlocutori. Allo stesso modo, il rifiuto di stringere la mano o di salutare una persona a fine conversazione è indicativo del fatto che questa persona sia andata per noi 'oltre' l'accettabile. Togliere il ...

Non solo una comunità di viaggiatori

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Oggi vi parlo di CouchSurfing (ma potreste anche considerare le realtà analoghe di HospitalityClub , BeWelcome ecc.), una comunità estesa in tutto il mondo - anche nei luoghi più inaspettati, vedi le basi in Antartide - con lo scopo di ospitare gratuitamente altri viaggiatori della comunità. L'affermazione ricorrente tra i membri è che "un estraneo è solo un amico che non hai ancora incontrato" e - nella condivisione anche di pochi giorni di convivenza sulla base della gratuità - lo diventerà, contribuendo a quel cambiamento verso un mondo migliore, un divano alla volta che è il motto alla base della stessa organizzazione. La premessa è quella del 'dono' gratuito verso persone che ancora non si conoscono, dando loro appoggio logistico o ospitalità in casa propria affinché non si sentano - come stranieri - estranei a un posto (con il relativo smarrimento e senso di inquietudine). Dono che può esprimersi nell'agire come guide informali e nella condivi...

Carità, compassione, rivoluzione

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Un testo di antropologia che lessi molti anni orsono si intitolava La società contro lo stato . L'autore, Pierre Clastres, ivi argomentava che fosse possibile vivere senza un'organizzazione statale, riportando l'esempio di alcune popolazioni amerindiane prive di potere coercitivo e delle loro modalità di auto-organizzazione. Bene, da un po' di tempo non solo sto pensando sempre più che si possa vivere senza lo Stato - cosa che ho sempre creduto - ma che ci stiamo già organizzando per vivere nonostante lo Stato (dove questo è ormai contraddistinto nelle sue istituzioni e nei suoi rappresentanti da tale ipocrisia e perversione che ne auspico la definitiva implosione). Pensate agli orti urbani, al ritorno del baratto negli scambi senza moneta, ai gruppi d'acquisto solidale, alle banche del tempo - giusto per fare qualche esempio a caso. Non sono già modalità di autogestione che non passano attraverso meccanismi abituali di 'mercato', di lavoro 'sal...

Carnevale! Reazionario, ma potenzialmente rivoluzionario...

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Sono d’accordo con coloro che nei commenti al mio post precedente sulle origini del Carnevale hanno obiettato che la festa in sé è discutibile/rigettabile perché determinata dalle istituzioni di una società come ‘valvola di sfogo collettiva’ che sostanzialmente mira a confermare uno status quo attraverso un’inversione controllata dei ruoli in un periodo ben delimitato. Ma come antropologa vi propongo un’altra possibile prospettiva – che per noi funziona in questo caso come in diversi contesti extra-quotidiani (siano questi rituali, festivi, artistici, ludici in cui ci dedichiamo ai nostri interessi al di fuori del momento del lavoro) – che potrebbe portare a interpretare una situazione apparentemente unicamente ‘reazionaria’ come invero contenente in sé stimoli (seppur vaghi, da far maturare, da rendere azione) per il cambiamento della società intera. Nei contesti che ho menzionato, infatti, ciò che accade è innanzitutto che le situazioni abituali di tempo e spazio lavorativi sub...

Carnevale! Le origini della festa

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Minerva ama molto il Carnevale per diversi motivi che via via scoprirete – ragion per cui ha deciso di postare, a partire da oggi per terminare entro martedì prossimo, alcuni piccoli scritti in cui metterà in relazione il piano collettivo di celebrazione di questa festa con quello suo più personale e, se ne avrete piacere, converserà su entrambi con voi. Per prima cosa però vorrei introdurvi alle sue origini, così che abbiate una sorta di vaga “cornice”, uno sfondo di significati simbolici e rituali, in cui questa festa si inserisce. Il Carnevale ha in realtà origini che si perdono nella notte dei tempi, ed è difficile individuare con certezza la situazione culturale dalla quale nasce. Ciononostante un paio di elementi sembrano ricorrere e confluire nell’evento che conosciamo. L’ipotesi più probabile è che esso discenda nelle sue pratiche di temporaneo rovesciamento dell’ordine costituito dai Saturnali dell’antica Roma, feste in cui gli schiavi diventavano padroni e i padroni ...