A l'è la fumna ca fa l'omu!
Questo* ripeteva spesso mia nonna (questa qui e anche qui): "è la donna che fa l'uomo". Ovvero: nei rapporti tra i coniugi/partner chi rende entrambi ciò che sono è la donna.
Da un certo punto di vista ciò ha un senso: se, parlando in generale, l'uomo è dotato dalla natura di maggiore forza fisica, la donna avrà dovuto nei secoli sviluppare altre modalità di difesa (l'intelligenza, l'astuzia, la sensibilità nel cogliere i dettagli e le sfumature, la capacità di argomentare verbalmente) per garantirsi la propria sopravvivenza.
E non v'è ragione di pensare che ciò dovrebbe essere diverso quando si passa a considerare lo specifico dei rapporti di coppia.
Ma nei rapporti di coppia, per fortuna, dovrebbe venire a cadere la questione competizione/scontro-sopravvivenza e quindi, in tali casi, l'intelligenza della donna può semplicemente influire sull'uomo rendendolo idoneo al rapporto con lei e alla sopravvivenza della famiglia.
Non è questo che rende impotenti e furiosi un mare di uomini, la capacità tutta femminile di argomentare e metterli dialetticamente con le spalle al muro?
Per la medesima ragione, un uomo che s'accompagni in modo continuativo (poi si può discutere di quanto bene, seriamente, felicemente ecc.) con una donna ti fornisce - pur senza che tu conosca costei - parecchie informazioni sulla donna che gli sta accanto.
Oh, non sto parlando in termini generici: io vado proprio nello specifico. Ci sono uomini che vedi - se non pacificati (ché se sei persona sensibile e intelligente, non sarai *mai* pienamente pacificata: scordatelo) - sono almeno dolci, sereni, gioviali, riflessivi. Poi ne conosci le donne e vedi che parimenti sono persone buone, calde, acute, che non rendono le inezie drammi e che si fidano completamente del proprio uomo.
Vi sono poi uomini violenti, ignoranti, maniaci del potere e sempre, accanto, trovi loro donne inclini al sacrificio, alla non espressione di sé e delle proprie opinioni, alla tendenza a fingere che i problemi gravi siano cose di poco conto, alla paura di commettere errori e di venirne sanzionate.
E ve ne sono ancora altri allo sbando, nervosi, inquieti, malinconici, insicuri, incapaci. Che dicono cazzate. Che s'inventano ogni delirio mentale e verbale pur di giustificare la bontà della situazione in cui si trovano.
Qui i ruoli sono ribaltati - così che perfettamente interpretabili come vittime della sindrome di Stoccolma. E vi confido un segreto: non ci vuole un genio di donna per riconoscere all'istante anche questa dinamica :-D
A me, quando percepisco quest'ultima situazione accadere a miei amici, si spacca il cuore. Perché già la vita è dura, ma doversi costruire anche illusioni nei rapporti interpersonali per sopravvivere quando il mondo è pieno di persone amorevoli e disponibili ad accompagnare tutte o parte delle nostre vite mi sembra uno spreco di tempo e di energie.
"A l'è la fumna ca fa l'omu!". Questo diceva mia nonna. E poi, parlando del marito, aggiungeva "Chiel a peul nen lamentese". E io pensavo che non si potesse lamentare perché se si fosse lamentato lei glie l'avrebbe fatta pagare amaramente.
Ma poi ripenso anche alle loro vite serene pur in mille difficoltà sia economiche, sia esistenziali, ognuno libero nei propri interessi, senza scandali né squallore, e all'emozione che provavano quando, ormai settantenni, si stringevano la mano nel buio d'una sala cinematografica mentre gli attori sullo schermo si baciavano.
E penso che mia nonna abbia fatto il miracolo perché al contempo mio nonno è stato abbastanza intelligente da rendersi duttile all'intelligenza di lei, e che quello che ne è venuto fuori è l'equilibrio cui forse tutti aspiriamo - l'amore e la felicità senza dominio, senza controllo, senza alcun sacrificio di sé.
*Non me ne vogliano i cultori del piemontese dei probabili errori di
trascrizione, ho fatto del mio meglio attingendo ai ricordi e al
supporti di internet per la correzione.
Commenti
Cerea.
(Considerando poi che la condizione più "naturale" dell'uomo negli ultimi millenni è sempre stata la lurida Guerra, forse queste così potenti donne potevano "farli" un po' meglio, i loro uomini burattini e ruolizzati...)
Ma forse dovrei semplicemente smetterla di farmi trascinare in queste dispute, per il semplice fatto che io so, e lo accetto, e ne sono Felice, di essere femmina per un buon 50%, ed è anche per quello che m'incazzo con chi crede, o fa finta di credere, che si sia tutti per forza o "rosa" al 100% o "azzurri" al 100%... :-))))
O forse sarà perché, restando piemontesi, io sono un eterno Cit, e di diventare rigidamente adulto, sia uomo che donna, proprio non mi va :)
Io sto parlando del contesto di rapporti di coppia (e quindi non di single) ed etero (e tu sai bene che non c'è persona che più di me sia ben contenta di scoprire il maschile in sé, come il femminile negli uomini cui s'accompagna, per poi infine parlare dell'umano in generale, piuttosto che di gay, lesbo, queer e via dicendo - categorizzazioni, queste, di cui ne ho piene le ovaie, forse più ancora che di maschile/femminile, visto l'integralismo con cui chi vi si riconosce ormai porta avanti le proprie battaglie che per me sarebbero da abbracciarsi come esseri umani di variegati gusti, attitudini e colori, e non come minoranza lesa: l'integralismo dei pluralisti sessuali sta iniziando a darmi sui nervi quanto quello degli etero, detto sinceramente), e non di superiorità femminile, ma di strategie differenti magari dettate da qualche migliaio di secoli di storia (e spesso anche proprio lotta per la sopravvivenza). E siamo perfettamente d'accordo della (a mio avviso parziale) fallacia di tal ragionamento già solo nel momento in cui guardi contesti culturali in cui le donne non riescono a educare i propri figli in modo non violento e non guerrafondaio.
Ma sto dicendo: nel momento e nel contesto relazionale in cui la competizione non esiste (o non dovrebbe esistere!) più, cosa possiamo imparare come generi diversi gli uni dagli altri? Così come: sono ben felice della tua liberazione e perfezione (per cui neanche ti abbassi a discutere con me o a darmi un minimo di beneficio del dubbio, pur sapendo che appunto da due anni qui sopra e da 20 nella vita reale combatto perché qualsiasi diversità diventi normalità perché siamo tutti diversi e basta: eh ma non calcolarlo, pur di lanciare il tuo solito urlo pro domo tua), ma sappi che ci sono milioni di persone invischiate in relazioni faticose, perverse e problematiche che ancora passano attraverso dinamiche di genere di quel tipo, e allora magari un po' di cautela, intelligenza, dolcezza e anche un post ironico (che tu proprio non hai colto) le può aiutare.
Certo, non sputando sempre sugli etero, o non tacciando di matriarcato chi comunque parla loro senza rivendicare la superiorità del pluralismo. Siamo tutti diversi, quindi anche gli etero che non accusano/criticano/offendono i pluralisti per me ci possono stare. E a loro parlo, senza alcun matriarcato di mezzo (ma per favore!) ma proprio vedendo ancora oggi la messa in pratica di abitudini secolari di relazioni di genere (che se poi avessi letto con attenzione vedevi che tutti il discorso poteva intendersi e girarsi al maschile, ma anche qui proprio non hai colto: tremendo l'effetto-salame sugli occhi che fa certo integralismo e certa volontà di ribadire sempre, come se ce ne fosse bisogno, le proprie posizioni!). Ciao.
Io perfetto? Mai e poi mai. Per fortuna.
Scritto come detto.
E' veramente ora di finirla con queste stronzate razziste (proprio così) su sesso debole,sesso forte, superiorità, inferiorità ecc, ecc. Siamo due aspetti della stessa miseria, questo sì. Se accettiamo questo, poniamo fine alla guerra tra sessi, che non ha MAI visto nessun vincitore.
La vita è dura, è vero e bisogna accettare difetti e limiti dell'altro/a. Non tentare di manipolare l'altro, come la frase di tua nonna lascia ben intendere e come è caratteristica femminile ben nota. Alla tendenza manipolatrice femminile si unisce quasi sempre la tendenza maschile al lasciare perdere per il quieto vivere e da questa bella miscela nascono le stronzate come quella che dà il titolo al post. Due miserie al prezzo di una.
Sorry, non ho più voglia di perdere tempo.