La libellula

I Nomeansno stanno suonando sul palco, un lungo pezzo lento e ipnotico con un riff di basso minimale. In prossimità del palco chiudo gli occhi e il mio bacino e le mie gambe seguono la musica ondeggiando quasi in una danza del ventre. Le braccia lungo i fianchi riposano, le dita e le mani invece disegnano timidi piccoli cerchi, come a tessere reti invisibili. Continuo a tenere gli occhi chiusi - tutto ciò che mi interessa è godermi senza fretta alcuna l'esperienza di flusso, l'essere qui ora in mezzo ad altri a partecipare del piacere del medesimo concerto, e delle vibrazioni che raggiungono i nostri corpi e la nostra anima. Mi godo il passaggio di corpi che strusciano contro il mio per superarmi, o di mani che con delicatezza mi spostano per farsi spazio.



Mentre ancora il tempo di questo pezzo si dilata, sento il desiderio di camminare e vado a prendermi da bere. Incontro amici e conoscenti, e tutti sembrano aver bisogno di venire rincuorati, di trovare conferma del proprio valore. A ciascuno offro l'unica cosa che abbia voglia di dare (ché non sono una caritatevole missionaria), ovvero parole uniche, pensate apposta per lui/lei in base a ciò che di quella persona so. Appoggio delicata la mia mano sul loro petto, o intorno al loro collo, e parlo.
A uno ricordo la propria incredibile determinazione e l'orgoglio che dovrebbe scaturire da tutto ciò che ha già fatto nella sua ancora giovane vita, all'altro consiglio di prendersi tempo per sé e per decidere cosa sia prioritario nella sua esistenza così da smettere di brancolare nel buio.
Incontro altri ancora, e la scena si ripete.

Al bar mi riempiono il bicchiere quasi all'orlo. Comincio a bere onde evitare si rovesciarne. La musica sta continuando - sempre pezzi lenti e ipnotici (dov'è finito il punk?). Molto piacevole davvero! Una marea umana si muove disordinata e scomposta intorno a me in ogni direzione verso le varie stanze del Gabrio. Cammino, poi mi fermo; arretro, mi sposto di lato, riprendo; permetto altrui passaggi, incroci, sbandamenti - lenta anche io, al ritmo della musica. Un ragazzo, sulla porta, sta osservandomi con attenzione. Quando arrivo a doverlo superare indietreggia, s'appoggia al muro e con un enorme sorriso mi cede il passaggio: "Prego, libellula".
Di fatto, in un certo senso, sto piano piano ricominciando a volare...

Commenti

Unknown ha detto…
Bel posto il Gabrio! E sensazioni da belle serate, da ambo i lati della barricata ;)
Minerva ha detto…
Intanto tu sei passato di qui e neanche sei venuto a salutarmi... sono offesissima!
Unknown ha detto…
ma ci sarò stato mille anni fa! :)
Tra cenere e terra ha detto…
Grazie per questa condivisione... sei arrivata piacevolmente, come la musica
ElenaSole ha detto…
bellissima descrizione di musica che si fonde con occhi, apparenze, sguardi, sensazioni...miscellanea che cattura!
la libellula è libertà! ;)