Confronti etnografici d'infinita bellezza
Mi è arrivata qualche giorno fa quest'immagine, condivisa su facebook da un conoscente. Ignoro chi ne sia la protagonista, così come chi l'abbia scattata, ma tendo a pensare che la prima sia un'antropologa (vuoi per i canali attraverso i quali mi è pervenuta, vuoi per l'immagine in sé).
E gli antropologi fanno confronti: di corpi, abitudini, modi di vivere, sistemi di valori :-)
Qui un confronto di corpi tra donne - per il tramite del guardare e del toccare. Un confronto spontaneo, sereno, 'naturale' - per quanto possa essere naturale qualcosa che attiene alla vita dell'essere umano, invero così intriso di "cultura" (ancorché informale: pensiamo a tutte le conoscenze che abbiamo per sopravvivere e che non ci sono state insegnate a scuola, ma abbiamo imparato come per 'osmosi' dal contesto e dall'ambiente in cui siamo cresciuti) - che attiene a una parte del corpo femminile di indubbio fascino e attrattiva per la sua pacificante rotondità, per il piacere che dà nell'amplesso, per la dimensione simbolica e la funzione cui rimanda.
Attuato da donne diverse per origine, ma analoghe per genere e soprattutto che si parlano e si tengono abbracciate - in contatto - nel momento in cui stanno attuando qualsiasi riflessione stiano facendo. Una cosa ben diversa dal corpo che si dà come 'merce' per lo sguardo prioritariamente maschile - corpo svuotato dell'identità della persona e frammentato in ripetitivi dettagli anatomici che diventano infine anonimi pezzi di carne! Non trovate vi sia un abisso tra questa immagine e quelle?
Ecco, questo scatto è parte della mia concezione del'eros, e sono ben consapevole che un'immagine come questa possa provocare non poca eccitazione. Ma dite la verità: non siete mossi a qualcosa di molto più intenso, felice, assoluto e profondo da questa che dalla sciattezza pornografica con cui ci investono i media?
E non sarebbe meraviglioso se riuscissimo a liberarci dagli stereotipi, dalla paura, dalla vergogna, dalla scabrosità, dalla perversione e a incontrarci, toccarci, conoscerci reciprocamente con tanta delicatezza? :-)
Commenti
è davvero una foto bellissima e sono daccordo con l'analisi che ne hai fatto. Lasciami aggiungere che l'antropologa al centro è di una bellezza quasi irreale e questo innegabilmente contribuisce!! Del resto, è proprio della bellezza del corpo umano che stiamo parlando, e della sua irresistibile attrattiva attraverso culture e continenti diversi. La spontaneità e naturalezza delle donne Africane nel toccare quel seno sembra esprimere curiosità e ammirazione. Ma soprattutto, come dicevi, è lontana anni luce dalla cultura della pornografia della donna 'pezzo di carne' purtroppo così diffusa da noi.
Grazie.
Minerva lo sai cosa penso della pornografia:
"non siete mossi a qualcosa di molto più intenso, felice, assoluto e profondo da questa che dalla sciattezza pornografica con cui ci investono i media?"
L'immagine è bella perché non presenta alcuna intenzione che appaghi l'eccitamento, solo una constatazione fisica della diversità, che poi sia piacevole per me non significa che sia necessariamente sessuale.
Per cui partendo da questo presupposto non riesco a definirla "stimolante".
Magari questa mancanza è dovuta al fatto appunto che ho una visione maschile, o per quanto particolare posso essermi così abituato ad intendere l'erotismo visivo in una certa maniera che non riesco a coglierne la sfumatura.
Ciao e a presto.
Ora, io avrei voluto conoscere tutto del loro mondo magico, essenziale e sano.
Le donne e i bambini osavano invece, soddisfare la curiosità di accarezzarmi i capelli, lunghi e lisci. In realtà, questo mi accade in tante latitudini.
In Mali, però, la curiosità s'è spinta oltre e, senza malizia alcuna, mi accarezzavano i fianchi ed il sedere, con tenerezza e rigore scientifico: ridendo, anche, e passandosi le voci sulle mie forme così diverse dai loro tondeggianti e marcati perimetri.
Io, mi son lasciata esplorare. Ugualmente divertita.
Io ho fatto quel collegamento tra A e B in virtù in effetti della mia sensibilità, mentre nella tua, che è diversa, questo collegamento non esiste. Ha un senso ed è posizione più che legittima :-)
Ciò che è importante è concordare sul "quell'altro immaginario è proprio tanto sciatto/povero, e la bellezza è un'altra cosa". Ovvero questa. Poi che da lì muova al desiderio, appunto è un passaggio ulteriore che può avvenire o meno in base a chi sia l'osservatore.
PS. Potrei chiederti quali siano le immagini che ti muovono al desiderio, ma ho paura di farlo perché ci sta una tipologia di rapporti - anche se solo per gioco - che mi inquieta assai. Però se non chiedo a te che sei così cauto e corretto, a chi chiedo per imparare e al limite confermare che non è ciò che mi può piacere? Che dici, allora, me lo scrivi un post sull'argomento lì da te, così mi fai capire la tua visione e le sue ragioni? :-)
Infatti, sono confronti che accadono e anche gradevoli, immersi come sono in curiosità e reciproci sorrisi.
Nella nostra società castrante la nudità e l'esplorazione reciproca viene invece ormai promossa/percepita sempre con malizia e perversione, con violenza e mancanza di consensualità, come appunto carne senza persona - e tutto questo mi sembra far parte di un disegno più ampio che ci vuole rendere colpevoli guardoni dal buco della serratura e famelici lupi affamati di sbranare vittime.
E ciò non va affatto bene...
Buona domenica, bellissima sorella mia!
La foto che tu riporti è molto bella, perché mostra - come ha detto Cavalier Amaranto - che non vi è "morbosità" ma solo curiosità, conoscenza che avviene tramite il contatto. Forse questo viene più facile a voi donne, chissà, avete una predisposizione che noi òmini non abbiamo.
A parte.
C'è un indizio che mi fa pensare che, forse, la donna al centro non sia antropologa: i suoi jeans (molto aderenti), la sua cintura ché mi sembrano troppo "trendy" e scomodi per il lavoro che dovrebbe svolgere.
Quando il pensiero non è morboso, quando la (nostra) malizia non lo sporca, il corpo umano in genere è un agglomerato di poesia.
Quello della donna di più, ma non chiedermi il perché: non lo so.
Un bacio, e che il sole oggi ti sorrida.
http://beautiful-breastfeeding.blogspot.com/2012/02/letting-go-of-nipplephobia.html
Sai, hai evidenziato un elemento sul quale mi sono interrogata anche io - ovvero quanto c'entri il genere con la disponibilità o il rifiuto del contatto fisico (intanto esplorativo, poi anche sessuale).
Se infatti in qualche modo mi sembra (ma potrebbe essere solo una mia sensazione, eh?) che sia meno traumatico e più pacifico il contatto di corpi tra donne (o almeno la maggioranza delle donne, ché anche qui abbiamo delle 'sacche' che sono una tragedia!), quello tra gli uomini non solo non mi pare avvenire mai, ma mi sembra pure che socialmente - quando rarissimamente accade - esso avvenga sempre nella competizione su 'misure' o nella derisione per il fatto stesso che accada (= "se un uomo guarda il corpo di un altro uomo, lo fa perché - sotto sotto - è gay").
Siamo sempre nel discorso di quella castrazione promossa da questa tremenda società in cui viviamo, che poi porta alla percezione per esempio dell'omosessualità (in primis maschile) come malattia e del sesso anale sempre ammantato/spacciato per violenza/dominio/perversione (mentre per coloro che lo praticano e l'apprezzano ho visto che non è praticamente mai quello, ma anche qui io ho a che fare con persone che reputo sane di mente, complicit, rispettose e che fanno sesso consensuale, il che non è detto - purtroppo - che sia cosa comune...).
Abbiamo paure indotte da istituzioni, politica, media, e sostenute dall'ignoranza e dalla mediocrità della massa che ha abdicato all'esercizio autonomo, critico e riflessivo del pensiero. E questo mi fa una tale rabbia!
Il sospetto di Luca in effetti era condivisibile, era venuto anche a me, ma visto che mi arrivano tali segnalazioni via un canale di antropologia visiva, ho letto appunto la protagonista come tale. [per inciso, le antropologhe sono sgnacchere, comunque ;-) ]