Un museo per le relazioni che finiscono
Le relazioni d'amore possono avere diversa durata, essere più o meno felici o infelici, superficiali o profonde - eppure raramente trovano spazio pubblico se non sono rapporti convenzionali di coppia. Allo stesso modo, se esistono sì istruzioni per relegare immediatamente nell'oblio il passato e il dolore che ci ha arrecato una relazione ormai conclusa, non vi sono sistemi efficaci per aiutarci ad attraversare tale lutto nel momento in cui ci troviamo di fronte oggetti che ancora la testimoniano: regali raccolti con cura, sorrisi impressi in fotografie.
Le 'istruzioni' a nostra disposizione ci dicono che il materiale e l'immateriale residui di un rapporto spezzato dovrebbero essere distrutti, per sradicare il più presto possibile il ricordo e curare il proprio cuore affinché vi sia spazio per qualcosa di nuovo.
Si buttano via fotografie, oppure - nel rispetto dell'ex o per una certa malinconia verso il passato - il materiale in oggetto lo inscatoliamo e consegnamo a un amico fidato, o ancora lo nascondiamo in cassetti che non verranno più aperti.
Eppure, i ricordi e le emozioni dovute ai più svariati oggetti, messaggi, brani musicali o fotografie, sono veramente una parte preziosa della storia di ciascuno di noi. E cancellarli rischia di trasformarsi nella cancellazione di una parte di sé, della propria identità.
Il Museo delle relazioni interrotte ha come presupposto che gli oggetti ivi esposti sono integrazione di oggetto, ricordo ed emozione e vuole rappresentare uno spazio in cui la memoria della relazione conclusa diventi da una parte testimonianza materiale di qualcosa che è stato - che appartiene alla storia dei soggetti umani che ne hanno fatto donazione - e dall'altra occasione affinché l'individuo si liberi dell''oggetti controverso' donandolo al museo e quindi trasformandolo in un contributo per una storia collettiva del patrimonio emotivo dell'umanità.
In questo processo gli oggetti pieni di emozioni sono collocati all'interno di un nuovo quadro che cambia automaticamente la percezione dell'oggetto e stabilisce un nuovo contesto per le emozioni che genera nel visitatore. Per la medesima ragione, il Museo si rinnova ogni giorno, perché è un progetto in fase di generazione continua, condizionata dal continuo processo di formarsi e dissolversi di rapporti.
Vi auguro che non ne abbiate mai bisogno, ma - qualora malauguratamente fosse - voi stessi potete contribuire al progetto, mettendovi in contatto con il museo (dal loro sito tutte le informazioni necessarie) per donazioni di materiali e storie oppure anche per partecipare al progetto virtuale, nel quale è possibile pubblicare fotografie/sms/email e allontanarvi quindi - in un modo delicato, umano, condiviso e positivo (perché così io leggo il progetto e l'intenzione della costituzione di un "patrimonio emotivo dell'umanità") - dal dolore che si prova al termine di un rapporto.
Commenti
Bellissima l'idea del patrimonio emotivo dell'umanità comunque... Una volta tanto non empatia o simpatia "verticale" ma condivisione "orizzontale"!
Ti dirò, non so se farei dono dei miei oggetti; elaborato il lutto, alcuni di essi li ho rimessi in circolo, come testimonianza di quella parte di me che ancora vive lì, e ne sono pure gelosa! :-)
@Ginevra: concordo - anche per le amicizie, anzi: forse provo molto più dolore per le rotture di quelle :-((( sei riuscita a rielaborare il lutto e rimettere in circolo gli oggetti? bravissima! io quelli non inscatolati li ho spaccati e buttati via, invece ;-)
POSTILLA: Ginevra mi ha risportato in mente una mia strategia, adottata sin quand'egli fu in vita, presso un libraio anarchico che commerciava volumi usati. Molti anni orsono, un giorno andai da costui, che vedevo sempre sotto i portici, con i libri che un mio ex, fervente comunista, mi aveva regalato per 'istruirmi'. Il libraio mi chiese perché me ne volessi disfare, visto che erano comunque testi sensati. Gli spiegai del mio ex, di quanto male m'avesse fatto e di quanto odiassi il pensiero che non essere comunista per lui significasse ch'ero un'ignorante da 'educare'. Il libraio mi propose: "Senti, io te li valuto metà del prezzo di copertina, poi o ti dò tutto in contante, oppure ti dò metà contante e per l'altra metà scegli tutti i libri che vuoi da quelli in vendita e ti costruisci la tua libreria con i tuoi titoli". Fu una folgorazione! Ovviamente scelsi la seconda, e da quel momento lo scambio fu sempre quello, ogni volta, ché ho sempre avuto intellettuali come uomini. Non è ricchissima perché non ho avuto molte relazioni finite - e tanto meno male - ma nella mia bella libreria ci sono poesia, narrativa, antropologia e tanti testi anarchici; e con il resto dei soldi ho investito nel tempo in deliziosi mojito e rum cooler ;-) ]
Io ho sempre buttato via, ho fatto agli oggetti quello che è stato fatto a me!! Diceva Ofelia quando ha restituito i gioielli ad Amleto che quegli oggetti avevano valore solo perchè rappresentavano la persona che gli aveva donati! Concordo ed aggiungo che se la persona ha raggiunto altri lidi, anche gli oggetti donati non hanno più alcun significato!
I libri non li ho buttati...perchè la cultura non si butta, si regala! ed è quello che ho fatto, li ho regalati ad una biblioteca scolastica!!:))
Non so, io chi rimane ancorato al ricordo e so che mi continua a percepire come faresti tu (ovvero come 'non passato') tendo a odiarlo e quindi distruggerlo ;-)