Sul visitare musei e mostre d'arte

Non credo vi sarà sfuggito - ma nel caso ve lo segnalo io adesso - che nei giorni scorsi è stata lanciata una nuova applicazione gratuita, Google Art Project, che consente a noi utenti - sulla base della tecnologia per la navigazione già sviluppata da Google Street View, di percorrere i principali musei d'arte mondiali (al momento 17), con la possibilità di visualizzare alcune delle opere di maggior prestigio esistenti e di ottenere informazioni dettagliate sull'opera in sé e sull'artista che l'ha realizzata.
Al momento l'inventario include 1061 immagini, 385 sale, 486 artisti, 6000 panoramiche, che il navigatore può visionare distrattamente oppure approfondendone dettagli che non potrebbe cogliere di persona, essendo state utilizzate - come nel caso della "Nascita di Venere" - apparecchiature fotografiche alla risoluzione di 7 miliardi di pixel. Che ne dite? Un progetto interessante, nevvero? Soprattutto per chi come me una giornata davanti al computer se la prende anche per permettere ai propri occhi di fare una scorpacciata d'arte (per quanto virtuale), ma che quando esce di casa rifugge i grandi musei.

Ho sempre patito i 'grandi musei' - inflazionati da orde di turisti, non visitabili con la dovuta calma o le forme di fruizione a una persona più congeniali, e che infine accolgono opere che una certa tradizione del mercato e della politica ha decretato come capolavori ma che personalmente non ritengo magari tali, non mi fanno vibrare gli occhi, la mente, il cuore. Se visito un museo o una mostra d'arte, il piacere più grande per me sta nel visitare piccole situazioni a modo mio, che vuol dire prendendomi tempo, potendomi sedere per terra, fotografando le opere (cosa che in molti musei è vietata per ovvi problemi di copyright e vendita di cataloghi relativi) ed eventualmente - dove possibile - conoscere artisti e curatori dell'esposizione per comprendere le ragioni dei loro percorsi, della loro vita e della loro espressione/comunicazione attraverso l'opera che hanno prodotto o selezionato.

Una proposta per me davvero interessante, in questo senso, la fa una piccola associazione di amanti dell'arte londinesi, il cui nome non a caso è Artefeelers, che di settimana in settimana seleziona le proposte più curiose dalle gallerie d'arte e dai musei londinesi dell'East End per proporre piccoli tour a piedi pomeridiani in cui visitare 3/4 realtà (stiamo parlando davvero di piccole mostre che appunto in mezz'ora di visita ciascuna danno già un'idea, cui eventualmente accedere successivamente per un approfondimento ulteriore) e parlare con i curatori delle iniziative - facendosi spiegare dell'artista, dei temi e delle prospettive sviluppate, così come delle scelte espositive.
Io ne ho fatto uno, di questi tour, con loro, ed è stata una vera gioia. E' stato come passare dietro le quinte, intrattenere conversazioni con altre persone viventi, e un rapporto 'fisico' - di ordine estetico e talvolta estatico - con le opere esposte. Una cosa ben diversa dall'attraversare un Louvre sentendosi un capo di bestiame all'interno di una mandria!

Commenti

premio petrolio ha detto…
Ossì l'ho notato! Bellissima iniziativa… anche se purtroppo è più piacevole ed estasiante visitarli personalmente! :/
Anonimo ha detto…
Questa mi piace, ho usato l'applicazione ieri ma non mi sono divertito abbastanza. Devo riprovarci.
Minerva ha detto…
@ petrolio: appunto, sono cose diverse le visite di persona e quelle virtuali, ma io forse preferisco questa visione piuttosto che quella pervertita dall'essere una persona nella massa che può dare giusto un'occhiata di sfuggita a un quadro senza potervi indugiare il tempo necessario a 'goderselo', 'farlo suo'... non so...

@ ASSERGI: l'applicazione personalmente nonl'ho percepita proprio come immediata. Ci ho messo un po' prima di capire bene e di avere il 'controllo' della stessa per giungere a ciò che volevo con i relativi menu/info sul lato dx ecc. Insomma, si devono fare un po' di prove con pazienza.
Venerdi Sushi ha detto…
Ho timore di avventurarmi in un paragone azzardato, ma a mio parere troppo spesso affrontiamo la visita ad un museo con lo stesso atteggiamento con il quale andiamo all'iper mercato. Per quello che mi riguarda frequento ancora le poche piccole botteghe, dove trovo l'insaccato fatto dal macellaio, o il formaggio del pecoraio, vado dal contadino per procurarmi il vino e l'olio, vado in luoghi specifici per procurarmi beni specifici. Allo stesso modo vivo i musei. Solo a titolo di esempio: nel 2009 ho visitato "Le stanze del Cardinale", una piccola mostra curata da Vittorio Sgarbi non lontano da dove abito. Ci sono andato per ammirare due opere relativamente poco conosciute del Caravaggio, il "San Francesco in meditazione" e la "Maddalena penitente", e su quelle ho concentrato la mia attenzione. Non ho seguito la mandria al a pascolo, c'erano altre opere di artisti immensi ma non ero lì per loro. sono rimasto per ore in silenzio in quella sala e delle due opere ho colto ogni particolare. Quando sono uscito non ero stanco, anzi ero davvero riposato, non ero deluso, anzi ero molto soddisfatto, e di quel giorno ora non porto il ricordo di una visita dispersiva, ma ho invece la nitida memoria del godimento nell'aver ammirato due opere irripetibili.
premio petrolio ha detto…
Non so. Io son in preda ad estasi quando visito una mostra e mi perdo come in un labirinto e non vorrei più uscirne! Buio intorno e luce che proviene solo dall'opera che ho di fronte e mi chiama a sé! :O appuntamento fissato tra lei/lui e me!
Minerva ha detto…
@ petrolio: infatti, guarda, sono stra-d'accordo con te ed è proprio per questo che mi pongo il problema: quando mai nelle 'grandi' mostre o musei, nei 'grandi' eventi, hai la possibilità davvero di provare il piacere di soffermarti a lungo su un'opera, goderne la materialità da vicino, annusare l'odore dei colori, farti mille pensieri/riflessioni rispetto alla potenziale storia che c'è/era dietro? forse, accanto a creare strumenti del genere per chi non può vivere l'esperienza diretta, bisognerebbe proporre/chiedere/pressare anche qui una rivoluzione nella percezione delle opere nelle sedi in cui sono collocate affinché le persone le possano godere veramente :-)

@ Venerdì Sushi: le tue parole mi fanno vibrare l'anima e brillare gli occhi, tanta è la sintonia che provo con ciò che hai scritto e col modo in cui vivi questa esperienza :-)
Zio Scriba ha detto…
Non nego il fascino e la magia, l'incanto dei musei e delle mostre, però non posso non segnalare un carinissimo pensiero di Dovlatov che sto leggendo proprio ora (dal romanzo La filiale):
"Sono cose che personalmente mi lasciano indifferente. Soprattutto i musei. L'innaturale accumulo di rarità mi ha sempre suscitato un senso di oppressione. E' stupido tenere in uno stesso luogo più di un quadro di Rembrandt..."
premio petrolio ha detto…
ahahhahahaha! grande! ;)
Anonimo ha detto…
Anch'io non sopporto le visite guidate dove non puoi fare quello che ti pare. Caspita, le opere d'arti necessitano di tempo per poter essere capite, ammirate.
Elena ha detto…
Dipende tutto da noi, nessuno ci spinge. Un museo non è un supermercato (in linea dunque con Venerdì Sushi). Quanto è grande la Morte della Vergine, di Caravaggio? E l'Autoritratto di Antonello? Quanto squillano i colori, o piuttosto quanto sommessamente discretamente si accordano?? Come può un museo virtuale restiture le emozioni che provo, io picccolissima davanti a una Cena del Veronese? O, al contario goffa ed enorme, mentre aguzzo la vista sulle miniature delle Belles Heures? Addirittura, potessi, le toccherei, le opere, cercherei sulla tela le setole dei pennelli, le impronte digitali di chi, come Tiziano in vecchiaia, dipingeva a mani nude; le annuserei cercando l'odore dell'olio, o della tempera d'uovo e poi chiuderei gli occhi, per poter imnmaginare l'effetto che quell'opera doveva fare sui fedeli, al lume delle candele che talvolta ne bruciacchiavano il bordo inferiore; o al contrario, sugli ospiti illustri (e quante invidie e gelosie scatenavano!) quando troneggiavano, al postro d'onore nella sontuosa dimora di un principe, magari accanto a una finestra (ma allora è per questo che il pittore si è inventato quella finta ombra!).
Per chiudere, cara Minerva, che con questo post mi hai invitata a nozze, per godere l'arte, che è un prodotto materiale della nostra cultura, ci sono molti canali, ma principale è secondo me, quello della conoscenza. Conoscenza della contesto sociale e culturale che ha prodotto l'opera, di quello che l'ha conservata o al contrario che l'ha dimenticata (Caravaggio criticamente seppellito fino, praticamente al saggio di Longhi), e poi... libertà di emozionarsi senza vergogna anche nei grandi musei che sono UNA MERAVIGLIA (recentemente al Kunst, dove ho trascorso un'intera giornata, bivaccando e scattando decine di fotografie - senza flash ovviamente). Infine, piccola polemica: quanti di noi sono andati a Santa Maria del Popolo o San Luigi dei Francesi a vedersi il Caravaggio nel suo contesto? E quanti a San Francesco a Ripa o a Santa Maria della Vittoria a rischiare una sincope davanti alle sculture del Bernini? L'Italia è di per sè un museo (nel senso più nobile e meno polveroso del termine) sarebbe auspicabile che il museo fisico e quello virtuale si integrassero a arricchissero a vicenda e soprattutto ci stimolassero all'approfondimento e alla ricerca dei capolavori ancora contestualizzati di cui il nostro territorio è ricchissimo.

Ciò non toglie che questi repertori sono utili strumenti per la nostra labile memeoria. Che prolissa! Scusate!
Venerdi Sushi ha detto…
E pensare che se in Italia possiamo ancora ammirare simili opere d'arte lo dobbiamo all'impegno di un pugno di uomini tra i quali questo:
http://it.wikipedia.org/wiki/Pasquale_Rotondi
intherainbow ha detto…
E' stata un'iniziativa entusiasmante!! Ho rivisto ben volentieri musei che ho visitato dal vivo in particolare l'Ermitage e il Smithsonian di Washington!! Sono tornata indietro con la memoria, ai ricordi e alle emozioni che alcuni capolavori mi hanno regalato!!
Minerva ha detto…
@ Zietto: d'accordo con te - come sai bene io miro a 'godere pienamente della qualità', piuttosto che 'consumare bulimicamente la quantità' ;-)

@ Inneres Auge: riprendiamoci il tempo! sono con te!

@ Elena, mia amata: grazie per il commento appassionato e profondo, credo che gli amici che l'hanno letto abbiano provato un tale piacere e una tale passione nelle tue parole che avranno avuto ancora più voglia di immergersi nell'esperienza estetica e sensoriale che può offrire l'entrare in rapporto con un'opera - qualsiasi questa sia - e la sua materialità intrisa di vissuto dell'artista. E le tue parole sono parimenti un inno alla conoscenza e alla libertà! Grazie, grazie, grazie infinite! :-)

@ Venerdi Sushi: grazie per averci parlato di Rotondi, è importante sottrarre all'oblìo persone che hanno compiuto atti come il suo. Bisongerebbe rendere loro merito perché se abbiamo ciò che abbiamo, appunto possiamo ringraziare loro.

@ intherainbow: usare questo applicativo come 'ripasso' per aiutare la memoria in ciò che abbiamo già vissuto di persona? Bellissima proposta - brava ragazza!
Unknown ha detto…
Amo i Grandi Musei storici, le quadrerie, le Gallerie di quadri sovrapposti, le panche imbottite un po' consunte.
Il Louvre è il prototipo di questo tipo di museo: ci vado almeno una volta l'anno scegliendo l'Ala italiana oppure la francese, oppure una o più fra le sezioni di arte antica. Poi passeggio, mi siedo da qualche parte a scrivere, a volte disegno ciò che vedo. Sono schizzi rapidi, il segno un po' cattivo, incurante della buona tecnica.
Mia moglie e io ci siamo abituati a visitare i grandi musei nelle ore peggiori - per gli altri - quando la gente si precipita in qualche snack o ristorante a rimpinzarsi di ostriche. In quelle ore della giornata stiamo volentieri a digiuno, ci rifacciamo la sera per cena.
In ogni caso basta attendere qualche minuto e i capannelli si sciolgono, i gruppi di dissolvono e qualche varco si spalanca improvvisamente davanti a un Leonardo o un Tiziano.

La Grande Galleria del Louvre mi affascina per le memorie di incontri amorosi, schegge di film della Nouvelle Vague, citazioni di citazioni, fantasmi letterari. Potrei incontrare il fantasma di Courbet che studia un dipinto cinquecentesco, gli direi che amo le sue bagnanti carnose.

Anche il Kunst a Vienna mi piace. Sale scure, tendaggi pesanti, zaffate di goulash suppe e di erba cipollina. Anche l'Albertina, con le lame di luce che entrano dalle grandi finestre.
Nulla può sostituire la presenza fisica dell'opera, anche nella sua matericità, la grana della tela, poi le targhette, i riflessi.

Detesto invece il Museo D'Orsay che trovo opera di alta pasticceria più che di architettura, roba d'arredatori, sentore di cartongesso sotto sottili pelli di pietra.

Sono stato contento quando Tadao Ando ha cancellato l'allestimento di Gae Aulenti a Palazzo Grassi. In quella congerie di cubicoli e involucri era stata smarrita Venezia, non un raggio di luce d'acqua che penetrasse a spruzzare d'imprevisto.

Ora la luce è liquida, verdastra, ricca di riflessi.

Anche il virtuale mi piace a volte. Questa novità di Google è bella, mi permette di ingrandire un dettaglio, di percepire informazioni nuove, complementari alla visione al vero.

Stefano Tessadori
Unknown ha detto…
http://www.backtoclassics.com/images/pics/hubertrobert/hubertrobert_thegrandegalerie-detail.jpg
Marisa ha detto…
Eccomi alle 5 del mattino, al solito insonne, a girovagare nel mondo virtuale e ne approfitto per leggere il tuo post che mi hai segnalato.
Sì, mi sono accorta della iniziativa di google che trovo molto interessante ma di cui non ne ho ancora usufruito per mancanza di tempo e perchè me ne sono dimenticata ma rimedierò presto.
Io amo i musei, mi sento a casa mia perchè entro immediatamente in sintonia con gli artisti esposi, certo ho le mie preferenze, amo l'arte contemporanea ma non rimango indifferente al resto, in confidenza trovo poco interessanti i soggetti sacri.
Una volta mi hanno anche regalato un abbonamento che mi permetteva di visitare un circuito museale fiorentino che ho apprezzato tantissimo.
Una cosa ho imparato col tempo e cioè che i musei vanno "vissuti" in totale solitudine, capisco lo scambio di impressioni ed emozioni che possano scaturire visitando con altri ma vuoi mettere il godimento puro nel guardare i pezzi esposti con i tempi tuoi?
Io pur facendo arte in mezzo agli altri la vivo con una imtensa passione che non riesco a condividere.
Questo è il mio pensiero, a presto.
Minerva ha detto…
Povera donna insonne, allora quell'immagine di Mafalda addormentatissima che ti sei scelta non è casuale? :-D
Sono d'accordo con te, comunque, anche io, come sai, preferisco godere in solitudine del piacere estetico. E poi condividerne il racconto con gli altri. Ma appunto il racconto, non la fruizione. Ciao!