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Bagagli abbandonati

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Incontro il mio amico italiano attualmente in vacanza a Barcellona, dove sono appena arrivata io stessa per lavoro. Con le lacrime agli occhi, gli racconto. "Ieri sono atterrata a El Prat, e a questo giro ho dovuto imbarcare un bagaglio, quello a mano stavolta non bastava. Così sono andata nella zona dove li si recupera, e ho visto diversi nastri trasportatori fermi, mentre andavo verso quello in cui c'era il mio, ma ho notato che in tutti quelli fermi c'era sempre almeno un bagaglio che non era stato ritirato...". "E allora?" - mi chiede lui. "Allora li ho fotografati, e ho cominciato a immaginare perché non fossero stati ritirati: chissà, magari una famiglia numerosa ha dovuto prendersi cura di 4-5 figli e nella confusione, tra non dimenticare un figlio o un bagaglio, s'è dimenticata il bagaglio...". "Già, tra perdere un bagaglio o un figlio..." - mi commenta. "Oppure una vecchietta s'è sentita male in vol...

Persone, Persone, PERSONE, queste che sono MORTE!

Infinitamente lontana dalla retorica di queste ore, riporto una riflessione da Fortress Europe segnalatami da Brigida, che restituisce bene il mio sentire, il mio dolore, la mia rabbia. Persone, queste che sono morte: non migranti, e tanto meno clandestini. Persone. Ovvero - ciascuna - un insieme di esperienze uniche di vita, di storie, di sogni, di affetti, di speranze. PERSONE . Persone che conducono un'esistenza esattamente con i nostri stessi problemi, con le nostre stesse incertezze, con amici e famiglie che le sostengono, con decisioni enormi e slanci di coraggio, e lo sfondo del terrore di perdere tutto, compresa la propria vita - proprio come noi. E chiunque affermi il contrario, o è fuori dalla realtà, o è in spaventosa malafede. Le foto dei sacchi di morti in fila sul molo di Lampedusa, le ho già viste due volte. Ma non era l'Italia. Era la Libia, era la Siria... Ed erano i morti dei bombardamenti abbandonati sui marciapiedi davanti agli ospedali di...

La propria identità, e il raccontare storie

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Amo le persone che mi raccontano storie - ma non storie inventate, non favole, non menzogne. Storie come aneddoti, come ricordi, come momenti di vita. Il piacere che mi dà ascoltarle è pari alla condivisione del sesso più intimo e complice, o a quella del pranzo più saporito e gustoso. Minerva di storie ne ha tantissime. Ha quelle personali di lutti, malattie, violenze, e poi inquietudini, pacificazioni e nuove prospettive da lì originatesi. Ha quelle abituali della vita con studio, lavoro, relazioni - che, pur se solo sue (e non potrebbe essere altrimenti: ognuno declina a modo proprio i medesimi 'riti di passaggio'), lei vede d'una noia intollerabile e pertanto, appena può, fugge. Infine ha quelle che derivano dai suoi interessi letterari (ovvero i racconti di altre persone vissute prima di lei), e dai viaggi e dagli incontri che le sono accaduti per strada. E ama raccontarle - queste storie - non per autocelebrazione, ma per dare accesso ad altr...

L'amico dietro l'angolo

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La mia attitudine malinconica è profonda in questo periodo. Ma non è una brutta sensazione, tutt'altro. E' una sorta di nostalgia della bellezza del passato che dà al presente un impalpabile, rassicurante, gradevole torpore. Ho trovato in rete un disegnatore che mi incanta, Gavin Aung Than, veramente delicato. Il suo sito si chiama Zen Pencils. Cartoon quotes from inspirational folks . Leggete la ragione per cui disegna queste vignette, e godetevi le altre in base alle vostre inclinazioni... Intanto io ne condivido una con voi. ***** Ho sempre pensato che se sognavamo qualcuno, di notte, al mattino dopo avremmo dovuto chiamarlo e sentire come stava. Sì, lo so: senza ragione alcuna, tale azione può venir presa per follia. Ma a me non è mai interessato il giudizio altrui sulle ragioni per cui faccio le cose. Quindi io, quando sogno qualcuno, il giorno dopo gli telefono. Anche se può sembrare un atto di follia.

Figlia (felice) del lato buono della globalizzazione

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Sì, lo so, la globalizzazione è un discorso spinoso, e certamente mi conoscete abbastanza da sapere che non sono assolutamente a favore dei disequilibri nord-sud del mondo che obbligano masse a migrazioni in cerca di migliori soluzioni di vita, così come non sono felice di sapere che i vestiti a cifre ridicole con cui spesso mi copro arrivano dallo sfruttamento di poveracci vessati da scaltri sfruttatori cinesi protetti e avallati da un governo a dire poco criminale, così come infine non sono contenta per nulla che le industrie che fino a poco tempo fa davano lavoro ai cittadini italiani siano state rilocalizzate (= spostate dove il costo della lavoro è più basso e la manodopera privata di diritti e protezioni). Ma io mi sto riferendo ad altro: mi sto riferendo al fatto che la circolazione di informazioni e merci ci ha esposto - volenti o nolenti - alla diversità culturale con più frequenza rispetto a quanto poteva avvenire al tempo dei nostri genitori o dei nostri non...

Guerrilla Poetry / 'Restiamo umani' / Re(si)stiamo

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Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni. Questa è la base di tutta la moralità umana. (Giovanni Falcone) Se non avessi il senso dell'umorismo mi sarei suicidato molto tempo fa.   (Gandhi) [dai blog di Vittorio Arrigoni] Stamattina accendo il computer, dopo una sera invero felice passata a brindare in collegamento virtuale su un nuovo progetto con amici blogger. E trovo la notizia devastante dell'uccisione di Vittorio Arrigoni - un volontario italiano, giornalista e blogger - in Palestina. Uno che le mani se le sporcava andando altrove, ma parimenti rimaneva critico rispetto alla situazione politica italiana. Uno che aveva uno sguardo internazionale (semplicemente 'umano', forse), e sosteneva la vita, la solidarietà e l'amore tra gli le persone e i popoli al di là di confini che voleva - come molti di noi - non esistessero. Ho girovagato i...

Carnevale! Sul travestirsi (non solo in questa festa...)

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Uno dei primi esami che sostenni all’università fu quello di Estetica, e per qualche ragione che non ricordo bene dovetti studiare un libro sul tema della ‘ persona ’. Venni così a conoscere l’etimologia di questa parola che curiosamente rivelò uno stretto rapporto tra ‘maschera’ (che noi abitualmente associamo piuttosto a un personaggio) e individuo (sulla cui sostanza, rispetto all’apparenza della personaggio, noi giammai dubiteremmo). Invece l’origine rivela un’inversione linguistica rispetto alle nostre aspettative: ‘persona’ sembrerebbe infatti poter derivare sia dal greco prósōpon , che indicava tanto il volto dell’individuo, quanto la maschera dell’attore, sia dal verbo latino personare (lett. ‘parlare attraverso’ ), azione compiuta per il tramite di maschere da parte degli attori teatrali per dare le sembianze a un personaggio e renderlo così riconoscibile al pubblico così come per amplificare la propria voce in modo tale da essere udita anche dagli spettatori lontani. Sorpre...