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Buone ispirazioni /3: Carovana Balacaval

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In questo paese ridicolo che celebra Sanremo e accetta ancora di tollerare l'esistenza della 'casta', nonché in questo mondo sempre più confuso e annientato dalla violenza dei rappresentanti delle istituzioni evidentemente intoccabili nel loro potere di vita e di morte su di noi, tra le buone ispirazioni per vivere nonostante tutto ciò ( già atto di Resistenza e di rilancio esistenziale, eh? ) oggi vi presento i miei amati amici della Carovana Balacaval . La Carovana Balacaval è il nome che un gruppo di artisti 'nomadi', appassionati di musica, danze popolari, cinema e teatro s'è dato per viaggiare su 4 carrozze trainate da cavalli - avete capito bene! - per 5 mesi l’anno, portando in giro concerti, sketch, laboratori di danza, e proiezioni cinematografiche sonorizzate dal vivo. Come scrivono essi stessi, "tutto ruota attorno ad alcuni temi centrali: la sostenibilità ambientale; la creazione di nuovi modelli di comunità e la lor...

Perdersi (Artaud aveva lo spirito del nomade)

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Perdersi è il titolo di un bel libro di La Cecla sulla quasi impossibilità, nel mondo attuale, di crearsi i propri punti di riferimento per orientarsi nello spazio eludendo piuttosto quelli standardizzati. Di fatto, noi possiamo orientarci in un posto nuovo o affidandoci all'istinto, ai nostri sensi, alla nostra immaginazione, a una certa riflessività e logica (tipo quella per cui - sapendo dove nasce/tramonta il sole - intuiamo in che direzione dobbiamo andare se vogliamo muoverci verso certi punti cardinali ecc.), oppure seguendo mappe, stradari, GPS ecc. Se il secondo sistema è pacificante e sicuro, ma - riconoscetelo - banale al limite estremo della mancanza di senso, il primo reca invece con sé il piacere dell'avventura e della scoperta, la messa alla prova di sé, la scoperta delle proprie capacità, l'andare incontro alle sorprese che questo mondo ci può offrire. La scoperta della più profonda e vera bellezza! Addirittura il rischio della scoperta o della ...

Che ci metto nello zaino? Cose stranianti, per favore! :-)

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In questi giorni ho rivolto questa domanda via facebook ad alcuni amici, ma - fate attenzione - non perché davvero avessi bisogno di consigli pratici del tipo "due slip, i calzini, un paio di reggiseni, un costume da bagno ecc.", quanto per avere consigli un po' buffi, dolci e stralunati su cose da portarmi dietro mentre - tanto per cambiare - dedicherò il prossimo paio di mesi a girovagare a piedi, in bus e con passaggi auto nel Mediterraneo. Di fatto, le cose che metterei nello zaino sarebbero da usarsi anche per vivere situazioni e momenti belli, divertenti o amabili con chi incontrerò (sono dei Gemelli - già sapete - se non gioco in continuazione muoio!), e quindi dovrebbero avere pure qualche potenzialità in quella direzione*. Per questo mi sono sentita consigliare di portar con me un piccolo strumento musicale, e un mazzo di tarocchi. Poi, stavolta, sono in un momento in cui parto pure con in mente due produzioni (una saggistica, l'altra letterar...

La nostra natura consiste nel movimento

Come Bruce Chatwin, diventa irrequieta dopo un mese nello stesso posto, insopportabile dopo due. Questo alla fine mi vale per qualsiasi posto. E con tempi decisamente più ridotti in alcuni di questi. C'è un quadrato dalle pareti bianche, che fluttua nel cielo terso. Una donna dai capelli neri, a piedi nudi, indossa un vestito stracciato. Sotto la gonna il suo piede insaguinato attraversato da un lungo chiodo che la blocca a terra e dal quale lei cerca di divincolarsi, facendo forza con tutto il corpo, anche a rischio di lacerarsi il piede.

Oro cash, televisione, e le popolazioni nomadi

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Ospite l'altro giorno d'una amica, sono stata esposta involontariamente a questo spot nel momento in cui ella ha acceso la televisione (che io non possiedo più, cone somma gioia, da una decina d'anni) e l'ho trovato agghiacciante! Renato Pozzetto pubblicizza qui una società che acquista oro pagandolo in contanti, contanti con i quali egli compra all'istante un maxischemo televisivo. Ora: sono solo io che mi sento a disagio davanti a questo spot? Perché per me rappresenta la negazione di diversi livelli di senso. 1) Intanto identifica la felicità con l'acquisto d'un bene che può rappresentarne una componente solo per una mente ottenebrata dall'ignoranza, dalla stupidità o dalla frustrazione: va da sé che se sto bene e sono felice di mio, di un televisore non me ne faccio nulla. 2) La televisione può essere uno strumento di informazione e intrattenimento e/o informazione solo se usata in modo critico e consapevole, altrimenti è al pari di...

"Cosa non ho fatto per un po' d'avventura, d'amore e di pace"

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Questa frase veniva spesso ripetuta da tal Lizzie Davis, vagabonda, a Bertha Thompson, pure lei vagabonda e autrice* del bellissimo libro Box-Car Bertha in cui quest'ultima narra dei suoi giri in lungo e in largo per gli Stati Uniti prendendo a sbafo treni merci. Queste parole mi risuonano così familiari che potrebbe essere il mio stesso intercalare! In questi giorni ho ripreso in mano quel libro, scritto da una donna che a partire dai primi del Novecento abbandona adolescente la casa materna insieme alla sorella e comincia a gironzolare - appunto su treni passeggeri e treni merci, ma anche in autostop (malgrado le poche auto circolanti all'epoca) - facendo ogni genere di cosa per guadagnarsi da vivere in ciascun luogo che attraversava, dai lavori come impiegata (era dattilografa) a quelli di fatica (cuoca, lavandaia, lavori di pulizia) da attività illegali fino alla prostituzione, e di qui alla ricerca sociale (un percorso simile a quello di Nels Anderson, autor...

Nomadismo, displacement e identità

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Non è la prima volta che per studio o lavoro mi trasferisco – in particolare all'estero – per un certo tempo. Già in passato sono stata via mesi affittando casa e facendo nuove conoscenze, dovendo parlare in un'altra lingua e mangiare cibi che non erano quelli cui ero abituata. In ogni luogo osservo persone e comportamenti – cerco di intuire l'anima del posto, l'atmosfera locale, il ritmo di vita della gente. Se non fossi così curiosa – e non amassi tanto espormi all'alterità – non avrei scelto come senso della mia vita quello che è il lavoro più bello del mondo. Immancabilmente, però, capita che arrivi il momento in cui non so più chi io sia né dove mi trovi. Uno spaesamento in termini di sensazione d'essere 'fuori luogo' – una condizione in cui non sei più la persona che sta viaggiando, ma neanche colei che appartiene realmente e pienamente al posto nuovo . Uno sgradevole limbo determinato dalla negazione d'una precisa collocazione...