Al mio fianco no, ma...




Io: "No, con te non ci tornerei. Non ti amo più, e anzi: mi stai pure un bel po' sull'anima. Non ti stimo, non credo che potrò più imparare nulla da te, e soprattutto non ti ritengo più degno di condividere con me nulla - anche perché quando si tira a condividere qualcosa di mio ho sempre la sensazione che in realtà mi si stia derubando di qualcosa che mi godrei di più da sola, quindi è cosa che concedo col lanternino...".
Lui: "Mi odi proprio".
Io: "No, per nulla. Proprio non ti calcolo più, sentimentalmente mi sei indifferente. Invece tu brameresti d'essere in qualche modo di nuovo esposto a me, alla mia immaginazione, alla mia energia, ai miei racconti, altrimenti non mi avresti cercato".
Lui: "Sei l'interlocutrice più interessante che conosca, sì, mi piacerebbe riallacciare in qualche modo i rapporti".
Io: "Ecco, e invece no, io invece ti penso come una perdita di tempo ed energie. Qualcuno che non mi darebbe più nulla in cambio e che non merita neanche tal dono gratuitamente. Indegno di godere anche solo dell'esposizione a me. A meno che..."
Spalanca gli occhi preoccupato, ma curioso.
Lui: "A meno che cosa?...".
Io: "Beh, io sono iperattiva, e stare dietro tutto ciò che faccio mi è sempre più faticoso. Ho bisogno di mangiare bene, dormire tranquilla e stare serena. Il segretario-assistente-collaboratore alla pari e che stimo ce l'ho già. Ora mi farebbe comodo un cuoco-maggiordomo che faccia la spesa e cucini per me cose buone, e mi offra un letto vegliandomi quando ho bisogno di dormire al sicuro lontano da tutti".
Lui: "Uno schiavo, insomma".
Io: "Non ci sperare! Un tuttofare, dotato di un minimo - un minimo ché di più non gliene concedo - di pensiero autonomo, che faccia per me cose di base (la spesa al mercato, cucinare, corprirmi quando dormo, vegliarmi) e me le predisponga così che di quello io non debba preoccuparmi e che vada tutto a beneficio della mia salute".
Lui: "E perché mai dovrei farlo?".
Io: "Per tante ragioni. Perché vuoi disperatamente avere di nuovo qualcosa a che fare con me, perché per me e ciò che faccio hai molta stima, perché sai che io faccio la differenza e che tu potresti sostenermi in quella che è la medesima direzione che tu hai già percorso, cui hai già contributo e che però ormai sei troppo vecchio per continuare a perseguire in prima persona. E poi sai pure bene che io sono comunque più sveglia, combattiva, coraggiosa e determinata di te, indipendentemente dall'età, ma fragile".
Lui: "Sei ben presuntuosa. E cosa ti rende tanto sicura da farmi una proposta del genere?".
Io: "Perché quelle rare volte che ci si vede mi chiedi della mia salute, io ti racconto, e la tua reazione è sempre quella di intristirti, di mormorare "cazzo" e qualche altra imprecazione, di domandare cosa si possa fare per migliorare la situazione e di commentare con mille consigli ed esortazioni a prendermi cura di me. Ecco, ora ti dò l'occasione di fare ciò in prima persona, che ne dici?".
Lui: "Che quando ti regalai Venere in pelliccia avevo visto giusto su di te".
Io (sospiro): "Errato: avevi visto giusto su di te... Quello è l'unico ruolo che trovo adeguato per te e a me utile e tollerabile concederti se vuoi stare nuovamente nella mia vita. Ma mi sto sforzando, ché in realtà io ti ci vorrei proprio fuori".
Lui: "E allora perché lo fai, e perché io dovrei accettarlo?".
Io: "Perché tu debba accettarlo non lo so, e non sei tenuto a farlo: deciderai tu cosa vuoi. Sul perché io mi sforzi, invece, è perché so che quel ruolo lo svolgeresti bene, perché ti ritengo un buon diavolo e alla fine provo per te - che so benissimo essere così solo per quanto tu lo neghi - compassione, e da persona buona qual sono ti offro una possibilità. Vedi? Non sono così fredda e insensibile nei tuoi confronti come vorrei...".


Commenti

Alligatore ha detto…
Non l'ho mai letto, anche se ho visto la versione cinematografica del meno noto dei fratelli Taviani, al cinema, con lui presente... e anche la recente versione di Polanski. Ma questo è un tuo racconto? Vita vissuta? Altro?...
Minerva ha detto…
Più che un racconto un dialogo immaginario. Ma le persone sono ben reali, e pure il loro passato. Il futuro, invece, non le vedrà protagoniste di questa ipotesi che formulo qui. Nella realtà questa - qualora si prospettasse - l'ho comunque già scartata io.

Quel libro per me è solo triste: i rapporti di dominio proprio non fanno per me, né nella finzione, né nella realtà.
Alligatore ha detto…
Certo, i rapporti di dominio dobbiamo spezzarli, ma il romanzo ne propone uno nuovo, diverso dal solito, dove a dominare è la donna (almeno apparentemente, che conduce il gioco, sembra l'uomo). Un tentativo, forse, di spezzarli? Me lo sono sempre chiesto: conformista o rivoluzionario Masoch? Triste? Ma anche buffo: ricordo che durante la proiezione del film, il pubblico rideva a crepapelle in certe scene non volutamente ridicole :)
Minerva ha detto…
Non stento a credere quella reazione del pubblico. Io il libro l'ho trovato triste perché ho avuto la forte sensazione che i rapporti, per quell'uomo, fossero davvero (per quanto lui non l'avrebbe mai riconosciuto, pieno di presunzione tutta maschilista com'è) da improntarsi così, e legati a una dimensione di 'potere'. Tempo dopo invece ho avuto una relazione con un uomo realmente masochista, ma su base schizofrenica, e - a parte con che in tal caso è stato ben più interessante e sincero lavorare sul'inversione di ruoli di potere, sulla perversione, anche sulla violenza proprio fisica (come mi veniva richiesto) - qui non s'è dato il discorso del 'potere' se non come approfondimento per le necessità psicologiche di lui (di cui poi parlavamo anche). Ma in un rapporto senza ombre, che è sempre stato alla pari.

Non lo so: i rapporti di dominio come si spezzano? Col viverli, ma magari con un'inversione di ruoli? Con l'analizzarli? Con l'ignorarli e costruirne direttamente altri alternativi marcati dalla parità totale e dalla complicità nel vivere questa?
Io sto in quest'ultima ipotesi. Per questo scrivo un dialogo immaginato, ma poi quella realtà non la vivrò mai :-)