Sgomberata la Verdi 15 occupata (ovvero quando lo stato distrugge le prassi positive della società)





Martedì 30 ottobre la polizia ha fatto irruzione nella residenza universitaria Verdi di Torino, occupata da gennaio scorso dagli studenti dell'Università come protesta contro i tagli al diritto allo studio della Regione Piemonte in seguito ai quali ottomila studenti aventi diritto erano rimasti senza borsa di studio.

"La Verdi 15 non è un centro sociale, ma una residenza universitaria autogestita, una comunità in lotta formata da più di sessanta studenti provenienti da tre diversi continenti. [...] Ciò che ci accomuna è la determinazione nel lottare contro chi, nella Torino che Fassino aveva promesso di trasformare in “città dei giovani”, sta smantellando il diritto allo studio lasciando senza un tetto e senza borsa di studio migliaia di studenti meritevoli [...]": così si descrivevano qualche mese fa nel loro sito, gli studenti della Verdi 15 di Torino, dopo essere stati definiti dai giornali una “succursale dell’Askatasuna”, “autonomi antagonisti” ed “estremisti dei centri sociali”.

E invece il comitato di occupazione - oltre a fornire un tetto a tali studenti meritevoli messi in una situazione agghiacciante dalle stesse istituzioni che prima promettono poi revocano dopo che già questi si sono iscritti all'università, hanno già affrontato spese di viaggio, le cui famiglie hanno magari già contratto debiti nel paese d'origine pur di dare ai propri figli tale speranza (si pensi agli stranieri in arrivo dal sud del mondo!) - in quel luogo gestiva una libreria-baratto di testi universitari, una palestra, una ciclo-officina, l'organizzazione di rassegne cinematografiche e numerosissime attività rese a servizio del vicino Ateneo. Attività neanche citate dai mezzi di informazione che hanno erroneamente dipinto gli occupanti come un gruppo di “clandestini sudamericani”, lontani dal mondo universitario.

Minerva c'è stata di persona più volte, nella suddetta residenza, e può testimoniare che le cose stavano così come descritte dagli occupanti. Ha incontrato studenti determinati che le hanno chiesto di tenere lezioni, e di fare conversazioni e letture in italiano perché ansiosi di imparare e bruciare i tempi. Li ha visti di giorno studiare per sostenere esami e di sera vendere accendini e fazzoletti agli incroci pur di sopravvivere. Li ha visti impegnarsi con qualsiasi strategia pur di concretizzare quel diritto di parola che viene loro (e anche a noi, ce ne rendessimo conto!) negato - sempre offesi, insultati, umiliati dalla politica, dai media e dai sistemi di controllo e repressione dello stato - insieme ai suddetti diritti allo studio.

Tutto questo a causa delle istituzioni, la cui parola e i cui atti a quanto pare sono carta straccia, revocabili in qualsiasi momento senza considerare che stiamo parlando di PERSONE, e che basterebbe eliminare quel progetto inutile che è il TAV per garantire educazione, sanità e una vita dignitosa alla società civile.
Una volta di più siamo in condizione di opposizione società-stato, e sembra che tale scontro sia sempre più diffuso ovunque - tanto da rendere plausibile l'ipotesi che la 'democrazia' (si fa per dire) in cui viviamo nasconda quello che di fatto è un disumano sistema feudale...


Commenti