Non eravamo così male, allora

E così ieri sono passata in università, dopo almeno 12 anni che non vi andavo. Imbarazzata dal mio ruolo di docente a contratto - io che mi dimentico sempre dello status che danno questi incarichi a progetto con i quali per un 50% credo di cambiare il mondo a piccoli passi e per un 50% sopravvivo economicamente - venivo salutata dai miei studenti sulle scale d'ingresso mentre accaldata dal percorso in bici mi rollavo una sigaretta (ebbene sì, ho questo vizio) nell'attesa di entrare.

E lì, davanti a tutti questi giovani rivoluzionari figli di nessuno che credono nella forza delle parole e della poesia da una parte e dall'altra parte agli incartapecoriti baroni con patetico codazzo di fighetti pluriraccomandati, ho incontrato una compagna d'università persa di vista così tanti anni fa che per entrambe era davvero un'altra vita.
In parte.

S'è reiscritta, dopo aver appunto mollato anni orsono. Lei così geniale, che quando apriva bocca ci si incantava ad ascoltarla. Lei così libera nelle associazioni mentali tra le risorse di quelle letture che così affamata sembrava divorare. Lei che si perdeva in se stessa, e nei giri della sua mente, mentre io m'incantavo a guardare la sua bocca sempre socchiusa in un sorriso stirato mentre parlava e criticava canzonando l'autorità e il perbenismo bigotto, ottuso e castrante - riflesso d'un potere e di modelli che combattevamo e che ancora non ci stanno bene. Ora che la storia e la società li hanno definitivamente superati e sono solo come un cancro che non vuole abbandonare un corpo sano e ancora spera di ammorbarlo e portarlo alla morte.

Le solite cronache di ciò che è avvenuto negli anni in cui ci siamo perse, la gioia di ritrovarci, la felicità verso i ragazzi che oggi mettono su una situazione estemporanea per combattere questo mondo malato, e quelle parole che risuonano come qualcosa di famigliare in noi:
"Noi [...] sentiamo la necessità di riappropriarci di quel sapere che viene monopolizzato dalle autorità accademiche, cristallizzato in oramai antiche formule ottocentesche [...]. Noi sentiamo la necessità di riappropriarci di quel sapere che pervade il nostro quotidiano in quanto merce, come libro da comprare e poi ripetere, come dogma da assumere e rispettare nel suo essere un oggetto di formazione di giovani silenziosi, produttivi e disciplinati."
Quelle parole ce la dicevamo vent'anni orsono e oggi guardiamo con affetto chi le dice e prosegue in questo rifiuto d'arrendersi e conformarsi a qualcosa che è platealmente disfunzionale alla vita, alla felicità, anche solo allo stare bene.
Mi dici che ti sei sentita proprio a tuo agio, che t'è sembrato naturale parlarmi e raccontarmi - sofferenze e violenze patite incluse. Ti si fidata. Lo stesso per me nei tuoi confronti.

Guardo ancora la tua bocca che m'affascinava con quel sorriso - così consapevole - che non è cambiato.
"Non eravamo così male, allora, evidentemente", commento a mia volta facendoti l'occhiolino.
Anche se non siamo diventate persone di successo.
Anche se non siamo state dentro uno stupido modello standard (che comunque non esiste più) d'aspettative e sacrificio di sé (per chissà cosa).
Anche se non abbiamo fatto chissà quale carriera.
Anche se non abbiamo cambiato il mondo (pur desiderandolo, e avendoci provato, e continuando a provarci - forse con strategie diverse da allora - a oltranza).
Siamo rimaste appassionate, critiche, lucide e ancora solidali tra noi - malgrado tutto il male che abbiamo vissuto. Sincere. Vere.
Evidentemente non eravamo così male, allora.


Commenti

OrsaBIpolare ha detto…
"Sincere e vere", ecco le sole persone che vorrei incrociare sul tragitto. E non sono certa che siano quelle che poi abbiano fatto carriera...
Coincidenza proprio oggi ascoltavo un programma alla radio (24) in cui si bistrattava abbastanza l'essere sinceri, mi ha infastidito.
Sembrava che il conduttore volesse esaltare la capacità di mentire sempre e comunque. Allora sono un'incapace mi son detta.
Forse hanno ragione.
Devo riflettere su questa materia.
Ma sarà meglio farlo dopo che avrò fatto altre ri-flessioni ;)

PS
Ho letto tre racconti dei "tuoi ragazzi" e ho provato un misto di tenerezza e speranza :)
Minerva ha detto…
Concordo. C'è una depenalizzazione della menzogna e anzi una sua promozione come comportamento positivo che trovo criminale, perché di fatto inficia la possibilità di relazioni vere, sane, e quindi magari felici. E la cosa più grave è che questo porta con sé anche il mentire a se stessi sui propri desideri. Quindi no, io non ci devo riflettere: in questa società che premia la mediocrità e l'ipocrisia, preferisco essere una consapevole fallita, ma arrivare a ciò che voglio per la strada 'giusta' :-)
PS. A tal proposito: quelle poche volte che ho avuto qualcosa in maniera facile sai che neanche me la sono goduta perché mi sembrava fasulla? O sono abituata a soffrire o davvero provo piacere più nello sforzo per raggiungere un obiettivo che in quest'ultimo...
[e dopo questa vado a farmi un'ora di bici e due in piscina: sai, per aumentare la resistenza nel caso il tuo amico voglia ri-flettere anche con me...]
Cri ha detto…
Nel narcisismo di questa società mediatica e virtuale ho visto e sperimentato sulla mia pelle com'è facile manipolare le parole, distorcerle, fino a farne sofismi diabolici e disumani che colpiscono come coltellate. Constatando come un individuo con l'attitudine all'elusione, che è una forma di menzogna omissiva ancora più disgustosa per il suo grado di lucido e consapevole utilitarismo, di quella plateale, raggiunga i suoi scopi tanto più efficacemente quanto più si rapporta con persone versate all'autenticità. E' difficile, dopo certe lezioni, perseverare nella propria modalità di sincerità nella relazione col mondo. Ma al contempo a me pare impossibile mutare. Grazie al cielo. Perché non solo le persone vere e sincere non sono "così male", ma gli altri, quelli che non sono così, sono davvero brutti, brutti, brutti da vedere :D
OrsaBIpolare ha detto…
Intendevo riflettere sul mio bisogno che appare quasi patologico per alcuni, il bisogno di verità, limpidezza e lealtà assoluta, senza mezzi termini.
So che non potrei essere diversamente e se avessi avuto la capacità di mentire ed essere ciò che non sono e sarò mai, probabilmente non sarei in queste condizioni economiche disastrate (anzi togliamo pure il probabilmente).
Ma sono allergica ai compromessi e nessuno mi ha mai regalato nulla perchè non mi sento a mio agio con le cose "regalate".
Quello è stato un esperimento divertente per certi aspetti e pure educativo...

Hai finito di pedalare? Purtroppo però quello non è un mio amico ;)
Minerva ha detto…
@Cri: non sai quanto le tue parole sembrino commentare ciò che sto vivendo ultimamente. Un bacio, cara :-)

@Orsetta: e tu invece hai dipinto la storia della mia vita.
[no, non ho finito di pedalare, temo ci vorranno altre settimane ancora, stavolta è lunga...]
Mauro ha detto…
posso dire solo che mi piace que che hai scritto?
Minerva ha detto…
Posso dire che ti voglio bene? :-)
Mauro ha detto…
ma sì, dai ;)