I pischellini e l'amore.

Si fa sempre un gran parlare dei “giovani d’oggi”, dei “giovani d’oggi” di tutti i tempi, e lo si fa di solito da adulti, dimenticandosi di esserlo stati. Ho la fortuna di svolgere un lavoro che mi porta a contatto con i contemporanei “giovani d’oggi”, adolescenti… particolarmente adolescenti! :-) Insegno in corsi destinati alla formazione professionale, frequentati da ragazzi la cui vita è precocemente segnata da prove difficili e dolorose, da condizioni esistenziali precarie (alcuni di essi vivono in casa-famiglia), da universi emozionali tormentati e violenti, da vuoti culturali; chiedono amore, carezze, le loro anime, anime sperdute e vaganti in una confusione di pensieri contrastanti, sbattono, di qua e di là, si dimenano, parlano e vestono i simboli di questa società, per non sentirsi ulteriormente alieni, chiusi nel ghetto.
Considero un enorme privilegio potermi nutrire delle loro vite, sia quando mi offrono volontariamente le loro lacrime, che quando un apparente distacco cela una richiesta muta di partecipazione, un sorriso. Eccoli, i miei amatissimi pischellini, si narrano attraverso due brevi racconti che descrivono il loro sguardo sull’amore, vissuto o agognato, risolto nella certezza di manuali telematici o sperimentato con le parole di una canzone, di un sentito dire, stuzzicato dal fervore dello slogan di Jessica che mi saluta dicendo << chi non alza le mani, non tromba domani!>>. :-D 

Arrivo in aula e trovo i pischellini assiepati a terra; al centro della circonferenza di fuoco disegnata dalle loro variopinte testoline, una bottiglietta di acqua minerale gira vorticosamente su se stessa. 
Il mio arrivo e la mia presenza non li disturba, vengono percepiti e ricambiati con allegri “ciao proffi”, “ora ci sediamo, un minuto, proffa”, “profiniiiinaaaa, venite pure voi a sedervi qui! Stiamo facendo il gioco della bottiglia”. 
La prima cosa che mi domando riguarda la natura della ricompensa: chissà quale sarà il pegno da pagare, considerata l’appassionata e corale partecipazione al gioco! 
La bottiglia si ferma ed il tappo guarda Costantino: uhmmmm…. un succhiotto! 
Un succhiotto?!?!?!?!? 
No, no…. un bacio, sì un bacio! 
Proffa, voi preferite il bacio o il succhiotto? 
Ah, per i miei gusti, senz’altro un bacio, appassionato! 
E lo sapevo, voi siete tipo da bacio! 
Ah...sì? E qual è, Costantino, la differenza tra i tipi da succhiotto e quelli da bacio? 
Chi vuole i baci è più romantica, chi vuole i succhiotti più porca! Oh proffi, che domande che fate, però!!!!
 

Incontro le pischelline di questo corso per la seconda volta: quattordici-quindicenni, hanno lasciato il percorso scolastico dopo le medie, provengono dalla città e dai paesi limitrofi.
Siamo in pausa e le sento parlottare; mi metto in loro ascolto, senza darlo a vedere.
Futti, futti, chi Diu perduna tutti!, dice Alessia.
Prof, vi posso dire una cosa, da donna a donna?
Certo, Stefania, dimmi pure.
Stefania è una ragazza con disturbi dell’apprendimento, già presa di mira dal resto della classe; mi chiede conforto.
Mia mamma mi ha detto che ora studio; dopo che mi diplomo, se trovo un ragazzo che fa per me, mi fidanzo; poi, mi sposo e solo dopo che mi sposo faccio l’amore.
Come credi, Stefania; se preferisci così, fai pure così!
Seeeeeeeeeee!, dice Alessia. E se stai fidanzata quattro anni, per quattro anni ti baci????? U maaaaru (poverino)!
Tu non devi sentire quello che ti dice tua mamma, devi fare quello che vuoi tu! Proffi, voi l’avete fatto prima del matrimonio?


Commenti

Ernest ha detto…
credo che ci voglia sempre più ascolto con i giovani, e ricordare che lo siamo stati tutti
gattonero ha detto…
Intanto, alla fine dell'incipit: "chi non alza le mani, ecc.".
Chi le alza per menare o chi le alza come segno di resa?
In entrambi i casi, il fottimento futuro è compromesso.
Bacio o succhiotto: il bacio, ok, è il famoso apostrofo ecc.; col succhiotto avevo pensato al succhiotto oggetto, con il fatto che le bimbe che lo preferiscono sono, potenzialmente, porcelline. Pensiero sbagliato, ovviamente: delete.
L'ultima parte: ho subito pensato a quella tredicenne già mamma, salita agli onori della cronaca solo perché il giudice ha ordinato il prosieguo degli studi, inserendo la neonata nel suo percorso scolastico. Il fatto che fosse una bambina è passato in secondo piano, superato dalle considerazioni sull'ambiente in cui viveva.
Per dire: i buoni, o cattivi, propositi non riescono più a condizionare la vita di questi giovani; basta una birretta o una fumata di troppo, e rotolano come barattoli, vuoti e inutili.
Zio Scriba ha detto…
mah... io sono per l'Amore Libero, ma chissà perché il "futti futti" di queste pischelle mi sa più di canile che di Giardino delle Delizie, mi puzza di cagnetta precocemente incinta anziché profumarmi di Angeli dell'Eros...
si fa un gran elogiare la loro libertà, ma poi come la usano? spesso queste generazioni sembrano più stolide, conformiste e omofobe di quelle che le hanno precedute...
Ginevra ha detto…
@ Ernest
L'ascolto empatico è l'unica via di comprensione, nei confronti di chiunque direi; in questo caso, ancor di più: ci troviamo di fronte ad anime in divenire e la supponenza dell'aduto che dimentica le proprie marachellate ed intemperanze adolescenziali, chiude la porta a qualsiasi forma di comunicazione costruttiva; sapessi quante volte rivedo nei loro occhi i miei! Quelle sono le volte in cui la lezione diventa davvero efficace e proficua, non si parla più di nozioni ma di vita, la nostra. :-)

@Gattonero
Sono "barattoli" che hanno voglia di essere riempiti; credo portino addosso la bruttezza di questa società, a volte incosapevolmente. Sono soli, in un deserto di emozioni, se non quelle futili e fallaci a cui sono esposti; se tendi loro la mano, diventano un vulcano in eruzione, mani che picchiano per difesa, perchè nessuno insegna loro altri linguaggi, mani che si arrendono per disperazione, mani che rimangono conserte per noia e mancanza di stimoli. :-)

@Zio Scriba
Hai ragione, nulla a che vedere con il Giardino delle Delizie; sono ancora acerbi mentalmente e culturalmente, non posseggono alcuno strumento che consenta loro di fare certe differenze; spendono malamente la loro esuberanza sessuale, misurando su questo terreno la loro libertà; sai, passo molto tempo a parlare con loro di questo, del fraintendimento tra l'essere liberi e il credere di esserlo, spostando i ragionamenti su altri piani dell'esistenza che necessitano di libertà, vera e reale; occorrono altri nutrimenti per queste generazioni, osservo anche io un abbrutimento pauroso, negli stessi termini in cui lo descrivi tu, ed anche peggio, negli ambienti degradati in cui vivono i miei pischellini; penso che bisognerebbe mutare anche il codice genetico di certi "adulti", i pischellini da loro imparano. :-)
Cri ha detto…
Io questo post non sono riuscita a commentarlo. Ho troppa tenerezza per i pischellini, non sono obiettiva. Poi "Ho visto Nina volare" mi fa struggere, mi viene un groppo in gola e mi blocca le parole. Però l'ho letto, intensamente.
Ginevra ha detto…
@Cri
Grazie per averlo fatto ed avermelo detto! :-) Ci sono circostanze in cui non ci viene facile esprimere le nostre emozioni, ti capisco; sì, questo brano è un terremoto anche per il mio cuore; ho trovato fosse appropriato al contesto sia per la storia che descrive che per il pathos espresso nelle sue armonie. :-)