Decrescita e Arte a Torino il 6|12|2011
Intanto vi segnalo al volo questo, dal sito del Movimento per la decrescita felice di Torino (notare il sottotitolo del medesimo...).
"Quando il fare è stato finalizzato a fare sempre di più ha cominciato a distruggere sistematicamente la bellezza. Sia la bellezza originaria del mondo, sia la bellezza aggiunta dal fare bene nel corso dei secoli. Nella finalizzazione del fare al fare sempre di più, il mondo è stato ridotto a serbatoio di risorse e discarica di rifiuti. Per ricavare quantità sempre maggiori di risorse si è distrutta senza rimpianti la bellezza di paesaggi naturali o antropizzati. Per trasformarle in quantità sempre maggiori di merci la superficie terrestre è stata ricoperta di incrostazioni orripilanti di edifici e d’asfalto, i fiumi sono stati trasformati in fogne e riempiti di sostanze velenose, l’aria è stata intossicata di fumi orribili a vedersi e devastanti a respirarsi, sono stati abbattuti boschi secolari.
"Quando il fare è stato finalizzato a fare sempre di più ha cominciato a distruggere sistematicamente la bellezza. Sia la bellezza originaria del mondo, sia la bellezza aggiunta dal fare bene nel corso dei secoli. Nella finalizzazione del fare al fare sempre di più, il mondo è stato ridotto a serbatoio di risorse e discarica di rifiuti. Per ricavare quantità sempre maggiori di risorse si è distrutta senza rimpianti la bellezza di paesaggi naturali o antropizzati. Per trasformarle in quantità sempre maggiori di merci la superficie terrestre è stata ricoperta di incrostazioni orripilanti di edifici e d’asfalto, i fiumi sono stati trasformati in fogne e riempiti di sostanze velenose, l’aria è stata intossicata di fumi orribili a vedersi e devastanti a respirarsi, sono stati abbattuti boschi secolari.
Sarebbe stato possibile perseguitare la bellezza originaria del mondo
e la bellezza aggiunta dal fare umano quando non era finalizzato a fare
sempre di più, ma era un fare bene finalizzato alla contemplazione, se
la bellezza fosse ancora stata considerata un valore nell’immaginario
collettivo e nel sistema dei valori condivisi? Se l’arte avesse
continuato a proporsi di difenderla anche dalle cause naturali che ne
intaccano l’integrità? Se all’arte si fosse continuato a chiedere di
esprimere l’esigenza, tanto utopica quanto inalienabile dall’animo
umano, di superare i limiti dello spazio e del tempo e creare
una continuità tra le generazioni proprio attraverso la difesa della
bellezza? Ma come può l’arte preservare la bellezza se le capacità
tecniche necessarie a rappresentarla vengono disprezzate e ritenute un
freno alla capacità creativa?
Il contributo che, mediante la difesa e la valorizzazione della
bellezza nell’immaginario collettivo, l’arte può dare alla definizione
di un paradigma culturale capace di arrestare la deriva in cui l’umanità
è stata trascinata dalla finalizzazione dell’economia alla crescita
della produzione di merci, è un compito entusiasmante anche se non
facile, perché occorre ricostruire dalle macerie accumulate in un secolo
di distruzioni, di demolizione culturale del saper fare, di
semplificazioni, di banalizzazioni, di ideologie spacciate per idee, di
marketing spregiudicato spacciato per critica artistica e storia
dell’arte, di fatue valorizzazioni verbali del nulla, di arroganza nella
gestione del potere.
Il saper fare non è soltanto il mezzo
per attuare ciò che si progetta, ma costituisce anche la misura di ciò
che si può pensare e progettare".
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