Seguendo Latouche: Della felicità, del piacere e della libertà dalla schiavitù 2/2

(continua dal post precedente)

Il che vi spiega anche - o meglio, lo spiega ai più disattenti o in malafede - perché io possa avere davvero tanti seri problemi di salute, o economici, o sia single (dove quest'ultimo non è un problema, per me, ma evidentemente lo è per molte donne che popolano la rete e che vanno in asfissia se non hanno qualcuno accanto o sopra) eppure stia così bene, non senta per nulla d'accontentarmi - anzi, abbia una qualità della vita a mio avviso altissima - e sia di fatto una persona serena ;-)

Io credo che alla fine - se non siamo dei fortunati dementi (cosa che invero vedo sempre più frequente, però) stile Forrest Gump, la cui inconsapevolezza lo salva in ogni situazione dalla spaventosa deriva emotiva che una qualunque persona intelligente e sensibile proverebbe in molti eventi dolorosi e fallimenti che caratterizzano l'esistenza umana - la nostra felicità dipenda dalla capacità o meno che abbiamo di riflettere seriamente (pur e soprattutto in un contesto sociale che ci fa sputare sangue anche solo per sopravvivere) su quelle che riteniamo essere le cose che per noi contano davvero nella vita e sul modo (le strategie) per raggiungerle.

Imparando a non dare retta al rumore intorno, ma proprio pensando a noi stessi.
Ponendoci domande quali "quando è stata l'ultima volta in cui sono stato realmente felice?", "dov'ero?", "che cosa ho provato?", "quali altri stati emotivi stavo avvertendo contemporaneamente?".
E poi cominciare a farle. Non aspettare.
Cominciare, muoversi, agire - indipendentemente dalla certezza o meno di conseguire un certo obiettivo.

Per me il senso di tutto non sta nel raggiungere qualcosa ma nella tensione che vivo nel tentativo.
Il viaggio a piedi girovagando, perdendomi, assaporando ogni passo piuttosto che in auto o in aereo per raggiungere un luogo.
Un lavoro per il piacere di un lavoro per cui il denaro o un 'prodotto' finito diventano giusto gradevoli effetti collaterali ma non la priorità.
L'innamoramento e le relazioni sentimentali se/quando vi sono, ma senza ansie, senza proiezione futura, senza scopi ulteriori. Solo vissuti nel qui e ora quando ci è data la grazia - perché non si possono costruire a tavolino, pertanto sono magici stati di grazia - di provarli.

Tutto vissuto nel presente e come se il mondo che voglio fosse già qui, tangibile, lo stessi già vivendo.
Per cui, alla fine, lo vivo già.

Buona giornata a tutti voi, e che possiate provare lo stesso! :-)


Commenti

Tu sai vivere, o almeno cerchi di saperlo fare, preferisco essere intelligente e capire il marcio che essere ignorante e quindi ignorarlo, un po' come te credo, da quello che hai scritto viene fuori questo, una frase di una canzone a me molto cara dice: "il tuo benessere qualcuno doveva pur pagarlo", quando l'ascolto penso che p dannatamento vero, e sapere che in minima parte anche io approfitto di questo benessere mi fa star male..ma questa è un altra storia... saremmo buoni amici nella "VITA VERA" sai?
Minerva ha detto…
Mah, non ho la pretesa di 'saper vivere' in assoluto, anche perché credo che per ognuno il 'benessere' sia qualcosa di diverso, quindi che non esista un 'saper vivere' in assoluto. Magari ciò che accade è che quando persone tipo te e me si incontrano, anche solo virtualmente, si riconosca nelle premesse di benessere altrui le nostre :-)
Io, più che 'saper vivere', ho identificato nel tempo cose/situazioni/sogni/piaceri ai quali tengo, che mi fanno stare bene malgrado tutto, e che stanno diventando sempre più una nicchia e un rifugio dai mali del mondo. Però, allo stesso tempo, sono persuasa che se vivessimo tutti molto più nella dimensione del 'desiderio' - e quindi da lì all'azione - forse cambieremmo proprio la società cui apparteniamo.
Amici nella "vita reale"? Chi lo sa: a volte si risuona di cuore solo virtualmente e nelle vita reale non ci si trova. A volte l'una è il riflesso della sintonia nell'altra. Mi sono capitate entrambe le cose sinora. E continuo a sperare sempre negli esiti positivi, e a non sottrarmi mai a potenziali buoni incontri, qualora fosse o si volesse: l'amicizia è una componente importante del mio tentativo d'essere felice, e la cerco in chiunque possa darmi la sensazione che sia rilevante per lui/lei quanto per me :-)
Se fossimo tra chi non cerca di conoscere, tra chi non cerca risposte, e sopratutto tra chi non si pone domande, allora potrei darti ragione, nella "vita vera potrebbe anche darsi che non si andrebbe daccordo", ma siamo persone di quel genere? credo di no.

La visione della Tua filosofia di vita è già di per se saper vivere, vivere è già saperlo fare, essere consapevole di cio' che ci piace e di cio' che ci bagna di emozioni è sintomo di consapevolezza, di esserci, di esistere,

Non so quanto di te tu lasci passare nel tuo blog, quello che viene fuori di me nel mio di certo è sotto la mia supervisione, come se setacciassi le parole, ma non per nascondere , anzi per fare in modo che non venga fuori il meglio :-), sarebbe troppo facile farsi piacere dalla gente, e spesso lo è davvero.
La rete è zeppa e zuppa di poeti e cantastorie, con questi il passaggio alla vita vera sarebbe discordante e probabilmente lontano da me...

Mi basta sapere che , qui dentro, o li fuori , sarebbe una buona cosa tra me e te.
Minerva ha detto…
Sempre c'è una selezione e una proposta solo di parte degli elementi che compongono una persona nel momento in cui questa pubblica sul blog e di certo di cerca sempre di controllare l'impressione che si farà in un potenziale lettore. So bene per esempio che se continuamente mettessi immagini di porzioni di pezzi di corpo o usassi un linguaggio sboccato, anziché avere pochi lettori molto scelti avrei decine e decine di grezzi pornografi. Ma è ciò che mi interessa? No. E in realtà, anche se gli interlocutori leggono ciò che noi selezioniamo e scriviamo, poi si fanno la loro idea di noi, indipendentemente da quanto noi abbiamo cercato di controllare l'impressione che potremmo suscitare in loro. A me, alla fine, molto semplicemente, piacerebbe leggessero persone normali con le quali parlare serenamente di tutto - anche senza pudori - e nel modo in cui si farebbe tra persone complici e positive, di persona, davanti a una birra.
Però guarda che anche tra persone riflessive poi magari non si va d'accordo: non è che la riflessività in automatico dia la complicità.
Nonostante ciò, la tua ultima frase m'ha fatto sentire 'a casa', molto semplicemente e senza bisogno di specificarti oltre cosa intenda - e oggi ne ho proprio bisogno. Quindi, intanto, grazie :-)
Il Mondo Capovolto ha detto…
Non so..ho letto questo post e mi sono resa conto che a volte ci lasciamo condizionare dalle pressioni esterne e in questo modo spesso non facciamo ciò che veramente desideriamo!Un ottimo insegnamento: dare ascolto a ciò che ci procurerebbe benessere anche se attorno a noi ..ahimè... tutto ci porta a fare il contrario! Proverò a farlo...in realtà già ci provo.. a fasi alterne ;)
Minerva ha detto…
@Dreamy Melrose: in bocca al lupo di cuore che tu ci riesca! :-)
E' una vita che faccio outing ma mica mi credono! :-)

La prima è nel buco del culo del mondo.....circolo polare artico