Tatuaggi: l'unicità del corpo attraverso segni visibili

Scrive Michela Fusaschi che "per l’antropologia, il tatuaggio è una pratica che rientra nella categoria delle modificazioni e alterazioni del corpo largamente e storicamente diffuse pressoché in tutte le società" [(2009) "Antropo/grafie del corpo. Piercing e tatuaggio nelle soggettività contemporanee" in G. Guizzardi, Identità incorporate.  Segni, immagini, differenze, Il Mulino]. Esso può essere provvisorio come nel caso dei tatuaggi all'henné che perdurano alcune settimane, o permanente, quando ottenuto per mezzo di punture del derma con aghi intrisi di inchiostro o di altre sostanze.

"La letteratura etnografica ci ha per molto tempo restituito interpretazioni di pratiche come il tatuaggio in termini di segni tradizionali per mezzo dei quali la collettività viene ad imprimere sulla e nella carne degli individui marchi indelebili di un’appartenenza ed un’identità comuni, questo per ricordare costantemente i valori della società nella sua interezza e attribuire anche agli individui un posto adeguato in seno alla medesima come perpetuazione di un ordine sociale": in questo senso possiamo leggere tanto i tatuaggi facciali dei Maori, che indicavano gli uomini liberi e nobili, quanto quelli, di converso, fuori dal comune per nascita o talvolta anche per condizione di vita o per scelta, come nel caso di marinai e carcerati nella società europea ottocentesca.

Per questi ultimi il segno indelebile lasciato dal tatuaggio veniva a rappresentare sia l’attestazione del passaggio alla vita dei veri 'duri', sia un segno di virilità. Il tatuaggio era in uso fra pellegrini e soldati, pirati, prostitute e spogliarelliste, ma anche fra operai che vi vedevano il modo per simbolizzare il proprio valore. Parimenti funzionava per i nobili, uomini e donne, per i quali rappresentava un segno di distinzione sociale.
Infine, "dall’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso, questa pratica esce definitivamente dalla dicotomia bene/male", così come il tatuaggio non diviene più elemento per l'omologazione a una determinata categoria sociale quanto opportunità/segno di distinzione che celebra l'unicità dell'individuo, differenziando il proprio corpo da quelli altrui.

Nelle conversazioni con persone che hanno tatuaggi sul proprio corpo sono giunta alla conclusione ch'esse non ritengono d'essersi 'ricoperte' con un qualche segno, ma d'aver fatto emergere qualcosa della propria identità all'esterno, quasi la pelle dipinta diventasse un'interfaccia tra la propria natura interna e la sua rappresentazione - visibilità per sé e per gli altri - esterna.

In questo senso, a volte, sogno di farmi io stessa uno o più probabilmente più tatuaggi. Se dovessi mai realizzare tale desiderio, essi seguirebbero questa ultima ipotesi interpretativa.
Mi tatuerei allora:
- una farfalla su una scapola, sulla pancia o su un fianco -> per la loro bellezza naturale e a indicazione di una vita breve ma intensa;
- una piccola tartaruga -> perché la mia casa è sempre stata ciò che, nomade, sono riuscita a mettere in uno zaino e caricarmi sulle spalle;
- l'arcano maggiore della Papessa dei tarocchi (in stile Art Nouveau), in grande sulla schiena -> la Papessa rappresenta il femminile notturno, l'anti-maternità, l'amore platonico, l'intuizione, l'anelito all'arte e alla filosofia, caratteristiche per le quali mi sento vicina a questo personaggio;
- e infine un sole, raggiante, sorridente e luminoso, all'interno della caviglia -> per contemplarlo solo io, nei momenti più duri e difficili dell'esistenza, e ricordarmi che così come sono stata felice in passato potrei esserlo di nuovo in futuro, e quindi darmi speranza.

E voi avete tatuaggi? Quali e dove?
E se non ne avete, quali vi piacerebbe avere?
Quali immagini rispecchierebbero la vostra identità?

Commenti

Anonimo ha detto…
Io non ne ho però confesso che ogni tanto ci penso all'eventualità (quando avrò i soldi) di farmene fare...
Sembra sciocco ma l'unico che mi viene in mente è il nome di mia figlia o mio figlio sull'avambraccio (so che è una moda ma lo trovo carino come gesto)
Per le immagini non saprei scegliere, so troppe!
MrJamesFord ha detto…
Finalmente il tattoo-post è arrivato! :)
Che dire!? Io ho sempre considerato i miei come cicatrici in positivo: il ricordo di un momento della mia vita, di un luogo - vicino o lontano, avendoli fatti in più parti del mondo -, dello stesso tatuatore, di me in quell'istante.
Non sto ad elencare quelli che farei - al momento la mancanza di soldi da dedicare alla pratica acuirebbe troppo la nostalgia -, ma posso sempre indicare quelli che ho già.
Dunque, partendo dal basso: l'albero della vita celtico sulla parte sinistra del polpaccio sinistro, la carpa giapponese - in blu - sulla coscia destra, il kokopelli dei nativi americani sull'inguine sinistro, una manta in stile tribale sulla scapola destra, un leone sempre in stile giapponese sulla parte destra del petto - blu, arancione, giallo e rosso -, due calaveras messicani sulla spalla destra - rossi, gialli e neri -, un tribale maori nella parte interna del braccio destro, tra avanbraccio e bicipite, il braccio sinistro dal polso alla spalla completamente maorizzato - rosso, nero e grigio, un pò alla Ben Harper -, risultato di cinque lavori di tatuatori diversi, un tribale sull'anulare sinistro fatto per il matrimonio.
Dovrei aver finito, almeno per ora! ;)
Sleeper ha detto…
Mmm, io ne ho due, entrambi fatti in momenti della mia esistenza nella quale significavano qualcosa di molto particolare.

Il primo è una testa di lupo che ulula alla luna, e rappresenta il mio carattere solitario ma allo stesso tempo che non disprezza il branco, solo se ben selezionato. L'ho fatto a 18 anni, quando cercavo il mio posto nel mondo.

L'altro è arrivato a 20, è una fenice, per trovare il mio posto nel mondo ciò che ero prima è "morto" e mi sono risvegliato come persona nuova, dalle ceneri di me stesso, con nuove promesse e un nuovo modo di essere.

Ne prevedo un altro, connesso a qualche popolazione antica ma devo ancora sceglierlo con cura! :)
Minerva ha detto…
@ Inneres Auge: come sempre, la tua attitudine romantica mi scalda il cuore. Questa incantevole delicatezza vedo, nelle tue parole!

@ MrJamesFord: sei davvero un dipinto vivente! E in gran parte figure animali altamente simboliche o segni da culture 'altre' parimenti simboliche e rituali. Molto, molto interessante! La carpa poi è uno dei tatuaggi giapponesi più intensi, il soggetto prediletto della yakuza :-)
Come mai questi soggetti così specifici nelluna o nell'altra tipologia? Hai fatto ricerche puntuali prima di scegliere?

@ Sleeper: Sì, scegli con cura. Magari pensa a un significato simbolico, come hai già fatto, e poi vedi se c'è qualche 'segno visuale' in qualche cultura che lo richiami.
Ernest ha detto…
ehmm... si io ne ho
unmo decisamente vistoso sulla spalla braccio sinistro, un disegno polinesiano convari simboli amicizia, vita etc...
Un bracciale sul polso destro con la scritta libertà in aramaico.
Un drago giapponese che rappresenta la giustizia sull'avambraccio destro.
la scritta "per aspera ad astra" sull'avambraccio sinistra
e poi il Che sulla spalla destra.
Giuro... Basta!
Comunque la cosa importante è farli solo se si è convinti e non per moda...
MrJamesFord ha detto…
Minerva, a volte ho aspettato e cercato, altre è stato un colpo di fulmine: un pò come negli intrecci sentimentali!
Sono un pò, in effetti, ma se avessi qualche soldo in più sarebbero sicuramente più presenti sulla mia pelle.
A proposito di yakuza, mi ricordo una volta, a Sidney, in cui il cameriere di un ristorante mi chiese se in Italia ero parte di una gang o della mafia per via dei miei tattoos: e non li ha neppure visti tutti, pensa! :)
Minerva ha detto…
@ Ernest: perché, perché rispetto a te sono così maledettamente curiosa che vorrei le foto? :-P

@ MrJamesFord: appunto, nell'immaginario ancora sono legati a certe categorie sociali ;-) proprio belli e intensi, però, quelli che hai descritto!!

Poi penso che nel mio caso l'ipotesi di farmene uno di grandi dimensione sulla schiena con quel soggetto sia anche legato alla mia concezione dell'eros per cui più ce n'è e meglio è, e che questo si alimenta anche per il tramite della dimensione visiva e non solo per l'atto sessuale in sé. Santo cielo, che immaginazione viva, la mia! :-D
MrJamesFord ha detto…
Minerva, sono con te almeno quanto tu eri con me rispetto al post del cibo.
Elettricità totale, direi.
E completo appoggio al tattoo su tutta la schiena, per tutti i suoi significati.
giorgio ha detto…
Controcorrente, forse per via dell'età...
Non mi piacciono i tatuaggi applicati sul corpo (esteticamente sono a volte bellissimi).
Mi fanno pensare a qualcosa di statico, che rimane lì presente per sempre, mentre per me la vita è trasformazione continua.
Poi credo che in molti casi oggi siano segno di omologazione, fanno identità di gruppo oltrechè moda (chi non ha tatuaggi ha qualcosa di meno e di diverso).
E poi perchè non deve bastare il mio corpo così com'è a dirmi e a dire la mia diversità, la mia unicità, il mio valore?
Mi amo di più se sono tatuato? Mi ami di più se sono tatuato?
Sarà che a me le caratteristiche personali di un individuo piace scoprirle nella relazione, come gioco, come avventura, non trovarmele spaparanzate davanti a mò di bandiera. Che se poi dal momento del tatuaggio quella persona è cambiata? Se da pantera è diventata farfalla o miciona?
Con tutto il rispetto.
Giorgio
Minerva ha detto…
Caro Giorgio, sgombriamo subito il campo dalla questione tatuaggi come moda - che non prendo neanche in considerazione qui. La tua risposta, più che dell'età, per me risente della tua professione (ed è ok, ognuno ha appunto la propria prospettiva) - per cui sai bene che la vita è cambiamento continuo e quindi qualcosa di permanente segnato sulla pelle per te è troppo 'statico'. Posso capire il tuo discorso, ma contemporaneamente c'è qualcosa - proprio nell'identità di ciascuno di noi - che rimane fisso nel corso della vita e che magari potremmo aver piacere di esplicitare e rendere visibile a noi stessi e agli altri come comunicazione non verbale nel contesto di qualsiasi relazione, non trovi? Non è che la scoperta dell'altro debba passare per forza attraverso il dialogo verbale, il gioco, la complicità, i piccoli passi: ogni relazione gli interlocutori-in-relazione se la gestiscono un po' come vogliono. Una persona d'altronde si veste in un certo modo, si trucca o si pettina in un altro, quindi già comunica - come tu ben sai - "spaparanzando caratteristiche di sé a mo' di bandiera".
Oltretutto, se tu ascoltassi persone che si tatuano, ti direbbero che hanno voluto rendere visibili elementi importanti per la loro vita e non applicare qualcosa di esterno su di sé. Io provo curiosità verso questa scelta, e l'effetto che mi fa spesso è quella di invidia del coraggio, appunto, di segnare permanentemente qualcosa su di sé non perché i tatuati siano individui 'privi di evoluzione' o incapaci di vedere che la vita è costante cambiamento, ma perché hanno individuato elementi che sentono propri della loro natura più intima e permamente, e hanno fatto un segno altrettando permanente su di sé: per me aver individuato questi progressivi elementi stabili di sé è una gran conquista, e segnarseli addosso un atto di forza e solidità, e questo invidio loro!
Per quanto riguarda il corpo, questo per me è proprio una tela o anche 'creta' in altri casi - come antropologa conosco bene la manipolazione cui è sottoposto per mille ragioni nelle diverse culture, quindi non ne celebro la sacralità dell'integrità e dei confini naturali che per me sono solo una tragica perversione cattolica. Il corpo è lì come la mia mente e il mio cuore - permeabile e trasformabile a mio piacimento - quindi ben venga qualsiasi gioco serio, come il mio piacere d'avere un ago nella carne o un colore o un segno che lo incide, per cui io lo voglia utilizzare.
L'amore poi non ha nulla a che fare con un corpo tatuato o meno - al limite è l'attrazione che può essere messa in relazione a tale trasformazione del corpo, e l'attrazione segue logiche particolari in ciascuno di noi - come anche qui tu sai - e quindi ciascuno avrà la propria e guarderà col proprio sguardo. Questo detto, non provo specifica attrazione fisica o affettiva per chi è tatuato rispetto a chi non lo è; però 5 uomini diversi con i quali sono stata (e non ne ho avuti molti nella vita) scoprii dopo aver fatto l'amore con loro che avevano tatuaggi navajo o huichole. Dopo. Quindi l'attrazione era dovuta ad altro, ma quei segni visibili identificavano elementi della loro personalità che evidentemente sono elementi che io cerco negli uomini che amo. Curioso, non trovi? :-)
giorgio ha detto…
Bella la libertà di avere opinioni e sentimenti diversi.
Come ulteriore stimolo mi è venuto da pensare ai tatuaggi dell'anima... ma si aprirebbe un ulteriore e "corposo" capitolo...
Buona giornata!
Giorgio
Minerva ha detto…
E apriamo questo capitolo - con un post scritto a 4 mani e pubblicato in contemporanea sui nostri blog - e vediamo come i nostri diversi lettori rispondono. Che ne dici, ti va? :-)
Buona giornata a te!
Gio ha detto…
Ma qui è arrivata la primavera :-)
E io finalmente sono il Dr. Gio :D
Evviva!
Minerva ha detto…
Congratulazioni di cuore, mio carissimo! :-D
Eh sì, la primavera è arrivata, anzi: quasi l'estate... adesso vediamo cosa ci porta ;-)
Silvia ha detto…
Io non ho nessun tatuaggio,e credo che alla mia veneranda età non ne farò più, ma da sempre legata anche io alla carta della Papessa, perchè rappresenta una parte di me, forse quella che conosco solo io.
Hob03 ha detto…
mi piacciono addosso agli altri, soprattutto nei maschi, ma io non ne farei mai su di me (il mio corpo è un tempio!)
Minerva ha detto…
Eh sì, sul corpo maschile hanno un certo fascino, specie se sono cose molto personali di quell'uomo :-)
OrsaBIpolare ha detto…
Personalmente non amo tutto ciò che è irreversibile.
Però alcuni tatuaggi (quelli incomprensibili)sul corpo degli altri mi destano curiosità nel voler conoscere quella persona.

Da ragazzina comunque avevo pensato di tatuarmi un delfino (simbolo del mio amore per il mare e di tutte le creature sorridenti...) poi ho visto che lo avevano cani e porci e ho cambiato idea!
nevelievelieve ha detto…
.. minerva, sono arrivata qui cercando una cosa. e ho trovato molto altro.
e ti ringrazio.
per tutta quella vita che ho letto e odorato.

ho un tatuaggio, un fiocco di neve, e sto pensando di farne un secondo: un melograno.
e rispecchiano la mia personalità, in toto.

:)
Minerva ha detto…
@nevelievelieve: benvenuta! Prendi pure tutto ciò che ti serve di qui. E sul melograno ho scritto una piccola cosa apposta - è un profumo (e un frutto) che adoro a dire poco :-) Buona serata!