I ribelli della montagna
Io posso esortarvi/-ci tutti a un altro modo di vivere, di sentire le relazioni, di godere dell'esistenza. E posso e voglio non smettere mai di concentrarmi sulla dimensione positiva, luminosa e felice della vita e degli esseri umani - perché di cose tremende e agghiaccianti nel nostro quotidiano ne dovremo sempre fronteggiare.
Ma oggi queste ultime sono forti quanto la mia volontà di resistere loro, ed è per questa ragione che non posso non pensare a chi sta combattendo per noi in montagna, e voglio dedicare a questi miei amici - e fratelli del mio cuore - questa canzone, mentre seguo su RadioBlackOut e Indymedia ciò che sta accadendo.
Commenti
questa versione è stata la mia sveglia per anni
e faccio parte dei vinti.
adesso mi resta solo questa consideraazione: dopo di allora non c'è più stato niente, ha vinto la repressione.
verranno altre generazioni e dobbiamo aiutarle. ma noi abbiamo perso.
@ Ernest: sempre.
@ Cirano: in bocca al lupo, amico! :-)
Comunque io rimango dell'idea che non bisogna solo lottare, ma pure VINCERE. Non è una parola brutta, sapete?, è che ce l'hanno usurpata i 'cattivi' - per cui abbiamo addirittura il terrore di dire, oggi, che vogliamo raggiungere questo risultato...
Io non credo in questa cosa dellalternanza delle generazioni, o del senso di colpa di affermazioni come che noi avremmo perso ecc. Piuttosto vedo una continuità di resistenza, che è stata data a me da chi è venuto/a prima e per la quale ora combatto a fianco di altri più giovani, e secondo modi che non sono mai stati, per es., quello delle manifestazioni.
Ma vedo miei ex compagni d'università e delle lotte anarchiche di 20 anni orsono che oggi insegnano in modalità rigorose e sputando sangue pur di continuare a farlo, e crescono ragazzi svegli, critici e combattivi. Vedo un mare di locali e di circoli gestiti da persone nate da quelle esperienze e che poi hanno permeato di un certo tipo di cultura/sensibilità/riflessioni la città perché sono rimasti fedeli a certi ideali e certe pratiche. E ancora editori, giornali, prodotti d'arte/cultura/spettacolo che rimangono in quella direzione e con processi produttivi e discorsi in aperta antitesi al mercato. O infine esperienze di baratti, economie di scala, esperienze di condivisione che giocoforza - anche solo per la sopravvivenza - stanno diventando patrimonio della società mainstream. E tutto questo, anche se non è ancora su grandi numeri, è già una tendenza di cambiamento - forse va solo promosso con ogni mezzo necessario (come si diceva una volta...). Poi dammi dell'idealista, ma io comunque ci provo :-)
ma non ho smesso di provarci, anche se il ruolo che mi sono ritagliato è solo quello che dici tu, di by-pass...