Musica, sorrisi e aria di famiglia

Qualche sera fa ho avuto l’occasione di vedere in concerto dal vivo Paolo Tofani, Patrizio Fariselli e Ares Tavolazzi - ovvero i componenti degli Area - accompagnati da Walter Paoli.
Gli Area erano stati, insieme a una varietà di musica psichedelica, punk, elettronica e jazz, la colonna sonora dei miei anni universitari, e in anni recenti - attraverso percorsi anche lavorativi - ho avuto occasione di ‘conoscerli’ più da vicino con l’ascolto di interviste e racconti di conoscenti comuni. Sempre ho avuto l’impressione di avere a che fare con persone serene e felici delle loro scelte, pacificate con la vita e con il passato. Persone che sono diventate simbolo di un periodo storico-sociale-musicale, e da qui– dopo il colpo della morte di Stratos – hanno intrapreso percorsi autonomi, finché ‘qualcosa’, nell’ultimo anno, li ha in qualche modo riuniti nuovamente.

La prima metà del concerto si è svolta in assoli e in duetti. Come una danza, uno entrava, suonava il proprio brano, un secondo vi si aggiungeva per un secondo brano, poi avrebbe a sua volta eseguito un pezzo da solo e così via.
Seduta in un posto laterale, la testa tra le mani, ho chiuso gli occhi – ché talvolta la musica la si assapora meglio senza vedere. Piccoli colpi sul mio schienale: piccoli, ritmati, timidi. Il ragazzo seduto dietro di me, probabilmente…
Apro gli occhi: Fariselli e Tavolazzi stanno ridendo di gusto mentre suonano, i loro corpi ondeggiano, non riescono a stare fermi, mossi negli spasmi della musica che stanno eseguendo e ‘sentendo’ – quella che anche a me dà piacere. Musica che ‘entra in risonanza’ con qualcosa dentro di me, che in parte è memoria in cui echeggiano ancora gli Area, in parte è ritmo, facile da seguire e su cui anticipare possibili variazioni performative da parte loro, in parte ancora è un tema musicale sconosciuto sul quale vedo scorrere immagini e sento sovrapporsi narrazioni verbali.


Continuerò così per tutto il concerto – alternando momenti a occhi chiusi a momenti in cui li guarderò e guarderò il modo in cui si scambiano occhiate, o il modo in cui i loro corpi interpretano la musica. Giocheranno così tutta la serata, si divertiranno (nonostante i problemi tecnici continui) rendendo noi – il pubblico – partecipe del piacere che provano semplicemente a suonare (insieme).
E noi avremo la sensazione di ‘stare in famiglia’, una famiglia che ci siamo scelti, e che annovera gente che si sorride.

Commenti

Lindalov ha detto…
Ho saputo della loro esistenza grazie ad un blog (il bello di internet) che seguivo qualche anno fa, poi perso (il brutto di internet).


:)
Cavalier Amaranto ha detto…
Li scopro anche io attraverso un blog, il tuo cappero, eheheeheheeh non male il pezzo, mi piacerebbe ascoltare altro per meglio capire.
Minerva ha detto…
Miei cari, cercando su youtube trovate di tutto, sia lavori di trent'anni fa con Stratos, sia ciò che hanno fatto come solisti - gente innamorata della musica, della sperimentazione, e del sentire fisicamente il paesaggio sonoro che ci circonda.
Un bacio a entrambi, avete blog davvero appassionanti e profondi - intensi e 'sani' - buona notte :-)
enzo ha detto…
I blog sono pieni di inossidabili nostalgici.
Ci sono anche io :)
Minerva ha detto…
Caro Enzo, non è solo nostalgia: queste persone sono vive e vegete, anche adesso, e - come mi dicevano - il 98% del loro concerto è ancora assoluta improvvisazione! ;-)