Auguri di cuore - e sintetiche accortezze per cominciare bene ;-)
L'anno scorso* vi avevo rivolto i miei auguri attraverso le parole meravigliose di Eleonora Manca, e certamente quelle esortazioni così delicate, eppur intense e appassionate, rimangono le stesse che vorrei ripetervi oggi. Prima di queste, però, mi sembra ci sia da realizzare una premessa che è un po' un salto in un'altra dimensione, un'altra prospettiva, un altro punto di vista con cui guardare alla vita e rapportarsi agli altri.
Questo salto consiste nell'abbracciare alcune linee-guida che a mio avviso sono fondamentali per stare meglio intanto con noi stessi, poi con gli altri (anche se questi in prima battuta non lo capiranno, e magari ne rimarranno addirittura sconcertati e offesi) e infine contribuire a cambiare un po' le cose su numeri più ampi.
Prima cosa: siate sinceri. Sinceri e onesti. Esprimete ciò che provate, dichiaratelo, che sia bene o male, che sia inquietudine o fragilità, che vi suoni come perversione oppure come la cosa più delicata di questo mondo. E dite chiaramente e onestamente cosa desiderate, accettando che gli altri rifiutino eventualmente di soddisfare tali vostre richieste.
Perché la vita è già così faticosa che costruire sull'ambiguità nostra o altrui, o su premesse e aspettative che non possiamo permetterci o che non avevamo al contrario concesso agli altri significa costruire un castello sulla sabbia, che il primo refolo di vento spazzerà via.
Seconda cosa: coltivate l'amor proprio. L'amor proprio non è egoismo: è cura di sé. L'egoista usa - ambuiguo e perverso - gli altri per raggiungere l'obiettivo del proprio temporaneo benessere. Chi invece coltiva l'amor proprio non gode della sofferenza altrui per il proprio benessere, né è interessato a esercitare alcun potere sugli altri, bensì vuole semplicemente stare bene ed essere felice rimanendo se stesso e permettendo agli altri, liberamente, la stessa cosa.
Mettere paletti a protezione di sé, inoltre, significa prendersi la responsabilità della propria persona e della propria vita ma contemporaneamente non farsi invischiare in tutte quelle perversioni che derivano dalle aspettative che gli altri reclamano nei nostri confronti e che noi non abbiamo mai concesso. Es.: se non ti prometto fedeltà, tu non la puoi reclamare / se non ti ho mai detto che t'avrei mantenuto, tu non puoi rinfacciarmi che non lo stia facendo, e via dicendo.
Terza cosa: in virtù delle due sopra, liberatevi una buona volta dai/dei sensi di colpa. Continuo a dirvi: questa è una vera e proprio porcata delle radici cattoliche della società in cui viviamo. Certo, sentirsi al centro dell'attenzione, pieni di responsabilità e doveri verso gli altri, con tutti che dipendono da noi, può darci un bel delirio di onnipotenza e coltivare la nostra buona immagine di noi stessi, ma... è una prigione, e in prigione - tra quattro mura, senz'aria, a girare su noi stessi - si impazzisce e basta.
Funziona così:
- ruoli + aspettative connesse a quei ruoli anche in assenza di nostre premesse esplicite
- -> castrazione dei nostri desideri, o nostra fatica e/o incapacità di star dentro quelle aspettative
- -> nostri desideri o nostra incapacità che tornano più forti e strazianti e s'impongono -> quindi loro soddisfazione
- -> senso di colpa / rimorso per la
- consapevolezza d'aver creato una situazione 'disarmonica' che difficilmente potrà essere 'riparata' tornando a ciò che era
- -> rabbia verso chi ci ha impedito di vivere liberamente ciò che provavamo dandoci tal tormento attuale
- + rabbia verso noi stessi, verso la nostra 'debolezza', e verso il fatto d'esserci messi in una situazione a monte (quella 'prigionia') che ha portato a tutto questo.
Potrebbe essere un enorme, ottimo proposito per l'anno nuovo - che ne dite? :-)
Io, intanto, vi auguro ogni bene, e vi abbraccio con un mare d'affetto!
(ah, e baciatevi tanto, sotto il vischio!!)
*Mi porto avanti coi lavori perché sono un po' stanca e domani non so bene dove sarò :-)
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