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Visualizzazione dei post con l'etichetta viaggiare

Bulimica di vita /3

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Mi chiedi come sia possibile che io non abbia bisogno di nessuno. Che proprio non ne senta la mancanza. E mi chiedi come sia possibile che non abbia più alcun desiderio di nessuno. Sai, è presto detto: sono sempre più autistica. Ovvero: nel mio mondo c'è un mondo migliore di quello là fuori e tutto ciò che posso fare - tenendoci alla mia autenticità e integrità che non potrebbe mai accettare compromessi in cambio della sopravvivenza - per stare bene, essere felice, e 'fare muro' rispetto alla violenza e all'ipocrisia intorno, è rifugiarmi in quello. E godermelo tutto! Ché poi - l'ho sempre detto, già mantenere la posizione è un atto di resistenza e di opposizione . E il mio mondo - è presto detto anche questo - è ricchissimo e pieno d'infinita bellezza: - ci sono i miei nastrini nei capelli, i miei trucchi e i vestiti sempre più fantasiosi e folli, - la mia ironia e spontaneità sempre più serene e libere dalle paure degli effetti che provochera...

CharRie's Café

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  E visto che racconto storie, e che da un po' sto girovagando e non dicendovi nulla, oggi vi parlo di Rie Sawada, e del suo viaggio-progetto CharRie's Café . Dove "Char" è la pronuncia di チャリ (ovvero 'bici' in giapponese) e Rie è appunto il nome proprio di questa mia nuova conoscente. Rie è una giovane nipponica residente a Berlino che ho conosciuto a Marsiglia. In compagnia dell'amico che mi ospitava, Dr Youcef - ciclista sfegatato la cui vita ruota intorno a quel suo unico grande amore che ripara per terzi, con cui viaggia, e che potesse si porterebbe a letto - stavo facendo un giro al porto, quando vediamo questa ciclista con una bella bici retro, ma superattrezzata per un lungo viaggio. Così ci avviciniamo e lui subito offre disponibilità di casa sua, di cui lei approfitterà quando qualche ora dopo rinuncerà al campeggio perché ormai completo. E così i due arrivano alla casa di lui a Noailles più tardi, dove la sottoscritta - da brava ...

Jalla with the flow!

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Jalla with the flow! Il motto di queste settimane - dalla sintesi dell'esortazione "jalla" ('andiamo') e dell'espressione "go with the flow" ('andare col flusso', ovvero viversela senza stress seguendo il corso degli eventi) - così come coniato dall'incontro a Marsiglia tra un franco-algerino, una giapponese e un'italiana che parlavano tra loro in inglese.

Che ci metto nello zaino? Cose stranianti, per favore! :-)

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In questi giorni ho rivolto questa domanda via facebook ad alcuni amici, ma - fate attenzione - non perché davvero avessi bisogno di consigli pratici del tipo "due slip, i calzini, un paio di reggiseni, un costume da bagno ecc.", quanto per avere consigli un po' buffi, dolci e stralunati su cose da portarmi dietro mentre - tanto per cambiare - dedicherò il prossimo paio di mesi a girovagare a piedi, in bus e con passaggi auto nel Mediterraneo. Di fatto, le cose che metterei nello zaino sarebbero da usarsi anche per vivere situazioni e momenti belli, divertenti o amabili con chi incontrerò (sono dei Gemelli - già sapete - se non gioco in continuazione muoio!), e quindi dovrebbero avere pure qualche potenzialità in quella direzione*. Per questo mi sono sentita consigliare di portar con me un piccolo strumento musicale, e un mazzo di tarocchi. Poi, stavolta, sono in un momento in cui parto pure con in mente due produzioni (una saggistica, l'altra letterar...

La propria identità, e il raccontare storie

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Amo le persone che mi raccontano storie - ma non storie inventate, non favole, non menzogne. Storie come aneddoti, come ricordi, come momenti di vita. Il piacere che mi dà ascoltarle è pari alla condivisione del sesso più intimo e complice, o a quella del pranzo più saporito e gustoso. Minerva di storie ne ha tantissime. Ha quelle personali di lutti, malattie, violenze, e poi inquietudini, pacificazioni e nuove prospettive da lì originatesi. Ha quelle abituali della vita con studio, lavoro, relazioni - che, pur se solo sue (e non potrebbe essere altrimenti: ognuno declina a modo proprio i medesimi 'riti di passaggio'), lei vede d'una noia intollerabile e pertanto, appena può, fugge. Infine ha quelle che derivano dai suoi interessi letterari (ovvero i racconti di altre persone vissute prima di lei), e dai viaggi e dagli incontri che le sono accaduti per strada. E ama raccontarle - queste storie - non per autocelebrazione, ma per dare accesso ad altr...

Figlia (felice) del lato buono della globalizzazione

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Sì, lo so, la globalizzazione è un discorso spinoso, e certamente mi conoscete abbastanza da sapere che non sono assolutamente a favore dei disequilibri nord-sud del mondo che obbligano masse a migrazioni in cerca di migliori soluzioni di vita, così come non sono felice di sapere che i vestiti a cifre ridicole con cui spesso mi copro arrivano dallo sfruttamento di poveracci vessati da scaltri sfruttatori cinesi protetti e avallati da un governo a dire poco criminale, così come infine non sono contenta per nulla che le industrie che fino a poco tempo fa davano lavoro ai cittadini italiani siano state rilocalizzate (= spostate dove il costo della lavoro è più basso e la manodopera privata di diritti e protezioni). Ma io mi sto riferendo ad altro: mi sto riferendo al fatto che la circolazione di informazioni e merci ci ha esposto - volenti o nolenti - alla diversità culturale con più frequenza rispetto a quanto poteva avvenire al tempo dei nostri genitori o dei nostri non...

"Cosa non ho fatto per un po' d'avventura, d'amore e di pace"

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Questa frase veniva spesso ripetuta da tal Lizzie Davis, vagabonda, a Bertha Thompson, pure lei vagabonda e autrice* del bellissimo libro Box-Car Bertha in cui quest'ultima narra dei suoi giri in lungo e in largo per gli Stati Uniti prendendo a sbafo treni merci. Queste parole mi risuonano così familiari che potrebbe essere il mio stesso intercalare! In questi giorni ho ripreso in mano quel libro, scritto da una donna che a partire dai primi del Novecento abbandona adolescente la casa materna insieme alla sorella e comincia a gironzolare - appunto su treni passeggeri e treni merci, ma anche in autostop (malgrado le poche auto circolanti all'epoca) - facendo ogni genere di cosa per guadagnarsi da vivere in ciascun luogo che attraversava, dai lavori come impiegata (era dattilografa) a quelli di fatica (cuoca, lavandaia, lavori di pulizia) da attività illegali fino alla prostituzione, e di qui alla ricerca sociale (un percorso simile a quello di Nels Anderson, autor...

Nomadismo, displacement e identità

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Non è la prima volta che per studio o lavoro mi trasferisco – in particolare all'estero – per un certo tempo. Già in passato sono stata via mesi affittando casa e facendo nuove conoscenze, dovendo parlare in un'altra lingua e mangiare cibi che non erano quelli cui ero abituata. In ogni luogo osservo persone e comportamenti – cerco di intuire l'anima del posto, l'atmosfera locale, il ritmo di vita della gente. Se non fossi così curiosa – e non amassi tanto espormi all'alterità – non avrei scelto come senso della mia vita quello che è il lavoro più bello del mondo. Immancabilmente, però, capita che arrivi il momento in cui non so più chi io sia né dove mi trovi. Uno spaesamento in termini di sensazione d'essere 'fuori luogo' – una condizione in cui non sei più la persona che sta viaggiando, ma neanche colei che appartiene realmente e pienamente al posto nuovo . Uno sgradevole limbo determinato dalla negazione d'una precisa collocazione...

Benefici distanziamenti

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Viaggiatrice da sempre - ma sempre in modi avventurosi che se solo penso a hotel a 5 stelle e viaggi organizzati mi viene la nausea - onde evitare la partenza last minute dello scorso anno (che pur si rivelò foriera d' esperienze meravigliose ), questa volta sto pensandomela un po' meglio e con una 'prospettiva'. Andare altrove significa sempre - in realtà - cambiare almeno temporaneamente prospettiva . Stai immerso in un altro contesto, lontano dalla routine della quotidianità, in altri ambienti visivi/sonori/olfattivi/gustativi ecc. Stai lontano dalle persone abituali che a volte - pur se vuoi loro bene - diventano presenze soffocanti. Ma soprattutto vedi le cose da lontano - il che significa che queste si rivelano in quel momento più piccole rispetto a quando le vedi da vicino . E solo il cielo sa quanto faccia bene questo. Il che è poi la ragione per cui anche normalmente tendo a essere un orso che si autoesilia lontano da tutto e tutti: non perché non voglia pa...

Timelapse of Vivid Sydney 2011

Sydney m'è rimasta nel cuore, quando 13 anni orsono davanti all' Opera House si stava tenendo il festival multiculturale della città, in cui incappai per caso, e tanto per cambiare mi persi per ore con artisti di strada sulla scalinata di questo incantevole teatro di Jørn Utzon. Buona visione! Timelapse of Vivid Sydney 2011 from James Zhao on Vimeo .

Non solo una comunità di viaggiatori

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Oggi vi parlo di CouchSurfing (ma potreste anche considerare le realtà analoghe di HospitalityClub , BeWelcome ecc.), una comunità estesa in tutto il mondo - anche nei luoghi più inaspettati, vedi le basi in Antartide - con lo scopo di ospitare gratuitamente altri viaggiatori della comunità. L'affermazione ricorrente tra i membri è che "un estraneo è solo un amico che non hai ancora incontrato" e - nella condivisione anche di pochi giorni di convivenza sulla base della gratuità - lo diventerà, contribuendo a quel cambiamento verso un mondo migliore, un divano alla volta che è il motto alla base della stessa organizzazione. La premessa è quella del 'dono' gratuito verso persone che ancora non si conoscono, dando loro appoggio logistico o ospitalità in casa propria affinché non si sentano - come stranieri - estranei a un posto (con il relativo smarrimento e senso di inquietudine). Dono che può esprimersi nell'agire come guide informali e nella condivi...