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Avishai Cohen, Israele, la musica e il cambiamento (magari non violento: grazie)

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L'altra sera sono stata al concerto d'un jazzista che mi piace molto, Avishai Cohen , di fatto cittadino di quel paese sciagurato che è Israele. Fuori dal teatro che l'ospitava, un presidio di sostenitori della Palestina invitava civilmente il pubblico a prendere coscienza del massacro (perché quello è) dei palestinesi in atto. Ora: che costoro fossero specifici sostenitori di quel paese o meno, personalmente ritengo che quando c'è un massacro in atto poco importa chi ne sia la vittima. E' il massacro di vite umane - di qualsiasi età, luogo, origine, cultura, religione - che ritengo inaccettabile in sé. Ciò detto, le reazioni del pubblico sono state diverse, e - accanto a coloro che avevano piacere di ascoltare il concerto, ma erano anche ben coscienti della situazione - vi è stato chi, ottusamente, ha giustificato e avallato ciò che sta accadendo (e questo è così tragico che davvero ti pone interrogativi sui limiti della non violenza). Ma vi era anche ch...

Uno zaino pieno di...

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Non vado via a lungo - giusto due mesi - ma affronto un po' di paesaggi ed escursioni termiche diverse e devo portare con me il netbook, quindi stavolta lo zaino è quello da 45 litri e non da 15 come al solito (ebbene sì, riesco ad andare via solo con uno zainetto così piccolo anche per periodi lunghi, d'estate). Bruce Chatwin sostiene - e io con lui - che il peso dello zaino sia inversamente proporzionale alla possibilità di camminare e quindi alla distanza che si può percorrere. Ergo faccio di tutto perché sia il più leggero possibile - almeno quanto deve esserlo la mia testa e la mia anima, se mi muovo ;-) Cosa non può mai mancare nel vostro zaino? E - soprattutto - cosa dovrei portare con me come oggetti simbolici , secondo voi? (Perché poi alla fine sono gli oggetti simbolici quelli più importanti, per la qui presente squilibrata)

Atti simbolici in microesplosioni controllate

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Poco più d'un anno fa pubblicavo qui un piccolo post dal titolo " Continuare a danzare, finché ci sarà musica ". Riportava un brano da Murakami, in particolare dal libro Dance, dance, dance che è il mio preferito tra i suoi romanzi. Quando sono disperata, di fatti, ho imparato ad adeguarmi a quel testo e l'uomo-pecora, piano piano, muta poi nuovamente le mie giornate in positivo. Un po' come il motto "Keep calm and carry on" che continuiamo a vedere usato nell'ultimo anno un po' dappertutto. Tipo "stringere i denti e andare avanti", sebbene per me le istruzioni di Murakami siano più puntuali rispetto ai suddetti motti invero generici - definiscono piuttosto una modalità, uno stile, e un'intera prospettiva d'azione che include la speranza. Poi mi chiedo anche se ancora si possa, oltre a fare ciò, compiere qualche 'azione', e nella deriva politica (e ancor prima culturale) attuale, penso in primis - come ho scr...

Baci, amore e morte: verità che certe persone non accettano

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Sulla tomba di Oscar Wilde i visitatori lasciavano scritte e posavano le labbra per un bacio. Baci di apprezzamento, amore, affetto nel lucido sogno di restituire calore a una persona vissuta nel passato che ancora ci parla con i suoi scritti e magari ci aveva detto qualcosa per noi significativo. E ora alcuni hanno pensato bene di procedere a una 'pulizia' di tutto ciò - alla rimozione di tutti questi segni. Dicono che deturpano il monumento. Cancelleranno tutto. E poi inseriranno un'asettica lastra di cristallo per evitare il contatto tra visitatori e tomba e conservare questa inalterata|inalterabile nel tempo. Io credo che qualsiasi cosa umana vada 'vissuta', e quindi condanno con ogni forza chi parla di 'scempio' perché s'è posato un bacio su una lapide : che vita avete, voi che volete le cose inalterate nel tempo, cristallizzate, con la speranza che non cambino mai? Non vedete inscritta la storia dei nostri respiri - del nostro essere vi...

Minerva fa collage dadaisti (cannibalizzando "D" di Repubblica...)! :D

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John Heartfield, Dada Photomontage , 1917 Ho sempre amato molto il Dadaismo – invero vi sono cresciuta dentro sia a livello istituzionale, dai primi studi accademici, sia nei contesti controculturali che frequentavo, dove azioni e immaginario dada erano prassi estetica e politica di riferimento (per la realizzazione di flyer, per provocazioni contro le istituzioni). Dada nega tutti i canoni estetici dell’arte, accusati giustamente d’essere funzionali ai valori del sistema borghese. Ciò si traduce nel rifiuto del concetto di bellezza, degli ideali, della ragione positivistica, del progresso – cui vengono contrapposti la libertà senza freni, l’irrazionalità, l’ironia, il gusto per il gesto ribelle e irridente, lo spirito anarchico. Una delle modalità espressive più frequenti nei dadaisti – che addirittura inventarono tale tecnica – fu il fotomontaggio e il collage . Raoul Hausmann, ABCD , 1923-1924 Il fotomontaggio nasce e si sviluppa nel dada berlinese (1918-1923) su...

Carnevale! Reazionario, ma potenzialmente rivoluzionario...

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Sono d’accordo con coloro che nei commenti al mio post precedente sulle origini del Carnevale hanno obiettato che la festa in sé è discutibile/rigettabile perché determinata dalle istituzioni di una società come ‘valvola di sfogo collettiva’ che sostanzialmente mira a confermare uno status quo attraverso un’inversione controllata dei ruoli in un periodo ben delimitato. Ma come antropologa vi propongo un’altra possibile prospettiva – che per noi funziona in questo caso come in diversi contesti extra-quotidiani (siano questi rituali, festivi, artistici, ludici in cui ci dedichiamo ai nostri interessi al di fuori del momento del lavoro) – che potrebbe portare a interpretare una situazione apparentemente unicamente ‘reazionaria’ come invero contenente in sé stimoli (seppur vaghi, da far maturare, da rendere azione) per il cambiamento della società intera. Nei contesti che ho menzionato, infatti, ciò che accade è innanzitutto che le situazioni abituali di tempo e spazio lavorativi sub...