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Ma proprio per niente 'vittima' (I'm not another brick in the wall)

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  Ieri leggo questo , in cui si discute d'un problema secolare - quel sistema castrante che va chiamato col suo nome, ovvero patriarcato - le cui conseguenze vanno dalla semplice ('semplice' si fa per dire, vedi l'ennesimo suicidio di giovane ragazzo gay) mortificazione di ambizioni/libertà degli esseri umani all'eliminazione fisica di chi si ribella alla norma scegliendo di seguire le proprie scelte/desideri, e mi colpisce una passaggio: " per le persone mutilate non c’è risarcimento alcuno che non sia il riconoscimento pubblico che ti sa imporre solo lo status di vittima ". Sante parole! Ché da un paio di mesi ho concluso un rapporto deprimente, misero e ridicolo che manco so come definire visto che non si può chiamare 'd'amore' essendo stato basato su quella che credevo una profonda amicizia e vissuto da parte mia con ben poca convinzione rispetto a un'eventuale prospettiva sentimentale futura (tanto per capirci, a un amic...

Mantenere la posizione

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Potente la storia di Erdem Gunduz che arriva in piazza Taksim a Istanbul, si ferma davanti al ritratto del padre della Turchia laica Atatürk e sta semplicemente lì in silenzio - lo zaino a terra, le mani lungo i fianchi, senza compiere un solo movimento - nevvero? E di lì, in varie città della Turchia e del mondo altri lo imitanto - correndo nelle piazze per poi rimanere fermi e in silenzio per ore. Un paio d'anni fa scrivevo su Metilparaben alcuni post in cui parlavo del potenziale rivoluzionario del mantenersi stabili nelle proprie posizioni (non però quella 'stabilità' frutto del non ascoltare le opzioni altrui, del non soppesarle adeguatamente e del non cambiera idea se le trovassimo migliori delle nostre, ché questa sarebbe mera ottusità), con limiti fissati a protezione di sé (un sé autentico, consapevole, lucido, coraggioso e libero: ovvero una persona completa, vera e coerente) imponendo in tal modo ad altri - di converso - il dover in qualche modo ada...

Combattere per il potere è da perdenti - i vincenti non ne hanno bisogno: lo esercitano e basta

Mi sono sempre tenuta lontana dalle lotte e dalle smanie di potere. Quando le vedevo - sul lavoro - provavo sofferenza e vergogna per chi le praticava, per chi sgomitava, per chi cercava di vincere e 'prendere tutto': io piuttosto me ne stavo fuori e osservavo, o davo informazioni agli altri anche contro il mio interesse personale. Dove questo "non trattenere per me" non significava per forza che fossi generosa, caritatevole, ingenua - piuttosto ho sempre oscillato tra l'idea karmica del bene che ti viene restituito dopo un giro lungo e il bieco menefreghismo per cui so che alla fine il sistema è omeostatico indipendentemente dalle mie azioni - ergo Ei Ja Nai Ka ! (ええじゃないか). Lo stesso quando mi trovo in situazione d'amante, perché anche qui, di fatto, se uno mi prende in quel ruolo già lo vedo come un poveretto cui mi sto concedendo nella speranza d'una sua evoluzione mentale ed emotiva, e quindi l'ipotesi di competizione con un'altra do...