Minerva va alla sua prima manifestazione enologica (e ne esce felicissima, ma non sbronza!)

Terroir Vino 2010, stessa ambientazione di quella del 2012.



Minerva vi deve assolutamente raccontare l'esperienza incantevole che ha vissuto proprio ieri, quando - andando a trovare a Genova degli amici che apriranno prossimamente un'enoteca nel centro storico - ha colto l'occasione per partecipare con loro alla prima manifestazione enologica nella sua vita: Terroir Vino.

Terroir vino è un evento annuale che mette in contatto direttamente produttori, ristoratori/enoteche e promozione/vendita dei vini via internet, in un clima sì serio di degustazioni e racconti sul vino, ma non serioso: se l'organizzazione è perfetta, la semplicità e la convivialità caratterizzano l'incontro tra le persone, e pure una neofita del settore come la sottoscritta ha potuto apprezzare e imparare grazie a coloro che la circondavano - amici più competenti di lei che pur le rivolgevano domande stimolanti e la facevano riflettere su caratteristiche e processi che altrimenti si sarebbe persa.

Quello del vino è un universo magico e profondamente umano e concreto al tempo stesso. Come nella presentazione dell'evento, l'accento viene posto sul 'sentire' ma anche sulla convivialità del raccontare. I processi produttivi sono parte di questo racconto in cui i produttori narrano la propria storia, le proprie scelte, anche le proprie finalità del recuperare tradizioni o inventarne di nuove per agire comunque un marketing che fa del rifiuto della produzione di massa a scapito della qualità e del ricorso a strategie quanto più possibile naturali il tratto comune delle scelte dei produttori.
Insomma: poco e meglio - e se un vino viene a costare di più in virtù di questo, rispetto a quelli che troviamo nelle grandi catene di distribuzione, pace. Vorrà dire che ce lo concederemo meno di frequente, ma come vero e proprio piacere.

E figuriamoci se io non sto dentro un discorso del genere! ;-)

Così, seguendo i miei amici, ho cominciato questo viaggio in cui per prima cosa ho appreso che l'olfatto - questo senso così poco esplorato nella cultura occidentale tanto che non abbiamo che poche parole per definire la gamma degli odori, ma dobbiamo ricorrere a 'metafore ambientali', 'note', 'sentori di' per riuscire a spiegarlo - è il senso principe della degustazione, prima ancora (e governante poi), il senso del gusto.
Certo, anche la vista è importante - definendo il colore, l'intensità materica e quindi la gradevolezza allo sguardo del liquido, così come le informazioni che si possono desumere dalle arcate che si formano a far roteare leggermente l'assaggio nel bicchiere e la loro velocità di caduta - ma questa non può competere con gli altri due sensi.

Le degustazioni vengono sempre fatte in 'verticale', ovvero ciascun produttore propone al degustante le proprie produzioni cominciando dal vino più recente tra quelli a minor gradazione alcolica (presumibilmente i più leggeri in assoluto) e da lì sale - andando indietro nel tempo come annata o come modalità specifiche di produzione che rendono più alcolico e/o più intenso il prodotto discostandolo man mano dalla produzione più leggera, più recente e spesso più semplice come processo produttivo. In questo modo, talvolta, vengono realizzati veri e propri 'viaggi' d'esplorazione di un singolo vitigno e di una singola azienda. Nel mio caso, ho avuto la fortuna di poter compiete quello del Pigato di una cantina dell'entroterra di Imperia.
Voi non avete idea del piacere, non avete idea!

Il rammarico è il fatto che il vino non vada bevuto - altrimenti al decimo assaggio a stomaco vuoto ti ritrovi steso per terra (però in una pausa sono uscita dai saloni in cui si svolgeva la manifestazione e ho trovato almeno una ventina di persone che ronfavano serenamente e sonoramente nei divani predisposti, ed erano degustatori professionali!) - bensì vada educatamente sputato in appositi contenitori. Già sapevo ovviamente di questa pratica, ma l'imbarazzo, nel mio caso, potete immaginare quanto sia stato forte! Nell'ottica però di potermi concedere l'intera giornata a scoprire questo mondo e i suoi racconti, ho superato anche questo e, spero, trovato un modo almeno 'misurato' nel farlo.

C'è anche da dire che il piacere degli odori, del riconoscerli, del piano piano allenarsi a tante sfumature ti fa passare al desiderio di verificare il sapore in termini di coerenza con i profumi che hai distinto, ed eventualmente individuare sfumature nell'armonia o al contrario 'asintonie' rispetto ai profumi precedentemente individuati per cui comunque non senti il bisogno poi di deglutire il tutto e mandarlo nello stomaco, quanto di - come ultimo atto - analizzare le sensazioni che ti lascia sul palato.

L'Arneis di questa cantina sarà il mio primo acquisto.
E così, niente sbronza. Ma il desiderio di comprarmi almeno una ventina di bottiglie a esplorazione conclusa - quello sì! Per fortuna ho da anni elaborato la strategia di non portare mai con me denaro, in alcuna fiera, ma di riempirmi di contatti per operare scelte ponderate e procedere eventualmente all'acquisto di beni, siano questi vini (come in questo caso) o libri (come nel caso della fiera del libro) in un secondo momento, ovvero quello della vita quotidiana in differita rispetto all'emozione del momento. Ormai siamo nell'era di internet, possiamo farne buon uso specie avendo pochi soldi in tasca!

Questa manifestazione, per di più, proprio a ciò puntava: un rapporto diretto per il tramite della mediazione di internet per la promozione di tanti anche piccoli produttori, talvolta, e per procedere in futuro agli acquisti. E Minerva - da cialtrona qual è - ha pertanto pure osato in virtù di quest'ultimo elemento del sottotitolo dell'evento, e le è andata bene: pochi giorni prima ha infatti richiesto l'accredito come giornalista per via di questo blog, e le è stato concesso.
E ciò mi convince una volta di più che - con educazione - bisogna comunque sempre chiedere: ché, se non lo si fa, la risposta che si riceve sarà sempre no ;-)

Vi lascio una scena da un film che mi fa impazzire tutte le volte che la vedo. Ora so che tutto ciò è reale! :-D



Commenti

OrsaBIpolare ha detto…
Felice di sapere che anche a te sia piaciuto tanto quel film! :)

Tutto molto interessante, solo che io continuo a non capire come si possa realmente gustare (fino in fondo) un vino sputandolo?! Ma non è ingerendolo che ti lascia quel retrogusto o non so che?
Bah, morirò zotica ;)
Cirano ha detto…
beata te....Sideway...grande film.
Cavalier Amaranto ha detto…
Se Orsetta@ si sente zotica sono in buona compagnia, ti giuro che per me sputare il vino e come sputare in testa ad un infante nato da poco.

Sideway è un gran bel film.

Sta maledetta insonnia......Vado a degustare una camomilla, e quella sì che la vorrei sputare.
Minerva ha detto…
@Orsetta: non è il deglutire che ti lascia il retrogusto in bocca, ma appunto il fatto che ci sia stato, nella bocca, e basta. IMHO, almeno.

@Cirano: sì, hai ragione - beata me :-)

@Cavalier Amaranto: pessimo paragone, amico mio, ché io i neonati non li amo per nulla (neanche quando poi crescono, in realtà...). Comunque quello riguarda questi contesti di degistazione, poi quando compri un vino e lo bevi a cena tra amici è chiaramente tutta un'altra cosa. Lì lo bevi realmente, ci mancherebbe! :-)

Insonnia? Non posso aiutarti: ne soffro anche io e non so ancora bene come gestirmela...
FrammentAria ha detto…
ogni volta che rileggo il post mi gira la testa :)
dovrei vergognarmi lo so, e difatti mi vergogno... non bevo vino, è uno dei miei più grandi difetti. sshhhhhhh!