Urla d'impotenza
Anni orsono - ero molto giovane - lavoravo in un ufficio a fianco d'un collega dichiaratamente gay. Un giorno in cui si stava dicendo qualche stupidaggine, ché l'ambiente lavorativo in quel posto era davvero sereno, ridendo lo mandai a ... e lui, (sor)ridendo, mi rispose "Lo prendo come un augurio!".
Fu un'illuminazione: sino a quel momento usavo questo insulto (sebbene sempre in tono scherzoso, e tra poco ne spiego la ragione), senza rendermi conto di tutto il sottinteso di emarginazione e stigma verso un'intera categoria di persone - negativizzate e colpevolizzate dalla società in funzione dei propri gusti sessuali - insito in tale espressione. Che cosa penosa! :-(
E quanto stupida e ipocrita mi si rivela essere proprio in sé, ora che - cresciuta - ho scoperto quanto sia apprezzato il sesso anale anche da tantissimi uomini etero (per quanto coloro che l'hanno provato e apprezzato pubblicamente non lo ammettano *mai* e anzi se ne vergognino pure).
Ma c'è un'altra ragione per cui non sopporto quell'insulto, e lo trovo ulteriormente patetico: esclamare "v*********" - in generale o indirizzandolo a qualcuno nello specifico - a me è sempre suonato come atto di impotenza e rinuncia a combattere perché si è già stati sconfitti.
Se ci fate caso, non c'è una relazione paritaria di potere quando uno lo augura all'altro, ma è sempre il debole che lo augura al forte, l'impotente che lo augura al potente di turno - come se quell'esclamazione lo liberasse dell'ingerenza di quest'ultimo sulla sua vita.
Peccato che le cose non stiano così.
Quando diciamo una cosa del genere stiamo in realtà soffrendo come cani per l'abuso di cui siamo oggetto da parte dell'altro, dal cui giogo non riusciamo a liberarci. Non è una dichiarazione di estraneità delle reciproche vite, né dell'assenza di influenza del potente su di noi.
Non è una dichiarazione di indipendenza o di non prendere in considerazione l'interlocutore, perché - che ci piaccia o meno - possiamo insultarlo finché vogliamo ma quello continua a prendere in considerazione noi e a usarci, a modo suo e per i suoi scopi. Che appunto ci piaccia o meno.
Per liberarsi da presenze nocive c'è bisogno di qualcosa di più profondo di un urlo: bisogna lavorare con determinazione e continuità, voltare le spalle senza insultare, adottare strategie sottili, usare l'intelligenza e agire in silenzio ;-)
Andarsene, sottrarsi, addirittura non combattere. Ma senza che l'altro - il nostro aguzzino - se ne renda neanche conto.
Per questo Minerva non rivolge mai quell'urlo verso nessuno: perché alla fine quello è solo un urlo di impotenza, e Minerva non vuole neanche saperne di sentirsi impotente ;-)
PS. L'unico cui riconosco un uso produttivo di tale espressione è Ai Weiwei nella famosa serie di studi fotografici prospettici, dato che ne strumentalizza l'abituale dimensione simbolica per sollevare riflessioni sul potere e l'autorità e contestarlo, e pagando altresì costantemente e a caro prezzo in prima persona tale attivismo.
PS2. Le suddette mie interpretazioni non valgono per Orsetta in quanto, nel suo specifico caso, la vaffanculite è una patologia, come lei stessa riconosce.
Commenti
Provo a spiegare meglio:
1) Per me le parole definiscono le cose quindi le prendo molto seriamente, non lascio correre. Fa parte della cura che ho per le persone e del mio ingenuo tentativo di migliorare le cose. Le parole per me *sono* pietre. Smettono di esserlo quando - come negli esempi che hai fatto - una società è su un argomento già matura, ma non è questo il nostro caso.
2) Proprio perché tale uso del "v*********" (vorrei ricentrare il discorso su questo specifico 'augurio'/termine, non altri) per me si associa indissolubilmente a tale pensiero o anche alla mancanza d'un pensiero sull'argomento, mi si attorcigliano le viscere a sentirlo. E' questione di sensibilità personale, non di permalosità, nel mio caso. E appunto poi lego tale espressione all'impotenza del debole - perché sempre ho verificato l'uso di quella parola associato all'impotenza e all'incapacità di liberarsi da situazioni nocive. Chi ha il potere, infatti, non ha bisogno di mandare a farsi fottere la sua vittima. La usa e basta.
(non ricordo nemmeno l'ultima volta che l'ho detto...)
E le parole usate nel profilo stanno ad indicare appunto che se sei un deficiente devi starmi lontano.
Io di solito sono più esplicita, in questi casi - augurando al mio interlocutore di stamparsi contro un tram o peggio - o più perversa - ovvero eliminandolo proprio dal contesto della conversazione con altri interlocutori con citazioni e ragionamenti dotti gli facciano arrivare tutta l'ondata della sofferenza dell'esclusione (perché quella, per quanto siano scemi/cattivi, la capiscono: l'esclusione si capisce e si patisce sempre, e ci vuole comunque un po' per trovare le strategie per sopravvivervi...).
@minerva non so, gli intercalari spesso si spogliano dei significati e si rivestono di asetticità. Un significante spesso è un sacchetto vuoto che riempiamo di significato in funzione del contesto reale o più spesso di un nostro contesto interiore...
l'insulto giusto è str....
Puzza e più lo tocchi più puzza, è scansato da tutti, se lo "incontri" non sei felice, non ha un aspetto gradevole, rimane a galla(per cui è opportunista), può fingere di essere utile quanto vuole, è sempre materiale di scarto.
Mentre alcuni termini ingiuriosi servono a determinare la sgradevolezza, per cui restano un punto fermo di confronto perché esprimiamo una nostra considerazione verso qualcosa o qualcuno, come per li termine stronzo, il va..... nello specifico è usato come modo per allontanare o chiudere un discorso.
Mandare a quel paese o l'altro termine in fondo si somigliano, è una richiesta di allontanamento, di andare a fare altro e non perdere ancora tempo e dedicarsi ad opere infruttuose, come ad esempio l'amore anale.
Infruttuose perché non procreative, ecco la sottile presenza della componente cattolica che considera atti sessuali non protesi alla creazione come denigratori.
Il va.... non può essere considerato discriminatorio ma solo offensivo, perché si adatta a tutti i sessi e qualsiasi inclinazione sessuale, non prende di mira nello specifico una categoria, come finoc..., fro..., tr....Compagnia cantante.
Per cui rivendico il diritto di dirlo senza essere tacciato di essere razzista.
Per quanto riguarda la discriminazione gay ormai è chiara la mia posizione, è un offesa all'intelligenza umana.
Saluto Orsa perché lo so che se si parla di certe cose appare come la fata turchina. :D (scherzo e) Ciao ORSA!!!!
Spero apprezzerai l'impegno di celare certi termini, sarebbe stato un florilegio di parolacce, ma avendo usato tu stessa i puntini casa tua, regole tue; che vanno sempre rispettate.
No, non lo penso ma ci spero e comunque in quel modo so di allontanare certe categorie tutte fiori, peace, love, gattini abbandonati e salviamo il mondo ;)
Non credo che le persone davvero stupide riescano ad essere cattive, una persona stupida non potrebbe mai farmi del male. Anche la tecnica dell'esclusione e quindi di ignorare la persona mi capita spesso di adottare, anzi, la preferisco. Ma se persevera devo allontanarla di netto.
@ Mauro
Tu "fai" il deficiente, è diverso.
Anche se tenti di convincermi del contrario, è inutile.
@ Cavalier Amaranto
Ora si spiega di quella volta che mia madre mi trovò annodata col laccio del ciuccio ;)
Un saluto anche a te Cavaliere.
E a proposito di fraintendimenti. Esiste un'espressione molto simile, che è l'invito ad andare "a dare via il culo". Ebbene, io credevo di esser stato l'unico, da piccolo, ad averla capita come "VADA VIA AL CULO", espressione assurda, strampalata e comica, e invece di recente l'ho ritrovata in tantissimi altri scrittori del nord Italia, nella cui beata ignoranza infantile l'incomprensibile "VADAVIALCÜ" veniva rielaborato esattamente così...
E' anche vero che lo uso pochissimo, ormai. Da quando ho preso coscienza di come usassi il turpiloquio come valvola di sfogo della mia aggressività (palesando così il mio senso di impotenza, proprio come dici tu) ho smesso di considerarlo parte del mio corredo linguistico abituale. In casa, ad esempio, non lo rivolgo a nessuno, e pretendo che nessuno lo rivolga a me. Idem dicasi con le persone care. Continuo ad adoperarla, raramente, con persone da allontanare dalla mia vita. Ma in maniera sarcastica, esclamandolo col sorriso sulle labbra, quando non in un'aperta risata. E' una sorta di bandiera, il propedeutico segnale che dà il via alla battaglia che da quel momento in poi comincerò a combattere alacremente nei tempi e nei modi che tu indichi. Perché, davvero, purtroppo un vaffa è del tutto inutile per liberarsi di gente che ci ha parassitato mente e cuore...
Lavoraci, è interessante. La funzionalità dell'insulto mi sembra sia sempre e da sempre quella (cosa di più drammatico e impotente di un "Cretino!" ?), ma sullo specifico del "vai a fare in culo" credo le mutazioni antropologiche recenti siano spesse e interessanti. Nora Galli de' Pratesi, nel suo Semantica dell'eufemismo, rilevava (era il 1964) come espressioni analoghe avessero "una notevole frequenza nei gerghi o nei linguaggi di gruppo come quello militare o studentesco, grazie all'equivalenza che abbiamo già esaminato, tra la pederastia passiva e la condizione di chi è imbrogliato o comunque danneggiato per sfortuna o sua incapacità, mentre la pederastia attiva è simbolo di furbesca abilità.Di qui la diffusione di espressioni come essere fregato, fottuto, inculato, mettere in tasca, in quel posto, ecc. di cui molte sono passate anche nel linguaggio familiare non volgare e vengono usate senza tener conto del loro originario significato sessuale" (p.133). Non è molto, ma soprattutto poi nessuno se ne è più occupato, ch'io sappia, e nel frattempo sono cambiate così tante cose...
non toglietemi il sano e liberatorio vaffanculo! :D
(anche se dopo il pezzo di masini ha un po' perso di fascino...)
@cavaliere: interessantissima argomentazione, questa tua sull'infruttuosità. Leggi oltre ciò che dice Paola, potrebbe interessarti :-)
@orsetta: Mauro "fa" il deficiente, confermo. E se il Cavaliere è tuo gemello, dovrebbe essere anche mio - il che può accadere però solo se io e te siamo onozigote e rispetto a lui eterozigote. Questo non per una questione di genere sessuale diverso dal suo, ma per una identità nella perfidia che lui non potrà mai raggiungere ;-)
@Zietto: rimando anche te alla citazione di Paola, della quale la tua riflessione sembra un acuto proseguimento tra il letterario e la psicologia dell'età evolutiva. Brillante! Grazie :-)
Rimane il fatto che - vedendo chi lo usa sia nel mondo della politica (o rispetto a quello), sia tra cittadini comuni, sia ancora quando compare nei post di vari blogger - io continuo a sentirne fortissima la carica di impotenza rispetto al liberarsi da situazioni dolorose. Altro che un semplice chiudere o voltare le spalle.
Si vorrebbe quello, ma poi non si riesce a farlo. Allora si urla quella parola che fa sentire tanto figo chi lo fa, ma è un atto che non serve a niente, e non libera nulla. Impotenza. Io ci vedo solo questo.
PS. Ho presente l'uso che ne fa Orsetta e continuo a dire che non sto parlando di lei. Ma di tantissimi altri blogger, sì.
Io sono ben peggio. Se qualcuno si rivolge così a me, in virtù di quel discorso sul potere a me compare un sorriso in faccia da un orecchio all'altro. Un po' come quello di Lucy :-)