Fermati. Rifletti. E poi riprenditi la tua vita.
FERMATI
Non sei una macchina.
Il tuo codice genetico
non tollera
2-4 ore
di viaggio ogni giorno
8-10 ore
di lavoro schiavistico
5-6 giorni
la settimana
qualsiasi sia la retribuzione
per 5-6 ore
di sonno
in un sistema
costruito sulla punibilità
e all'interno di una vita
sotto sorveglianza giudiziaria.
Che ti piaccia o meno
tu sei umano.
Stress, vessazioni, costanti preoccupazioni economiche
paura e senso di inadeguatezza
distruggono la salute di qualsiasi essere umano.
Questo è un dato scientifico.
Perché allora
accettiamo e tolleriamo
un sistema
che così com'è nella sua realtà
impone
che tu cancelli i tuoi bisogni
e di fatto impone
un lento suicidio
privo di felicità
per il profitto di qualcun altro?
Hai la possibilità di scegliere.
Commenti
Ma le masse sembrano così rassegnate (quando non addirittura contente e orgogliose) a questo destino da automi-formica, che la loro unica aspirazione sembra sia mettere al mondo, e addomesticare, nuove generazioni di automi-formica. Al punto che si fanno un dovere di difendere i figli adolescenti da simili idee, perché potrebbero "traviarli"... quando invece a traviarli sono loro, con la loro mentalità da servi.
L'apologia di lavhorror fatta da certi genitori dovrebbe costituire un nuovo tipo di reato, sanzionato con la perdita della patria potestà...
Smettila di fingere di non averla".
Soggettivismo ingenuo.
Nel mio caso ho sempre deciso che quando mi capita di vivere giornate così, che a volte diventano settimane o mesi, mi obbligo a prendermi dei giorni in cui non faccio nulla.
In questo periodo 4-5 dei miei giorni settimanali sono così, purtroppo, ma negli altri 2-3 riposo o faccio il minimo indispensabile. Bisogna sempre trovare un equilibrio o il nostro corpo se lo cerca da solo costringendoci a stare a letto, ammalati, fisicamente o mentalmente.
@Zietto: conosco bene quest'agghiacciante deriva e stupidità :-((
@ HIV: questione di punti vista, e del prezzo che sei disposto a pagare per la vita che vuoi avere. Io preferisco combattere per ciò che desidero pur se è un'illusione - ma d'altronde pure la giustizia sociale, la rappresentanza politica, la democrazia lo sono.
Se tu preferisci continuare a morire quotidianamente in quella porcata che è la realtà e parimenti a essere uno sconfitto realista, scelta tua. Ma qui si reagisce e ci si prende ciò che si desidera ;-) [e io lo faccio, nella mia vita, non puoi neanche immaginare quanto]
Questo è quello che dico ad HIV qui sopra: che pure io tendo a lavorare pure la sera e i weekend, ma - se faccio ciò che amo, senza un capo sopra e retribuita il giusto (e questa è la ragione per cui dico un sacco di 'no' e piuttosto sto a spasso a fare la fame) - le energie non le perdo. Mi stanco, ma il mio cuore e la mia mente sono felici e tirano la volata di benessere pure al mio corpo ;-) che di tanto in tanto poi si riposerà.
Va bene i punti di vista diversi, ma sei pregata di non distorcere quelli altrui ;) Non solo non ho mai detto una simile idiozia, ma non l'ho neppure mai pensata.
Felice di ammettere l'errore, se/quando ci si incontrerà di persona o magari abbandonerai il saccente sarcasmo con cui tacci di 'ingenuità' le scelte di vita altrui (specie quando questi le pagano molto care - e tu non puoi saperlo, quindi la cautela sarebbe d'obbligo - come è nel mio caso, ok?). Ciao :-)
Evviva l'ozio pensieroso, padre di tutte le virtù.
Io, intanto, comincio a togliermi quanto più possibile e ad alimentare altri spazi/contesti in cui 1) stare bene, 2) essere felice e 3) così facendo, involontariamente, essere di stimolo magari ad altri, eh? Magari un po' le cose cambieranno - la speranza è l'ultima a morire e io intanto vivo comunque felice, senza dare loro la soddisfazione di sentirmi inadeguata, depressa, ansiosa, frustrata, impotente e fallita in modo tale d'essere una docile schiava acquirente del loro modello disumano e delle merci che vi si accompagnano, eh? ;-)
Quanto alle sensazioni, il fatto che possa sembrarti antipatico etc. perché ogni tanto mi metto di traverso rispetto a quanto scrivi… su questo non posso intervenire per modificare le conclusioni tue o di altri :-) Sopravvivrò.
1) Intanto sul vissuto personale tu in passato hai attaccato eccome, sostenendo con veemenza il tuo dissenso rispetto al rapporto personale-politico nel contesto dei legami affettivi e nella mia scelta di aprire riflessioni dal personale al sociopolitico per il tramite di questo mio blog; essendo il blog mio, non ho bisogno di dirti che continuerò ovviamente a fare come desidero ;-)
2) Poi definire 'arrogante' un'affermazione che ti ricorda che tu hai di fatto la possibilità di scegliere (al limite, di scegliere come vuoi morire: ma sempre scelta è; poche storie se non gradisci, eh? una mia amica s'è presa una pallottola in un braccio perché ha offerto durante la guerra una sigaretta al nemico; io ho maturato problemi di salute decisamente gravi a continuare a voler fare le cose regolari - ovvero senza raccomandazioni, senza darla in giro, senza accettare schiavismi - per svolgere il mio lavoro, quindi non sto parlando di scelte proprio indolori) mi risulta inaccettabile, così come il tuo pieno sarcasmo - che sottindende (quello sì!) un tuo piano di presunta superiorita rispetto a chi invece vive secondo questo principio (quindi, nella fattispecie, me).
3) Questa è la più importante: a me sembri piuttosto tu a cercare di far leva sul senso di colpa altrui per imporre il tuo punto di vista. Mi spiego: sei in uno spazio altrui, distruggi esortazioni positive a prenderci cura di noi stessi e a pensare alle nostre priorità, non accetti che vi siano persone che hanno una visione alternativa rispetto alle strategie di azione quotidiana per stare bene e magari contemporaneamente provare a cambiare le cose, deridi saccentemente e dai dell'ingenuo a chi lo fa. Vorrei sapere perché, cosa ci guadagni nel fare male e nel prendere in giro gli altri?
Mi segui da tempo e non sei riuscito a capire che non ho mai né detto né pensato che siamo deboli, inadeguati, meschini o che dobbiamo provare sensi di colpa di qualche genere, ma che secondo me siamo stupidi (perché spesso ci facciamo abbindolare da modelli disumani, ma utili per coloro che ci sfruttano) e siamo privi di coraggio e della volontà di prendere le situazioni con determinazione e decidere di rischiare il tutto per tutto - se vogliamo e crediamo in qualcosa - anche di perdere e morire pur di vivere.
Infine, allora, rispetto alle tue critiche, non solo non mi smuovono d'un centimetro, ma mi mettono sospetto/disagio/tristezza perché non capisco davvero se non vuoi capirmi o se mi capisci ma mi prendi in giro per metterti in cattedra e deridere chi la vede diversamente da te. E devi perdonarmi, ma qualsiasi sia la risposta mi hai dato nuovamente una tale tristezza sia umana che di confronto che non ti offrirò ulteriore spazio per le tue invettive contro di me e chi la pensa in modo diverso da te - senza contare che sto lavorando, e questo mi sembra più produttivo che rispondere con spiegazioni chilometriche a qualcuno che - quando non si trova d'accordo con un'altra persona - mira a distruggerla e a distruggere i suoi tentativi di renderci tutti più coraggiosi e meno inclini a farcela mettere nel... ahem... dai delinquenti di turno che ci diconoco come dobbiamo vivere e cosa dobbiamo provare per il loro bene. Ciao.
Un abbraccio
Così si cancella un intero settore culturale con annesso la storia di questo paese, le nostre voci non bastano, i nostri scioperi nono ininfluenti, i nostri concerti di protesta ora sono vietati dalla legge Bondi sullo spettacolo. In fondo siamo solo 5000 lavoratori in tutta Italia e non contiamo nulla.
Questo non è un lento suicidio ma un lento assassinio.
@Marisa: lo so, seguo la questione. E hai ragione: è un assassinio, ma ciò che contesto qui è il rischio - a volte - della complicità di chi invece non ci ha riflettuto e provato come state facendo voi. Continuo a pensare che il primo problema di questo paese sia il non essere uniti nelle proteste. E il fatto che la realtà che sta più coagulando invece persone diverse (per età, convinzioni politiche di base, territori locali da una parte all'altra del suolo italiano) sullo stesso problema, con un'unica strategia (però molto articolata tra azioni, mobilitazioni, e livelli), sia così sotto repressione ora è proprio sintomatico, a mio avviso, di voler annientare qualsiasi possibilità di alleanza trasversale contro un unico soggetto politico - perché non è il territorio della val Susa, ma qualsiasi problema in qualsiasi luogo in Italia in cui la cittadinanza non concorda in alcun modo con le scelte di palazzo.
@Lucy: cominciare da ciascuno di noi, da ciò che è importante per riprenderci spazio e tempo - questo è il primo atto di resistenza, e diventa sempre più difficile da gestire per la politica e il suo sistema di controllo e repressione quanto più si diventa in tanti a non consumare più, a dire di "no" a forme di schiavitù lavorativa ormai così estreme e a vivere sempre più erodendo alla base le fondamenta sulle quali quel sistema poggia. Sarò un'ingenua, ma credo che questo sia ben più efficacie e immediato che molte altre ipotesi che rischiano solo si riproporre l'attuale status quo.
Siccome i tempi del mio lavoro li stabilisco io, da circa tre anni a questa parte, ho stabilito una tabella di marcia pressochè da bradipo.. Vivo lo stesso e mantengo la mia famiglia, non debbo dare conto a nessuno dei miei tempi se non ai miei clienti..Anche loro comunque sono avvisati. Nessuno stress, la mia vita procede tranquilla.
Le lezioni del passato sono servite!!
Questo sinteticamente è il mio punto di vista, discutibile come tutti i punti di vista. È lo stesso di ieri, scritto diversamente. Puoi rifiutarlo ovviamente, soprattutto perché lo propongo sul tuo blog. Considera che è possibile farlo senza includere sgradevolezze. Ciao!
@HIV: devi avere proprio problemi con l'articolazione verbale del discorso, perché detto così come hai fatto ora il significato che ne emerge, e il tono, è ben diverso da quanto hai scritto ieri! :-)
Rispetto a quanto scrivi oggi, non rifiuto il confronto ma, come sai già, la penso diversamente - io sono proprio per un altro approccio alla questione, e considero le scelte personali (ancorché inviduali) sempre un atto politico, che spero un giorno ridurranno così in minoranza lo spazio d'azione e il potere delle istituzioni, che queste si dissolveranno.
Altrimenti - sinché vi saranno le istituzioni dello stato (e non mi interessa guidate da chi) - per me sarà un sistema di dominio e questa è una cosa che mi agghiaccia. La libertà 'vincolata' da paletti cui tu ti riferisci è chiaramente un problema reale, ma rimarrà tale sempre sinché verranno alimentate quelle istituzioni che si ritiene siano necessarie per il vivere comune. Invece, detto sinceramente, di questo attuale vivere comune, e dalle scelte, io sarò cinica ma me ne frego abbastanza: ognuno per me è responsabile di se stesso e dovrebbe cercare di non far ricadere le proprie scelte sugli altri. Le scelte durissime che ho fatto personalmente mi hanno sicuramente impedito e mi impediscono tante ragioni di benessere/felicità che altri hanno (figli, lavoro con guadagno fisso, possibilità d'agire senza preoccupazioni economiche e anche di comprare talvolta cose che sarebbero proprio necessarie), ma le ho fatte proprio per evitare altre responsabilità al di fuori di me stessa, ed era tutto messo in conto quando ho iniziato a vedere come funzionavano le cose in questo mondo (poi ne sono pure molto felice, di come vivo, ma certo è un modo ben diverso da quello della maggioranza delle persone).
Nel frattempo mi coltivo - insieme ad altri simili a me - quei contesti e quelle modalità di tempo e di vita che già agiscono nonostante il sistema e le sue istituzioni che rifiuto, come se questi già non esistessero più. Tra me e te sono strategie diverse per obiettivi diversi pur in presenza di nemici comuni. La questione è: possiamo allearci temporaneamente per cambiare le cose? Per me sì, ma solo su questioni temporanee, specifiche e locali (vedi il NoTav) perché in queste io vedo quelle isole autogestite che vorrei (come scrivo nel post pubblicato oggi) che divenissero arcipelaghi :-)
@Vitamina: grazie a te per ciò che hai scritto, su cui in gran parte concordo. Rispetto al passato, però, vorrei farti notare che c'erano meno vincoli, meno normative, molti più scambi in nero di lavoro e baratto e tutt'altra cultura. I miei famigliari e nonni hanno sempre lavorato, ma mai si sono trovati in sitemi di schiavitù come quelli odierni, o di distruzione della persona e dei rapporti tra queste, o ancora di problemi di salute così gravi come quelli che esperiamo oggi. Pensiamoci, che qui c'è una perversione in atto che va molto al di là della semplice affermazione che sia necessario lavorare per guadagnarsi da vivere, eh? Un abbraccione
[PS: La sfida la vincerai, eccome. E lavora di sogni e d'immaginazione - quelli stanno nella tua testa, nessuno te li può colonizzare o impedire]