"Vincere": una parola e un concetto da riprenderci

Ma come sarebbe che sembra che ci vergognamo quasi a dire - e prima ancora a pensare - che certe battaglie non vadano solo combattute, ma addirittura vinte?
Cosa ci è entrato nelle vene - una pacata rassegnazione ispirata a De Coubertin ("L'importante non è vincere ma partecipare. La cosa essenziale non è la vittoria ma la certezza di essersi battuti bene") o forse il disagio per un termine che è stato colonizzato nel nostro immaginario da canzoni e proclami di uno specifico schieramento politico col quale non condividiamo né ideali né prassi?

"Vincere" [vìn-ce-re], verbo transitivo, ha i significati di
  • 1 Superare, battere qualcuno in uno scontro armato, in un incontro sportivo o altro
  • 2 Portare a termine con successo uno scontro, una competizione, una prova
  • 3 Aggiudicarsi, conseguire qualcosa
  • 4 fig. Indurre qualcuno a cedere, convincerlo
  • 5 fig. Superare qualcosa di avverso o negativo
  • 6 fig. Controllare, dominare qualcosa
e fino a prova contraria è una voce della lingua italiana che non mi risulta essere di proprietà esclusiva di qualcuno, e il copyright dell'arroganza e del "Dio è dalla nostra parte" non sono marchi che io sia disponibile a riconoscere. Quindi, da anarchica, non dò un bel niente a nessuno, anzi: se voglio una cosa e ritengo che sia mia comincio col riprendermela.

Quindi basta col "partecipare", "combattere", "convivere con ciò che non ci sta bene": cominciamo a pensare che vogliamo vincere, e magari con quest'attitudine ce la faremo un po' di più, eh? ;-)


Commenti

Anonimo ha detto…
potrebbe sembrare un po' mussoliano come slogan, ma mi sento di aderire...

penso che la maggior parte della gente si sia decoubertinizzata solo perchè si rende conto che vincere è quasi impossibile...
Minerva ha detto…
Concordo con te sulla seconda parte. In quanto alla prima è proprio ciò che mi rende furiosa. Un'ideologia politica ci ha sottratto una parola importante e questa cosa è così radicata in noi che abbiamo i brividi al pensiero di adottarla o pensarla per le cose che vorremmo e alle quali
teniamo!
Anonimo ha detto…
hai ragione....
e c'è di peggio....
non possiamo nemmeno più gridare FORZA ITALIA ai mondiali!! :(
Minerva ha detto…
Abbi pazienza: tra i due trovo molto più grave il sentirsi in colpa al pensiero di concepirsi come vittoriosi, o vincenti.
Del calcio, della nazionale, dei mondiali non me ne potrebbe importare di meno. Però hai perfettamente ragione: anche quello è stato un furto gravissimo e un'operazione perversa sul nostro immaginario. Così la destra ci frega nei decenni - con una propaganda efficace e acuta (mi spiace dirlo) di fronte alla quale la sinistra è totalmente incapace (come s'è visto anche nei recenti manifesti recanti la scritta "il vento è cambiato").
forse alcune parole andrebbero cancellate anche dal "nostro" vocabolario, vincere implica che qualcuno ha perso, se c'e' un vincente esiste un perdente quindi c'e' stata una gara, una battaglia, una guerra, uno scontro....

Non mi ricordo chi lo diceva o scriveva, ma chi combatte ha comunque perso... niente di piu' vero....

Dovremmo arrivare a non combattere, utopia, lo so...

Allora io al posto di vincere scelgo... PRETENDERE
Minerva ha detto…
@ Gio...Illusion: Intanto grazie, ottimo ragionamento rispetto al quale in parte sono d'accordo, in parte dissento.
Sono d'accordo rispetto all'approccio in generale che "chi combatte ha già perso", ma - rispetto ad alcune questioni specifiche rimango dell'idea che, pur data qualla consapevolezza a premessa, vadano combattute e vinte. Penso alla mafia e in generale alle organizzazioni criminali, penso alla violenza di chi quotidianamente - in una dittatura mascherata da democrazia - usa le forze di polizia contro la cittadinanza stessa, o manovre che affamano la popolazione.
Poi i mezzi di 'lotta' non devono necessariamente (anzi, giammai vorrei! sono proprio fortemente avversa a questa ipotesi: no, no, no) contemplare l'uso delle armi e bisogna discutere su strategie/tattiche di altro genere, ma rimango dell'idea che, rispetto appunto a situazioni-limite, si debba eccome combattere e vincere - anche con il dialogo, la persuasione, i ragionamenti condivisi o il solo (si fa per dire) mantenere le proprie posizioni senza cedere.
Arturo Folletti ha detto…
Bisogna vincere ma anche convincere!
ti voglio al mio fianco il prossimo 5 novembre :-p
Minerva ha detto…
@ Arturo: fantastico, hai perfettamente riassunto la mia speranza! grande! un bacio e un abbraccio fortissimi a te!

@ Gio...Illusion: fai piani a lunga scadenza, e comunque che mai accade il 5/11/2011? Steelfest BO, forse? Perché se invece stai riferendoti ai Negramaro ad Acireale, sappi che non esiste proprio :-P
Ernest ha detto…
direi che molti hanno partecipato anche troppo e senza vincere...
molti non hanno nemmeno partecipato...
e troppo non sono stati nemmeno a guardare.
Ora è il momento ragazzi!
Il Mondo Capovolto ha detto…
Anche io dico che bisogna sempre fare le cose sperando di vincere e se non si vince ostinarsi e dare il meglio. Purtroppo però molte persone si fanno scoraggiare dalle sconfitte o partono già perdenti. Cavolo, se vuoi una cosa devi combattere. La mia personale battaglia ora è nel mondo del lavoro per trovarne uno e sembra un' utopia..in questo caso mi sento motivata dai miei propositi e scoraggiata dalle ostilità esterne. L'importante è sapere che si sta dando il massimo ;)
Minerva ha detto…
@Ernest: io sono un po' terrorizzata solo dal mix ignoranza+arroganza che vedo in chi sta partecipando ora (la consapevolezza dei NoTav è appunto cosa rara), d'altronde 20 anni di quel modello non potevano non fare vittime.

@ Dreamy: amen, sorella! Le ostilità esterne però tu non calcolarle, impara proprio a non dare loro alcuna considerazione/rilievo.
omericonessuno ha detto…
Hai l'invito ai commenti più complesso e serioso che abbia mai incontrato. Vincere è una scommessa folle da perseguire come visionari interessati: l'attegiamento arrogante di cui parli e cioè l'appropiarsi dello spirito e della volontà altrui, condizionarla stravolgerla e subdolamente annichilirla è UBIQUITARIA. Io l'ho incontrata ovunque e sotto bandiere insospettabili. Per questo è necessario continuare a scommettersi e i blog fanno parte del gioco, una parte importante.
Minerva ha detto…
@ harry: l'avvertenza rispetto ai commenti è più che altro rigorosa - visto che quella leggiadra, allegra e scherzosa precedente è stata fraintesa da menti limitate (riflesso del modello culturale pervertito in cui viviamo, sigh).

I blog fanno parte del gioco in termini di esposizione di riflessioni critiche e di proposta di dialogo - ciò che mi rattrista è verificare quanto spesso anche questi siano comunque riflesso di quella deriva di atteggiamenti che tu descrivi e che stanno proprio ormai nella nostra società. Sigh, che fatica!
Anonimo ha detto…
Mia diletta,
a me pare che oggi giorno si vinca troppo facilmente!
È la guerra, è la sconfitta, è la disdetta a renderci persone nuove! Ci vorrebbe una bella guerra da perdere, ecco cosa ci vorrebbe. Vedresti come tornerebbero i bei valori e l'amore alla vita...
E poi ti dirò mia cara, i vincitori mi stanno sulle palle!
Minerva ha detto…
A me pare di perdere ogni giorno la sfida stessa per la sopravvivenza. Sarà per questo che apprezzo tanto la vita, allora, come dici tu :-)
Anonimo ha detto…
Siamo degli orgogliosissimi perdenti!
Siamo ancora vivi e ce ne rendiamo conto...
Quando (e se) avremo tutto inizieremo a morire... personalmente auspico di morire mentre sono ancora viva ;)
Un saluto forte!
Minerva ha detto…
Cosa posso dirti mia cara se non un "amen, sorella" su tutta la linea? :-D
Unknown ha detto…
l'importante non è vincere, ma partecipare con soddisfazione alla disfatta dell'avversario.

(bel blog!)
Minerva ha detto…
@Cawarfidae: ah, mirabile soluzione che mette d'accordo tutti! ;-)

(gradevolissimo blog anche il tuo, ti seguo!)
spero tu stia un po' meglio di me....

quando scrivo le mie canzoni , è perchè non vorrei farlo.
Minerva ha detto…
No, oggi sto proprio da cani. Ma avere intorno persone - anche se sconosciute - con la tua sensibilità, le cui parole avrei potuto scriverle io stessa in questo medesimo istante, mi fanno sentire meno sola e un minimo meno alla deriva. Per questo ti ho ringraziato così di cuore.