Comunicazione, complicità e segreti

Ogni rapporto d’amore è anche un rapporto di comunicazione – e un dialogo, che passa attraverso parole così come gesti, sguardi, silenzi e momenti condivisi. Quando questo finisce, al di là dell’eventuale sofferenza per la perdita della persona amata in sé, ci viene a mancare un interlocutore per tutte le cose belle che abbiamo vissuto e che viviamo quotidianamente. Ma se la ragione della chiusura della relazione è stata un inganno che ha minato proprio tutto il rapporto rivelandolo di colpo come una finzione, difficile è non lasciarsi andare al ben più doloroso pensiero del ‘tradimento’ della fiducia accordata all’altro/a in quella comunicazione e al disprezzo della propria ingenuità per la quale eravamo stati così felici e avevamo danzato con il cuore lieve.

Cosa fare, di quei ricordi e di quelle ‘cose’ (immagini, oggetti, testi) condivise che sono testimonianza dolorosa non solo di qualcosa che non c’è più, ma di qualcosa inficiato dalla stessa dimensione della finzione?
Tenerli dentro di sé, o nasconderli in scatole per mantenere il rispetto verso un interlocutore che segretamente, sebbene per calcolo meschino, li aveva in qualche modo condivisi con noi?
Fingere che nulla sia accaduto, sperando semplicemente che il ricordo dell’inganno un giorno smetta di torturarci?

Io ci ho pensato a lungo, e ho deciso che sinceramente non mi interessa come chi mi ha ‘usata’ percepisca i miei atti oggi. Chi mi ha ingannata non merita la dimensione della complicità segreta e del silenzio, se ciò non torna utile a me. E questo a me, ora, semplicemente non torna ‘utile’.

Ciò che mi torna utile ora è non dimenticare quanto sono stata felice, e quanto si possa essere felici – anche se le premesse, le condizioni, e gli interlocutori talvolta sono palesemente sbagliati.
Ciò che mi torna utile ora è ricordare questo a chi mi circonda e che si muove parimenti nella direzione della ricerca della propria felicità e bellezza, e della ricerca di propri simili che abbiano analoghe aspirazioni con i quali condividere i momenti in cui le raggiunge.
E infine, ciò che mi torna utile ora è non perdere mai questa ingenuità per cui un domani mi lascerò andare di nuovo a parole, gesti, sguardi, silenzi e momenti condivisi credendoci con la medesima sincerità con cui l’ho sempre fatto.

Un giorno scriverò parole o forse mi scatterò di nuovo foto un po’ maliziose per qualcuno lontano, ma voglio credere che il rispetto e la sincerità tra me e quest’altra persona saranno così veri che non ne parlerò con nessuno, non ne scriverò, non ne pubblicherò nulla. Perché serbarne il ricordo in segreto (dopo, se/quando la relazione dovesse finire) sarà l’ultimo atto dovuto e coerente – ancorché malinconico o segnato dal rimpianto – di un rapporto che è valso comunque la pena d’essere vissuto, e non avrà invece comportato il cercare disperatamente strategie per rielaborare in positivo momenti di inganno, in cui avevo erroneamente percepito felicità e bellezza.
Felicità, bellezza e verità che cerco e voglio nella vita, e che non mi arrenderò mai a pensare che non si possano avere.

Commenti

Sitka ha detto…
... e dare, perché esistono.
Minerva ha detto…
Hai ragione, Dea: felicità, bellezza e verità che si possono anche dare!
Bellissimi testi i tuoi, tra l'altro, mi piace la tua passionalità così 'pulita' e spesso ironica :-)
Sitka ha detto…
Minerva, non chiamare testi quello sputo di parole.. son parole mie sentite e gettate lì in un attimo, ma tu dicendo testi, un po' mi fai arrossire.
grazie, ehh! :)

tu pensa che tipa sono, bona e simpatica, 'na cosa rara, ahahahah!!!
Minerva ha detto…
Dea, dopo quest'ultima tua autovalutazione, io oserei definirti 'strepitosa' ;-)
Sitka ha detto…
ecco, strepitosa me mancava! ;)
i veri comici, sanno recitare film drammatci meglio di chiunque, poi essere belli, è solo un dettaglio.
tanto dolore, ti porta a ironizzare molto...
Cavalier Amaranto ha detto…
Stai viendo un distacco, è sempre doloroso, indipendentemente da chi o cosa abbia scaturito la separazione.
Arrivano a segnarti in profondità, devo ammettere che nonostante tutto l'ultima persona che posso dire di aver veramente amato mi ha reso molto meno sensibile alle falene amorose, sicuramente è il pensiero di poter soffrire ancora, spero non ti accada lo stesso.

Da quello che scrivi sembrerebbe di no, ma queste cose si misurano su di un periodo più lungo del dolore immediato di non sentire più quella persona.

Per quello che riguarda la delusione per come si è comportata l'altra persona, capita spesso di innamorarsi di come noi crediamo che sia la persona, oppure che non la conosciamo in tutti i contesti, voler bene a qualcuno è una scommessa, come tale comporta dei rischi, buone future "puntate".

Per il resto, in bocca al lupo, continua a scrivere, mi piace leggerti.

Alla prossima.
Minerva ha detto…
@Cavalier Amaranto: Ti ringrazio del commento, ma le cose non stanno così proprio così: il distacco è avvenuto e superato da molto tempo (e visto quanto valeva la persona, anche con grande gioia da parte mia!). E no, proprio per quanto poco ha influito, non ho alcuna intenzione di 'cautela' per il futuro. Anche perché altre persone mi stanno dando sensazioni umane stupende :-)

Io sto proprio parlando d'altro - ovvero di persone che si conquistano la fiducia altrui recitando 'personaggi', per poi sfruttare coloro di cui conquistano la fiducia per saturare le loro necessità. Una volta che se n'è consapevoli, che fare di tante memorie e situazioni fasulle per renderle comunque positive in modo da non aver la sensazione di mesi di vita buttati nell'inganno?

Io li uso per me. Su Facebook, il consiglio più frequente è stato "rendili un'opera d'arte" :-)
E a me sembra un consiglio saggio e sano.
Cavalier Amaranto ha detto…
Prego prego, complimenti dovuti.

Sono molto più pragmatico in questo caso, sono ricordi, restano lì e basta, hanno fatto parte della mia storia, forse sono diventato troppo cinico o stanco per trasformarli in qualcosa di altro.
Minerva ha detto…
Guarda, non ho proprio voglia di cadere nel cinismo né di perdere la fiducia nelle persone e nell'ipotesi di essere felice, prima o poi, solo perché nella vita ho incontrato anche gentaccia mediocre e fasulla, oltre a un numero parecchio consistente di persone meritevoli ;-)
shadow ha detto…
un giorno mi è stato detto: "perchè ti sei lasciata fare tutto questo?"
al momento mi sono quasi spaventata e poi ho capito che era vero, mi ero lasciata fare. certo, dall'altra parte c'era chi faceva, ma io ero e dovevo essere responsabile di me e di quel che permettevo. insomma, mi son fatta causativa ed è stato un bene: il mio.
si tende alla felicità, assolutamente si. il senso della vita credo sia proprio questo tendere e non ci si può rinunciare altrimenti non avremmo più speranze. si può, però, tenere gli occhi un po' più aperti e volersi un po' più di bene, si può allontare la necessità di sopperire a bisogni con surrogati per cercare esattamente quel che ci sta addosso come una camica sartoriale dal taglio perfetto: non voglio più alzare il braccio e sentire che tira sotto l'ascella...
e che ce ne facciamo dei ricordi del dato? beh... come scrive Bukowski "è vero, io sono capace d'amare" e poi ce ne andiamo sorridendo.
sono andata bene? ;-)
Minerva ha detto…
Se sei andata bene? Sei stata eccezionale! :-D

Sono d'accordo su tutto, ma rimango anche dell'idea che chi è innamorato è 'fragile' e difficilmente riesce a reagire dicendo 'no' categorici a un'altra persona quando non è d'accordo sul modo in cui viene percepito/'usato'. E poi io sto parlando di un anno di finzioni: chi lo sapeva che ci fosse qualcuno così bravo nell'interpretare un personaggio così a lungo? :-D
shadow ha detto…
io ce ne ho messi 15...