Desiderio e concatenamenti










DESIDERIO


desiderio s. m. [dal lat. desiderium, der. di desiderare, “desiderare”].
Definizione comune. Sentimento intenso che spinge a cercare il possesso, il conseguimento o l’attuazione di quanto possa appagare un proprio bisogno fisico o spirituale.


La parola “desiderio” ha un'etimologia che è un'esplosione di intensità, luce, e corrispondenza di materia e spirito come non ve ne sono di eguali! Essa significa “che discende [de] dal cielo stellato [sidus ,-eris]”, dove a sua volta quest'ultimo termine già sottintendeva l'idea di “relazionarsi al divino” che si esprimeva nella radice indoeuropea sid – ovvero “legarsi [si] alla luce [d]”. La ricerca di congiungimento con il cielo stellato – sede della divinità vedica più antica, Váruṇa – è espressa nella consonante indoeuropea s, che nella lingua inglese dà origine a wish (“desiderare”).
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Nella concezione del desiderio di Deleuze e Guattari (Anti-Edipo, 1972) ritroviamo qualcosa di simile. La loro critica si rivolgeva al fatto che nella psicanalisi s'è sempre parlato di questo argomento in modo astratto, isolando qualcosa che si supponeva essere l'oggetto del desiderio. Ma le cose non stanno così!
Il desiderio è sempre concreto, e al di qua della distinzione tra soggetto e oggetto. Ovvero si desidera sempre un insieme – qualcosa che si mette in relazione con un contesto (quello del soggetto che desidera, come quello dell'oggetto che è desiderato e che si intravede al di là dell'oggetto in sé), qualcosa che si mette in un contesto.

Desiderare è allora costruire un concatenamento, costruire (in) un insieme. Ovvero non vi è desiderio che non scorra in un concatenamento. “La filosofia del desiderio consisteva unicamente nel dire alla gente: non andate a farvi psicoanalizzare, non interpretate mai, sperimentate concatenamenti, cercate quelli che più vi si addicono” (Abecedario di Gilles Deleuze, 1988).

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