Uomini-specchio, e di quando lo specchio si rompe




Da narcisista qual sono, tendo ad amare e circondarmi di persone che sento mie simili - sulle medesima lunghezza d'onda come attitudini, comportamenti, valori, riflessività.
Ciò vale anche nei rapporti sentimentali, dove sempre spero di incontrare - sempre da narcisista qual sono - il mio alter ego maschile: sono troppo vecchia per essere ancora curiosa nei confronti di chi è molto diverso da me, o distante da ciò in cui credo, o che abbia un diverso approccio alla vita e alle relazioni rispetto al mio. Ormai ho visto e vissuto così tante esperienze che ho già scartato ciò che non mi piaceva, e non vi torno più sopra.

Quindi mi innamoro, o amo, uomini che sento analoghi - almeno in gran parte - a me. E ogni volta credo di incontrarli, ma qui sta l'errore: perché talvolta (purtroppo molto raramente) è così (ovvero vi è una parziale coincidenza di visioni della vita), ma più spesso (ed è una scoperta recente) ho a che fare con quelli che tendo a percepire/descrivere come uomini-specchio.

Con questa espressione (uomini-specchio) chiamo coloro che all'inizio della frequentazione reciproca mostrano d'avere almeno in apparenza (perché poi la sostanza emergerà in seguito) elementi a mio avviso 'forti' in comune con me - frequentazioni giovanili o attuali di un certo tipo, prospettiva politica, amore per la libertà, interessi, analoga modalità di impiegare il tempo della giornata ecc. - e ne parlano o li mettono in scena in modo appassionato e 'visibile' (tanto appunto da convincermi della loro autenticità nell'essermi simili).
Poi, però, nel corso dei mesi o addirittura degli anni, questa somiglianza comincia a venir messa a dura prova, in me: da una parte, infatti, costoro cominciano a essere vaghi su queste premesse (non praticandole in prima persona, ma annuendo alle mie parole un buon 95% delle volte, sorridendo come era stata istruita a fare Nikita quando non capiva cose le venisse detto ecc.) o parzialmente le cominciano a smentire (con affermazioni, aneddoti, giudizi, posizioni che non sono in alcun modo conciliabili con quelle premesse iniziali con cui s'erano presentati a me).
Per cui arriva sempre il momento in cui tali affermazioni, aneddoti, giudizi, posizioni sono così tanti che fanno completamente saltare la premessa iniziale d'una qualche somiglianza tra noi.

Autoriflessivamente - visto che, a differenza di molti (e di certo di costoro) io mi pongo spesso il problema del mio comportamento nei confronti altrui affinché sia loro, se non positivo, almeno il meno nocivo possibile, e quindi vi rifletto sopra sia durante, sia a relazione conclusa - mi rendo però conto che la colpa non è del tutto mia (che pur, nel tempo, sono passata sopra le incongruenze non dando loro importanza), ma è proprio parecchio loro, dal momento che costoro, immancabilmente, mi facevano credere d'essere d'accordo e di vederla come me sin quando, perdevano il controllo sopra le proprie affermazioni o i propri punti di vista, oppure solo tiravano la corda per vedere sino a che punto glielo permettessi prima di mandarli a stendere (ché alla fine, purtroppo, è anche una questione di dinamiche di potere da parte loro, e di verifica di quanto possano essere loro che 'comandano' nel rapporto).

Ecco, costoro sono stati in silenzio e/o hanno sorriso. Poi hanno provato a fare i furbi per magari ottenere sempre 'qualcosa di più', anche solo (credo ora) la conferma di quanto fossero capaci di tener loro legata una persona con l'inganno d'esserle vicini di cuore. Se devo trovarne la ragione, sono persuasa che a volte si agisca così in primis per avere una persona sempre disponibile a far sesso con loro in quanto, amandoli e sentendoli loro suoi affini - non ci si nega; ma sono anche convinta che non sia tutto qui, e che vi siano ragioni più profonde, come il bisogno di sentirsi amati (anche se attraverso una truffa) e il bisogno di vedere confermato il proprio potere su un'altra persona.


Non posso fare a meno di chiedermi quanto valga la pena tutto questo, perché - se è vero che nel frattempo uno ci ha guadagnato la disponibilità di una donna a fare sesso - mi sembra davvero patetico e autolesionista il pensiero ottenere che la stessa persona ora sia arrivata a considere chi si comporta così giusto un pezzente che nulla ha contato per lei, se non come occasione per scrivere questo post.


Ma vale davvero la pena tanta finzione per qualche scopata in più?
Vale davvero la pena tanta finzione per l'illusione d'essere amati quando se ne poteva avere la condizione reale d'esserlo?
E ancora questa questione del potere, e di chi è più furbo, e di chi ce l'ha più lungo tra lui e lei - ecchennnoia!

Per me la vita e le relazioni umane sono decisamente molto di più di - e qualcosa di decisamente diverso da - una manciata di orgasmi qualunque e di piccole truffe per la sopravvivenza spicciola tra specchi rotti...


PS. Parlo di uomini-specchio in quanto, come etero, quelli guardo, ma non ho alcun dubbio che esista pure il fenomeno delle donne-specchio.

Commenti

Cri ha detto…
Parlando esclusivamente di me, posso dire che quelli che mi sono sembrati uomini a me simili si son rivelati, alla resa dei conti, sostanzialmente diversi. In parte perché loro avevano finto di assomigliarmi, alcuni dei quali perché psicopatici che più che fingere tendevano a imitarmi, riempiendo il loro vuoto interiore delle mie risonanze e rimandandomele indietro come loro reazioni, quando invece erano solo echi di me stessa; in parte per mie proiezioni di me stessa su loro, illusioni che mi hanno cagionato malessere non solo nel momento in cui si sono infrante, ma anche lungo tutta la durata della relazione per tutte le volte in cui non erano esattamente sovrapponibili alla percezione della realtà che mi stavano, gli ometti, mostrando. Ora penso che si possa incontrare un'altra persona solo nella sua diversità, nei suoi contorni che me la differenziano... E quando sento parlare di "anima gemella" rabbrividisco :D