Tra due muri








Poche settimane orsono un amico mi riportava l'osservazione di uno scrittore - purtroppo non ricordo più chi sia - che ha definito noi nati tra gli anni '60 e '70 come prigionieri tra due muri, le cui cadute avevano avuto effetti opposti: quella del muro di Berlino, infatti, portò entusiasmo, sorrisi, energia, speranza - finalmente la libera circolazione di persone che si riabbracciavano dopo decenni di separazione! - mentre quella delle Torri Gemelle fu l'annientamento più feroce di tutto quello attraverso l'instaurarsi di un regime di violenza istituzionale, di sospetto e di controllo.

E noi, che ci affacciavamo all'inizio della vita adulta col primo evento, venimmo silenziati brutalmente e repentinamente in conseguenza del secondo. Di lì arrancammo nei decenni successivi, con lo smarrimento e la morte nel cuore, nel cercare alternative alla disperazione che avevamo dentro - perché accadimenti del genere equivalgono a tagliare il fusto delle viti mentre queste hanno appena portato a maturazione grappoli d'uva polposi e succosi.
Continuo a pensare che la nostra fortuna fu l'essere stati eredi, nel frattempo, di esperienze comunitarie hippy da una parte e low-cost/DIY punk dall'altra - così che ci siamo 'salvati' e siamo in qualche modo sopravvissuti, sia dal punto di vista economico, sia da quello esistenziale, sia ancora da quello espressivo.

Ma l'immaginazione, i sogni, la fiducia e infine anche il pensiero di poter raggiungere un qualche risultato a noi caro se solo ci fossimo impegnati e avessimo lavorato seriamente - beh, tutto questo non c'è più stato: lo sfacelo è sotto i nostri occhi.
Ciononostante sappiamo che in qualche modo continueremo a vivere - ormai lo facciamo da tempo - pur nella precarietà, in vite senza figli, attenti a non fare passi più lunghi di quelli che ci possiamo permettere e trovando soddisfazione e qualità nelle nostre relazioni, in scambi, baratti, condivisioni.
Una vita giocata per forza di cose e nostro malgrado in difesa, con piccole uscite d'azzardo delle quali vanno comunque calcolate in anticipo tutte le possibili conseguenze.

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Ecco: anche no. Io vorrei proprio 'rilanciare' e sfondare questo dannato secondo muro che s'è eretto a separazione, sospetto, prigione per tutti noi. Non può essere che l'unico nostro possibile destino quello di ripiegarci su noi stessi e difendere il nostro corpo e la nostra anima dalla violenza - istituzionale, politica, economica, verbale, comportamentale - che ormai ci circonda.

La vita non si può sprecare nella paura costante, e nel difendersi dall'esterno.
Io quel muro vorrei buttarlo giù e trovare modi potenti per far ripartire l'immaginazione.

Commenti

OrsaBIpolare ha detto…
Vado a prendere un piccone.
Ma non garantisco sulla finalità dell'uso ;-)
Minerva ha detto…
Adoro il modo in cui reagisci analogamente a me - ovvero con posizioni e pareri 'sfumati' :-)
Il Mondo Capovolto ha detto…
Mi è venuto in mente Jack Nicholson in Shining mentre spacca la porta con l'ascia! Ecco vorrei qualcosa di simile, magari con un po' meno violenza :D