Romanticismo, corteggiamenti e cose losche







Nella mia recente esperienza madrilena, sono rimasta profondamente sconcertata dalle modalità di conoscenza ed entrata in relazione con potenziali nuovi amanti. Nel confronto tra le pratiche che vedo attuate in Italia e quelle appunto iberiche, ho verificato che noi siamo molto più insicuri e bloccati - di certo perché diamo un peso maggiore alla potenziale accettazione o rifiuto della nostra proposta di noi stessi e la investiamo del carico di conferma o smentita del nostro medesimo valore, e della nostra identità come persone. Là invece no: al rifiuto di una/uno, ci si gira dall'altra parte e si rivolge la stessa proposta a un'altra persona finché magari non si ottiene un "sì".

Sinceramente, nella mia sensibilità, vedo tale agire come brutale, o forse come risultato di una disperata necessità di soddisfare bisogni che non sento parimenti così urgenti o staccati da una persona specifica che coinvolge già altre parti di me (il cuore, o la mente, o entrambi). E mi urta.

Però, al tempo stesso, mi rendo conto che quella componente ineluttabile all'inizio di un nuovo rapporto, ovvero quella dell'autonarrazione - al fine di favorire il riscontro di 'analoghe esperienze di vita' in qualche fase di questa - che crea il contesto di complicità e sicurezza sul quale poi si gioca la relazione anche fisica, che una volta vedevo come reciproco corteggiamento romantico piacevolissimo, ora come ora comincia ad annoiarmi ed essermi faticosa.

In sintesi: non ho più voglia di parlare di me o di ascoltare l'altro come premessa alla relazione anche solo sessuale - anzi, soprattutto se sento esclusivamente un'attrazione sessuale, chiaramente legata a una qualche complicità di mente e/o di vita altrimenti non sento comunque attrazione fisica.
C'è pure da dire che non vado mai con completi sconosciuti, bensì sempre con persone incontrate attraverso conoscenti comuni legati dalle medesime passioni/interessi o frequentazioni storiche di ambienti e contesti. Però in qualche modo voglio sempre più vivere concretamente la mia vita - ed eventualmente farla conoscere per esperienza diretta a un'altra persona - piuttosto che parlargliene o parlarle del passato.

"Tutta quella parte lì all'inizio la eliminerei" - dice lui.
"Quale parte? Il corteggiamento?".
"Sì, io quella parte lì la eliminerei".
"Dici il dover passare un tot di tempo a conoscervi, parlarvi, girarvi intorno per vedere se ci state?"
"Sì, cioè no, cioè sì: quella parte lì che ci si dice 'come ti chiami?' e 'cosa fai nella vita?'. Ecco: tutta roba inutile, io la eliminerei".

Comincio a pensarla pure io così. Beh, forse non al punto dell'eliminare anche il "come ti chiami?" :-D
E voi, come la vedete?

Commenti

Unknown ha detto…
accidenti, minerva mia, che bomba hai lanciato! (tanto per cambiare :) )

comunque ci provo, anche correndo il rischio di un OT clamoroso.

io sto in mezzo, per ora. mi godo il sesso e le narrazioni reciproche, le risate, insomma l'esplorazione dell'altro, che conosco da anni, ma che solo da poche settimane frequento...ehm...assiduamente e con gran soddisfazione.
e qui torna utile quello che scrivi tu: "non vado mai con completi sconosciuti, bensì sempre con persone incontrate attraverso conoscenti comuni legati dalle medesime passioni/interessi o frequentazioni storiche di ambienti e contesti"

sì, forse è un modo per "girarsi intorno" che però non vedo incompatibile con il "voler vivere concretamente la mia vita ed eventualmente farla conoscere per esperienza diretta a un'altra persona"

quello che non c'è, e non voglio che ci sia, è tutta la parte deleteria delle pretese di appartenenza, di 'doveri', di gelosie e reciproche rotturine di balle.
là dove l'altro è davvero meravigliosamente 'altro' e tale deve rimanere. e per ora credo di aver avuto l'immensa fortuna di incontrare finalmente un uomo che la pensa come me.

ma sono ancora e sempre a metà del guado, meno male :)
chissà se tra un po' mi verrà la tentazione di eliminare il "come ti chiami?"

ps: come sarebbe meglio parlare dal vivo. mi piace scrivere, ma inizio a non tollerare più tanto l'assenza del para verbale e del non verbale.

sempre più felice di averti incontrata.
Gio ha detto…
Perche' negare alle mia amanti il dono di quel bel miracolo che e' la mia esistenza :D?
Perche' non cercare, magari dopo il secondo o terzo orgasmo per carita' :D, di saggiare quell'intimita' ulteriore che certe donne hanno?

Io do tutto, io prendo tutto ... anche perche' non so dividere quasi nulla.
Cri ha detto…
Esistono persone per le quali provo curiosità carnale: di norma, però, sono anche per me amici (e non necessariamente solo di genere maschile), individui conosciuti che sento in empatia con me, dalle quali promanano vibrazioni piacevoli e "buone" che mi stanano, non facendomi scattare il solito impulso alla chiusura dei miei "canali di accesso". Questo perché, di là della mia apparente estroversione, e degli slanci spontanei che la mia natura esplosiva mi induce, io sono una persona molto restia al contatto, poco disinvolta, molto attenta, molto concentrata. Per me toccare una persona - sfiorarle la nuca o una mano, abbracciarla, farle una carezza o riceverla da lei - è qualcosa di profondamente forte, coinvolgente, emozionante, e forse per questo l'idea di farne esperienza non di rado mi turba, perché la vivo con intensità ancestrale, totalizzante. La mia ambivalenza -desiderio e repulsione - verso la circostanza è tale che raramente riesco ad abbandonarmi: ma quando lo faccio è una gioia e un sollievo, e quel momento di unione dei nostri due confini mi si imprime addosso irreversibilmente, sento che mi apporta un surplus che mi arricchisce e mi modifica nel profondo :)
Unknown ha detto…
ma quant'è bello questo blog!