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Le Corbusier e la loi du méandre

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Prima di realizzare un progetto per un palazzo o interi quartieri, Le Corbusier era solito sorvolare lo spazio in cui questi avrebbero avuto sede al fine di prendere coscienza del territorio naturale di quei luoghi. Guardandolo dall'alto, tracciava una serie di schizzi preliminari di alture ed avallamenti, delle piante e dei fiumi, dal momento che la sua architettura - sebbene articolata secondo moduli ricorrenti e basata su un numero esiguo ma imprescindibile di premesse teoriche ch'egli aveva elaborato nel tempo - affermava l'insensatezza del progettare se non a partire dal contesto locale in cui l'opera sarebbe stata realizzata: ché, di fatto, "se si tiene in considerazione l'effetto di un'opera architettonica nello spazio, l'esterno è sempre un interno". Nell'ottobre del 1929, mentre sta sorvolando fiumi e foreste del Sud America, scopre quello che chiamerà "il commovente teorema dell'ansa": "L'ansa che risulta da...

Io *non* cammino in fila indiana (a commento del post precedente)

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E a tutti coloro che non sono 'guerrieri' nel senso perverso cui ci esorta la campagna vergognosa dell'Enel, ovvero come schiavetti di padroni che ci succhiano l'esistenza e vogliono ancora convincerci di non essere numeri in fila, dedico il seguente monologo di Ascanio Celestini. Io non cammino in fila indiana, e vi invito parimenti a rompere le righe!