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Visualizzazione dei post da marzo, 2014

Bulimica di vita /4

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  Che tristezza chi sempre piu' mi critica perche' sostiene che io sia 'fastidiosa' nella mia periodica sofferenza, e che dovrei limitarmi in questa e nella sua espressione perche' sarebbe da maleducati mostrarla. Marilyn aveva commentato l'unica cosa commentabile in merito, e io sono con lei. Quindi eccoci qui con la periodica giostra bulimica di esperienze appassionate e felici che ho vissuto in queste settimane! Che arrivino, da queste mie, intense ispirazioni anche a voi per le vostre vite! :-) Cucina greca, la Ruhr e le miniere di carbone, musei d'antropologia, Das neue Deutschland – von Migration und Vielfalt , crociera 'low-cost' (= traghetti del trasporto urbano) sull'Elba, Hamburg, camminate infinite, Benvenuti al sud , luna park, ukulele e kalimba, couchsurfing, braccialetti bulgari, weissbier, Blick ins Paradies , mostre fotografiche sui Circassi , statue minkisi , cucina spagnola, depositi e societa' marittime dei

Quelle perline di vetro che attraversavano il mondo...

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Sto visitando un museo d'antropologia ogni due giorni, con una media di sei ore e 200 fotografie in ciascuno (non sono normale, lo so). E tra appunti, ostelli, e incontri in ogni luogo con amici deliziosi non ho materialmente tempo di scrivere. Ma stamane Cinciarella m'ha quasi estorto questo piccolo post per parlarvi d'una cosa che m'ha sempre incantato e ch'e' praticamente sconosciuta. In sintesi, volevo solo rendervi edotti del fatto che le perline di vetro - proprio quelle che associamo alla cultura materiale dei nativi americani (tra i quali Navajo, Sioux, Lakota) e che consideriamo senza ombra di dubbio distintive della loro cultura - non sono di produzione autoctona, ne' di introduzione culturale recente, ma frutto degli scambi nativi-europei gia' dal XVI secolo . Incredibile, nevvero? :-) Essi davano beni del territorio ai commercianti europei che si spingevano sin nelle loro terre, e ne ricavavano in cambio perline prodotte in mani

La casa che suona con la pioggia

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Ospite da una coppia di Dresda nella Neustadt, lei mi manda a fare una passeggiata nell'attesa di liberarsi dal lavoro, e mi segna sulla mappa le cose da vedere. Tra queste un cortile - o meglio un passaggio - tra due vie dove si trovano laboratori artistici e negozietti d'artigianato e gioielleria . E io vado, mentre il sole sta piano tramontando, sempre in attesa curiosa di lasciarmi incantare. Entro nel cortile, e comincio a guardare i laboratori. Mentre passeggio, mi rendo conto d'essere dentro l'inquadratura di due rubiconde anziane tedesche. Istintivamente mi faccio da parte, e mi giro per vedere cosa stiano fotografando. E vedo questa: Avevo visto parecchie immagini della Casa che suona con la pioggia , opera di un pazzo architetto con un grande senso dell'ironia e anche della bellezza, perche' e' geniale e meravigliosa l'idea di sfruttare un evento naturale per creare musica che riempia i cuori di tutti coloro che l'ascolterann

Così, senza ragione (la bellezza stralunata della nostra umanità)

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Fatemi una colletta, un benefit, un crowdfunding - fate qualsiasi cosa! - ma aiutatemi a mettere insieme quanto mi serve per comprare una kalimba (o m'bira che dir si voglia) affinché quando mi ritroverò in situazioni meravigliose come questa - in cui l'umanità si disvela in tutta la sua folle e gratuita bellezza - possa mettermi lì a strimpellare con loro!!! :-D

Superare l'imbarazzo dello stare al mondo

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"L'imbarazzo dello stare al mondo": da settimane mi gira nella mente questa espressione, da La grande bellezza , perché in effetti la sensazione che provo più frequentemente quando mi chiedo quale senso abbia la vita (sì, ok, non biasimatemi: periodicamente io torno a farmi queste domande stupide, inutili e prive di soluzione...) è questa. Io mi sento in imbarazzo: mi sento in imbarazzo a respirare, parlare, andare in giro. E non è un caso che - tra le tante altre ragioni - il lavoro che mi sono scelta era anche quello che mi premetteva di 'far finta di partecipare alle vite altrui' mentre in realtà le osservavo come quello che va alle feste, ma poi rimane tutta la sera appoggiato al muro col suo bicchiere in mano a guardare gli altri che ballano, si abbracciano ecc. Mi sento in imbarazzo a sapere che un giorno morirò, e che non so né se né quanto avrò fatto di buono nella vita - ché non c'è una misura per capire se fai bene o male - e provo imbar