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Visualizzazione dei post da settembre, 2014

Desiderio e concatenamenti

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DESIDERIO desiderio s. m. [dal lat. desiderium, der. di desiderare, “desiderare”]. Definizione comune. Sentimento intenso che spinge a cercare il possesso, il conseguimento o l’attuazione di quanto possa appagare un proprio bisogno fisico o spirituale. La parola “desiderio” ha un'etimologia che è un'esplosione di intensità, luce, e corrispondenza di materia e spirito come non ve ne sono di eguali! Essa significa “che discende [de] dal cielo stellato [sidus ,-eris]”, dove a sua volta quest'ultimo termine già sottintendeva l'idea di “relazionarsi al divino” che si esprimeva nella radice indoeuropea sid – ovvero “legarsi [si] alla luce [d]”. La ricerca di congiungimento con il cielo stellato – sede della divinità vedica più antica, Váruṇa – è espressa nella consonante indoeuropea s, che nella lingua inglese dà origine a wish (“desiderare”). Riuscite a immaginare un flusso d'energia più sensuale? Nella concezione del deside

Le luci di Madrid [racconto]

Su accorata insistenza di quegli amici cari che l'hanno letto e che insistono con parole intense, profonde e meravigliose che lo faccia, rendo pubblico un racconto che è ancora una ferita aperta per me e per chi me l'ha ispirato. Con la consapevolezza che comunque nella vita tutto scorre , e che anche rapporti come questi un giorno diventeranno immagini evanescenti di quella 'nostalgia della bellezza' che chiamiamo malinconia . Buona lettura. Le luci di Madrid   “mi ritrovo sempre confuso e impegolato a correre da una stella cadente all’altra finché non precipito.” – Jack Kerouac Mi prendesti per mano all'istante, al primo scossone, sapendo che sono inquieta quando non guido io (ma un aereo no, non lo so proprio pilotare: devo per forza fare un atto di fiducia nei confronti del pilota e della compagnia). E di lì sentii subito che non me ne importava più nulla di ciò che sarebbe capitato – a me, a te, a noi, a quell'aereo e a quel vol

Una sola frase sintetizza tutto

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Ornamenti ed eros ;-)

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"Non ti togliere i braccialetti, ché il rumore che fanno è ipnotico..." - mi disse. Il corpo femminile nudo lo trovo ben più sensuale se ornato di bracciali, collane, cavigliere. E voi? ;-)

Paure irrazionali...

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[ogni tanto il mio ormone gagliardo mi prende in giro costruendo 'ste scemenze...]

Avishai Cohen, Israele, la musica e il cambiamento (magari non violento: grazie)

L'altra sera sono stata al concerto d'un jazzista che mi piace molto, Avishai Cohen , di fatto cittadino di quel paese sciagurato che è Israele. Fuori dal teatro che l'ospitava, un presidio di sostenitori della Palestina invitava civilmente il pubblico a prendere coscienza del massacro (perché quello è) dei palestinesi in atto. Ora: che costoro fossero specifici sostenitori di quel paese o meno, personalmente ritengo che quando c'è un massacro in atto poco importa chi ne sia la vittima. E' il massacro di vite umane - di qualsiasi età, luogo, origine, cultura, religione - che ritengo inaccettabile in sé. Ciò detto, le reazioni del pubblico sono state diverse, e - accanto a coloro che avevano piacere di ascoltare il concerto, ma erano anche ben coscienti della situazione - vi è stato chi, ottusamente, ha giustificato e avallato ciò che sta accadendo (e questo è così tragico che davvero ti pone interrogativi sui limiti della non violenza). Ma vi era anche ch

Al mio fianco no, ma...

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Io: "No, con te non ci tornerei. Non ti amo più, e anzi: mi stai pure un bel po' sull'anima. Non ti stimo, non credo che potrò più imparare nulla da te, e soprattutto non ti ritengo più degno di condividere con me nulla - anche perché quando si tira a condividere qualcosa di mio ho sempre la sensazione che in realtà mi si stia derubando di qualcosa che mi godrei di più da sola, quindi è cosa che concedo col lanternino...". Lui: "Mi odi proprio". Io: "No, per nulla. Proprio non ti calcolo più, sentimentalmente mi sei indifferente. Invece tu brameresti d'essere in qualche modo di nuovo esposto a me, alla mia immaginazione, alla mia energia, ai miei racconti, altrimenti non mi avresti cercato". Lui: "Sei l'interlocutrice più interessante che conosca, sì, mi piacerebbe riallacciare in qualche modo i rapporti". Io: "Ecco, e invece no, io invece ti penso come una perdita di tempo ed energie. Qualcuno che non mi dar

Hai mangiato?

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Alcuni giorno orsono ho dato ospitalità a un giovane viaggiatore olandese, che mi ha raggiunto intorno all'ora di cena. Mentre si preparava la stessa ci siamo messi a chiacchierare e bere vino, e gli ho raccontato che - alcuni mesi orsono - girava in Italia la battuta su quanto le intercettazioni telefoniche rappresentassero ragione di perplessità e sospetti di linguaggio in codice presso i servizi segreti americani (che le avevano illegalmente messe in atto) in quanto la prima o la seconda domanda, specie tra parenti, era sempre "Hai mangiato?". Non trovate che tal battuta sia deliziosa? :-) Perché è vero: qui da noi si dà un'importanza fondamentale all'atto di mangiare, così come a ciò che si mangia. Possiamo essere dei poveracci in qualsiasi senso, degli ignoranti e degi incompetenti, ma qualsiasi italiano sarà sempre sospettoso per ciò che gli viene proposto al ristorante, leggerà sempre le etichette per capire da dove arrivi un prodotto e c

Personalità multiple e risparmio energetico

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Riflettevo ultimamente su questa questione della monogamia, rispetto alla quale non ho - come anche per molte altre cose - una posizione definitiva. Ovvero, se rilevo una certa comodità nel pensiero della certezza della presenza di qualcuno a fianco con cui stare bene, essere felice, condividere un'esistenza interessante e appassionante, sono anche ben consapevole che gli esseri umani - e io in particolare - vengono spesso distratti dal passaggio di farfalline, che a volte li portano lontani da qualla persona cui fino al momento prima dedicavano tutto il loro amore, oppure s'annoiano proprio, per cui una persona sola non basta loro. D'altro canto, però, che fatica tutta questa storia dei poliamori! A gestirla, a spiegarsi, a convincere gli altri della giustezza del proprio agire, a vederli comunque spesso intristiti perché il desiderio (altrui) della certezza di una persona con cui stare bene è cosa diversa dal desiderio di possesso di quella (cosa senza dubbio

"Ogni uomo è un artista", già lo diceva Joseph Beuys

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"Qui nessuno lavora più, tutti fanno qualcosa di artistico" - ho sentito nuovamente qualche giorno fa questa frase pronunciata dalla voce lenta e depressa del Cheyenne di This must be the place . E ho avuto nuovamente una crisi di rigetto. Perché io non conosco le condizioni in cui viene pronunciata nel film, ma sempre più - essendo circondata da 'artisti' (o sedicenti tali) - questi operano una distinzione tra sé e il resto del mondo per cui veramente pronuncerebbero tali parole con il più truce e offensivo snobismo nei confronti altrui. Convinti della giustezza, plausibilità e assolutezza di tale affermazione e distinzione. La quale si porta dietro - sempre - ragioni di ordine economico: gli artisti hanno diritto a venire pagati per l'esercizio della loro arte - in quanto nel loro caso è lavoro - dal resto della società, la quale, invece, se ha piacere di esprimersi in qualche modo sarà sempre relegata all'esercizio della pratica artistica