Esondare per non esplodere
"Anche tu la senti arrivare?". "Sì". Andrea mi guardava pacato e pensieroso. "E come?". "Cominciano ad arrivare come dei segnali le settimane prima. Sai, tutti quei pensieri realistici che normalmente ti impedisci. Cominciano a imporsi. Frasi brevi, lapidarie, chiare. Vere. Assolute. Si impongono nella mente e negli occhi. Fanno il vuoto intorno". "Sì, è così anche per me. Quando cominciano so che ho tempo una settimana per correre ai ripari". Ovvero entrare di nuovo nella periodica routine di psicofarmaci per impedire l'esplosione autodistruttiva della crisi. Io invece non faccio nulla. O meglio, qualcosa faccio e non è proprio una cosa da poco: l'anima si carica, come un fiume man mano ingrossato da piogge continue, fino al punto in cui comincia a esondare e fluisce in piena travolgendo canali e campi, distruggendo ponti, erodendo argini e - dopo aver percorso così vallate e pianure - si placa. In realtà,