Si fa sempre un gran parlare dei “giovani d’oggi”, dei “giovani d’oggi” di tutti i tempi, e lo si fa di solito da adulti, dimenticandosi di esserlo stati. Ho la fortuna di svolgere un lavoro che mi porta a contatto con i contemporanei “giovani d’oggi”, adolescenti… particolarmente adolescenti! :-) Insegno in corsi destinati alla formazione professionale, frequentati da ragazzi la cui vita è precocemente segnata da prove difficili e dolorose, da condizioni esistenziali precarie (alcuni di essi vivono in casa-famiglia), da universi emozionali tormentati e violenti, da vuoti culturali; chiedono amore, carezze, le loro anime, anime sperdute e vaganti in una confusione di pensieri contrastanti, sbattono, di qua e di là, si dimenano, parlano e vestono i simboli di questa società, per non sentirsi ulteriormente alieni, chiusi nel ghetto. Considero un enorme privilegio potermi nutrire delle loro vite, sia quando mi offrono volontariamente le loro lacrime, che quando un apparente distacco